Arriva il condono del governo Draghi. Che cancella anche crediti recuperabili e non risolve il problema del maxi magazzino fiscale
Le bozze del decreto Sostegni prevedono lo stralcio di tutte le cartelle fino a 5mila euro risalenti agli anni dal 2000 al 2015. L’ex ministro Visco: “Giusto fare pulizia in un arretrato da 1000 miliardi, ma vanno eliminati solo i carichi davvero inesigibili. Se passa questa versione l’avrà vinta Salvini”. Sullo sfondo la debacle della riscossione, che tra 2000 e 2019 ha permesso di incassare solo 133 miliardi su 1000, e le norme “paralizzanti” che impediscono all’Agenzia delle Entrate Riscossione di fare una valutazione preliminare sulla solvibilità del debitore
da di Chiara Brusini | 18 MARZO 2021
“Non è una pulizia del magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione dai crediti inesigibili, cosa assolutamente necessaria. Invece di affrontare quel problema il governo sta per fare un condono. La prova? La relazione tecnica prevede un miliardo di coperture“.
Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze che a fine anni Novanta creò le Agenzie Fiscali, non ha dubbi su come vada letta la cancellazione di 61 milioni di cartelle esattoriali fino a 5mila euro risalenti agli anni dal 2000 al 2015 prevista dalle bozze del Decreto Sostegni. Se fossero solo poste inesigibili, è il ragionamento, non servirebbe prevedere risorse (a carico di tutti i contribuenti onesti) per coprire il buco nei conti. Di condono per “evasori conclamati” si tratta, dunque. “E per giunta permanente perché stando alla bozza la cancellazione sarebbe poi automatica per ogni ruolo fermo da più di cinque anni. Se passa questa versione avranno vinto Salvini e la cultura anti tasse. Ma le tasse servono per pagare il welfare e i servizi”. In più non risolverebbe il problema, visto che i ruoli cancellati ammonterebbero in valore a meno del 10% del totale. L’alternativa? “Nuove norme per eliminare i ruoli davvero inesigibili. E un dibattito serio sul sistema fiscale: va incentrato sul contrasto all’evasione e su una riscossione che faccia paura, non che sia lì per bellezza”.
. Quel magazzino da 1000 miliardi – L’operazione è stata chiesta dalla Lega con il benestare del Movimento 5 Stelle, mentre Leu e il responsabile economico del Pd Emanuele Felice si sono opposti parlando appunto di condono, come i sindacati. E oggi sulla stessa posizione si sono schierati i Senatori M5s Primo Di Nicola e Gianluca Castaldi. Tutto parte da un problema oggettivo: il valore dei ruoli affidati all’ex Equitalia da Entrate, Istituti Previdenziali ed Enti locali tra 2000 e 2020 e non riscossi supera i 980 miliardi, più di quattro volte la cifra che dovrebbe arrivare in Italia a valere sul Recovery fund. Un record negativo che non ha uguali nel mondo occidentale. E di quei soldi, dovuti da 17,9 milioni di contribuenti, lo Stato non rivedrà quasi nulla: “Ormai esistono solo nominalmente”, ha ribadito in audizione il Direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Il 41% fa capo a nullatenenti, falliti o morti, un altro 45% è già stato oggetto di azioni cautelari o esecutive come il fermo della macchina o un pignoramento, senza risultato. Restano 17 miliardi già oggetto di rateizzazione e 74 aggredibili solo sulla carta, perché le azioni di recupero sono “inibite o limitate” da norme a tutela del contribuente come l’impignorabilità della prima casa.
In 20 anni recuperato solo il 13% del dovuto – Ma come si è formata quella montagna pari a più di metà del pil? E’ il risultato di un sistema inefficace che, sommato alla scarsa volontà politica, risulta inerme di fronte a quelli che la Corte dei Conti definisce “comportamenti evasivi di massa“: in vent’anni ha recuperato solo il 13% del dovuto (133 miliardi su 1000), con percentuali calanti negli anni come mostra il grafico sotto. E performance pessime soprattutto sulle cifre più alte: dagli intestatari di cartelle sopra i 100.000 euro se ne riscuotono mediamente 2.700. E dire che questa fascia – che non sarebbe oggetto del condono – da sola vale nel complesso oltre 620 miliardi, oltre il 60% del magazzino, e comprende pochi contribuenti “per i quali sarebbe possibile effettuare analisi approfondite“, come ha ribadito la Magistratura Contabile nell’ultima Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato. Rottamazioni e rateizzazioni degli ultimi anni non hanno migliorato la situazione, anzi: distolgono risorse dalla riscossione ordinaria e molti dopo la prima rata smettono di pagare.
