da Pubblicato il: 29/09/2020 09:21
Le mani della camorra sui ristoranti del centro di Roma. Sono 13 gli arrestati nelle province di Roma e Napoli dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma, coadiuvati dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
Otto sono finiti in carcere e cinque ai domiciliari, indagati a vario titolo per i reati di estorsione e fittizia intestazione di beni, con l’aggravante dal metodo mafioso, nonché esercizio abusivo di attività creditizia. Tra gli arrestati anche Angelo e Luigi Moccia, a capo dell’omonimo clan camorristico.
Dal Pantheon a Fontana de’ Trevi, passando per via dei Coronari, Castel Sant’Angelo, Piazza Navona e Trastevere, sono 14 i ristoranti sequestrati nell’operazione di oggi. I carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni, anche ai fini della confisca, di parte del patrimonio del clan, del valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ricostruito e individuato nel corso delle indagini.
Il provvedimento cautelare di oggi si basa sulle risultanze acquisite dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Via in Selci, nell’ambito dell’indagine sviluppata tra gennaio 2017 e ottobre 2018. Nel corso dell’indagine è stato accertato il reinvestimento di capitali illeciti nel campo della ristorazione romana da parte dello storico clan Moccia di Afragola.
Sono inoltre state documentate le fasi della richiesta estorsiva e della riscossione di 300.000 euro messa a segno da esponenti di spicco dell’organizzazione nei confronti di imprenditori inseriti nel settore della ristorazione, i quali avevano ottenuto dal Tribunale di Roma – Sezione Misure Patrimoniali – la gestione di quattro locali dislocati nel centro della Capitale tra Castel Sant’Angelo, Quirinale e Piazza Navona, oggetto di un precedente sequestro di prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano del settore, riconducibile al capoclan Angelo Moccia.
Gli investigatori hanno individuato una rete di imprenditori e faccendieri che, al fine di favorire il clan camorristico e di eludere le indagini patrimoniali, si intestavano fittiziamente società nel campo della ristorazione, beni mobili e immobili riconducibili ai componenti dell’organizzazione. Infine è stata accertata l’abusiva attività finanziaria svolta dagli esponenti apicali del clan Moccia tramite prestiti di ingenti somme di denaro contante in favore di tre imprenditori, uno dei quali figlio di un noto personaggio dello spettacolo.