da Pubblicato il: 29/07/2020 16:08
dall’inviata Assunta Cassiano
E’ arrivato in Procura a Perugia, accompagnato dai suoi difensori, per essere interrogato l’ex consigliere del Csm Luca Palamara dopo le nuove accuse che gli vengono mosse dai pm umbri. Palamara, già indagato per corruzione, ha ricevuto la scorsa settimana due avvisi di garanzia in relazione alle nuove contestazioni di corruzione in atti giudiziari e violazione del segreto istruttorio.
Secondo i magistrati di Perugia l’ex presidente dell’Anm avrebbe ricevuto tra il 2018 e l’aprile 2019 due maxiscooter dal titolare di Aureli Meccanica, socio, secondo quanto ricostruito nell’indagine, insieme all’ex pm del chiosco in Sardegna Kando Beach, e anche il pagamento di alcune multe elevate mentre utilizzava le moto. Utilità che secondo gli inquirenti sarebbero state concesse per il suo interessamento a un procedimento penale nei confronti della moglie e della madre del titolare della concessionaria.
A Palamara viene contestato un altro presunto episodio di corruzione perché avrebbe usufruito di soggiorni in un hotel a Capri sempre per un suo presunto interessamento a controversie legali che riguardavano il fratello del titolare della società a cui fa capo l’albergo.
L’altra nuova contestazione riguarda, invece, l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio insieme a Stefano Rocco Fava, ex pm a Roma ora in servizio a Latina. Come si legge nell’avviso a comparire ai due ex pm della capitale si contesta che “violando i doveri inerenti alla propria funzione, rivelavano a giornalisti dei quotidiani il Fatto Quotidiano e La Verità notizie di ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete”.
Il riferimento è alle rivelazioni riguardanti il fascicolo sull’avvocato Piero Amara. In particolare si contesta a Fava che, “con l’aiuto e l’istigazione” di Palamara, portava a conoscenza dei giornalisti alcune circostanze come quella che “Piero Amara era indagato per bancarotta e frode fiscale e che in relazione a tali reati Fava aveva disposto una misura cautelare nei suoi confronti e che in merito alla stessa non era stato apposto il visto”, inoltre “Fava aveva disposto una nuova misura per il delitto di autoriciclaggio e che anche in relazione a tale misura il procuratore della Repubblica (Giuseppe Pignatone ndr) non aveva apposto il visto”. Le nuove accuse sono contenute in due nuovi fascicoli rispetto all’inchiesta principale che è già stata chiusa.