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Vietato cancellare i crediti inesigibili – Fin qui la debacle della riscossione. Lo scoglio successivo è un Sistema di Norme “farraginoso e paralizzante“, spiega Visco, che impedisce di cancellare le cifre palesemente inesigibili. Regole risalenti a quando la riscossione era in mano ai privati prevedono che per ogni credito l’Agenzia delle Entrate Riscossione debba mettere in atto tutte le azioni ipotizzabili, a prescindere dall’ammontare del ruolo e dall’efficacia attesa. Non solo: i termini di presentazione delle comunicazioni di inesigibilità ai creditori sono stati prorogati molte volte rinviando di continuo lo svuotamento del magazzino. “Ma la soluzione è verificare attraverso i sistemi informatici quali posizioni solo inesigibili e stralciare quelle”, continua l’ex ministro, “e nel frattempo cambiare le norme prevedendo che la verifica di esigibilità si faccia subito, come avviene nelle Banche, e permettendo, come ci hanno chiesto l’Ocse e il Fondo monetario internazionale, di cancellare via via le cartelle su cui non c’è speranza. Fare tabula rasa di tutte quelle sotto una certa soglia, comprese quelle esigibili, è altra cosa: una sanatoria”. Esattamente il messaggio da non dare, visto che oggi “con l’intelligenza artificiale e i big data, Garante della Privacy permettendo, avremmo gli strumenti per eliminare l’evasione. Se non fosse che il paese è fatto di evasori, di formalismi giuridici”.
Italia viva ha chiesto lo stralcio nel merito – Dalle Entrate nessun commento ufficiale, in attesa del testo definitivo del Decreto Sostegni che salvo nuovi slittamenti dovrebbe vedere la luce venerdì. Ma era stato lo stesso numero uno dell’Agenzia Ruffini, in un’audizione dello scorso gennaio, a suggerire che i crediti potessero essere automaticamente cancellati dopo “3-5 anni” dall’affidamento, se i tentativi di recupero sono stati infruttuosi. Sul fronte politico, per ora l’unico partito che si sia detto a favore di una selezione nel merito, per cancellare solo la parte inesigibile e concentrarsi su quel che resta, è Italia Viva con i deputati Luigi Marattin, Sara Moretto e Massimo Ungaro. Mentre la Lega tifa per un innalzamento della soglia di stralcio da 5mila a 10mila euro per ogni singola cartella, cosa che porterebbe a far piazza pulita anche di debiti fiscali molto corposi.
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A dirlo è Massimo Romano, il primo Direttore dell’Agenzia delle Entrate. Le analisi della Corte dei Conti raccolte dal pm Di Vizio lo dimostrano. Le risorse umane dedicate agli accertamenti sono calate del 6% in 6 anni. Le indagini finanziarie per scovare chi dichiara poco ma ha un conto in banca florido sono crollate dell’85% in 4 anni. Le depenalizzazioni del Governo Renzi e la voluntary hanno garantito immunità. E l’evasione è arrivata a sottrarre allo Stato più di 110 miliardi l’anno
di Chiara Brusini | 4 OTTOBRE 2017
Zero. Neanche un contribuente “a rischio evasione” individuato dall’Agenzia delle Entrate, che pure da diversi anni ha a disposizione un archivio con le informazioni su flussi e saldi dei conti correnti degli italiani. E avrebbe dovuto usarle per scovare chi in banca ha molto più di quanto sarebbe giustificato dai redditi dichiarati. “Norma totalmente disattesa”, ha rilevato la Corte dei Conti in un rapporto diffuso a fine settembre, sottolineando il Ministero dell’Economia non ha mosso un dito per sollecitare l’Ente suo Vigilato a sfruttare quella “immensa mole” di dati. Ma il caso dell’Anagrafe Tributaria è solo la punta dell’iceberg: i rapporti dei magistrati contabili descrivono un sistema di riscossione che definire poco efficace è un eufemismo. E che negli ultimi anni è stato ulteriormente depotenziato: dal 2011 sono diminuite del 6,6% le risorse umane dedicate agli accertamenti e le indagini finanziarie delle Entrate sono calate dell 80%. Intanto tasse e contributi non versati sono arrivati a sottrarre alle casse dello Stato più di 110 miliardi di euro l’anno a fronte dei 581 miliardi di entrate 2016: l’equivalente di cinque manovre finanziarie e poco meno del costo annuale della Sanità Pubblica. “C’è un problema di ingegneria del sistema: con 300mila accertamenti ordinari l’anno, il rischio è talmente basso che per un autonomo è razionale evadere”, sintetizza Massimo Romano, che dal 2001 al 2002 è stato il Primo Direttore della (allora neonata) Agenzia delle Entrate e l’ha guidata di nuovo dal 2006 al 2008.