In vista del Comitato Esecutivo della Bce che si riunirà il prossimo 10 giugno, le comunicazioni della Lagarde e degli altri esponenti non sembrano prospettare ampi cambiamenti nelle condizioni di finanziamento
da del 04/06/2021 17:24
di Rossella Savojardo
L’attenzione dei mercati europei e dei loro investitori è rivolta tutta al 10 giugno. È attesa per il prossimo giovedì infatti la riunione del Comitato Direttivo della Banca Centrale Europea che dovrebbero indicare le prossime mosse sulla politica monetaria da perseguire nei prossimi mesi in vista della ripresa economica post pandemia.
Le recenti comunicazioni della Presidente Christine Lagarde e di alcuni dei suoi colleghi sembrano suggerire che la Banca Centrale intenda mantenere le condizioni di finanziamento accomodanti, date anche le prospettive economiche ancora molto incerte e lo stallo sull’inflazione a medio termine. Secondo gli analisti di Barclays anche “una leggera riduzione del ritmo degli acquisti potrebbero essere interpretati dal mercato come tapering e potrebbero compromettere il risultato delle recenti comunicazioni più accomodanti sull’andamento delle condizioni di finanziamento”.
Così il broker crede che la Banca Centrale Europea prenderà le distanze dalle altre Banche Centrali del G10 e ancora di più dalla Fed. Nel dettaglio le prospettive vedono il Comitato Esecutivo rivedere la crescita del pil reale marginalmente più bassa per l’anno in corso (non più di 20 punti base) e in rialzo sia per il 2022 (30-50 punti base a 4,4%-4,6%) che per il 2023 (20- 30 punti base a 2,3-2,4%). Le revisioni al rialzo per la crescita del 2022 e del 2023 dovrebbero essere trainate principalmente dalla ripresa del secondo semestre del 2021 e dalle revisioni delle ipotesi di politica di bilancio degli Stati Uniti e dell’area dell’euro.
Secondo gli esperti è inoltre probabile che la Bce riveda al rialzo la proiezione generale sull’inflazione per il 2021 (dall’1,5% all’1,7-1,8%), tenendo conto dell‘inflazione più forte del previsto nei mesi di aprile e maggio e dell’impatto dei vincoli sul lato dell’offerta sui prezzi. Non si prevedono invece significativi cambiamenti per le proiezioni sull’inflazione del 2022 e 2023.
“Non possiamo escludere che un sensibile miglioramento delle prospettive di crescita e il percorso dell’inflazione a breve termine possa innescare una certa stretta delle condizioni finanziarie nel periodo immediatamente successivo alla riunione“, sottolineano gli analisti, che concludono: “è anche possibile che la Bce stabilisca il ritmo degli acquisti del terzo trimestre del Pepp ad un livello leggermente inferiore a quello del secondo, ma il rischio è basso”.