DECRETO CESSIONI CREDITI/ Avvio tavoli tra mineconomia e categorie su soluzioni.
Dello stock di 105,5 mld, rilevato al 31 dicembre 2022, giacente nei cassetti fiscali di imprese e contribuenti, solo 6,6 mld ha trovato la strada della compensazione, gli altri rappresentano la bomba a orologeria del pregresso da disinnescare.
da del 18/02/2023
Cento miliardi di crediti fiscali incagliati. Dello stock di 105,5 mld, rilevato al 31 dicembre 2022, giacente nei cassetti fiscali di imprese e contribuenti, solo 6,6 mld ha trovato la strada della compensazione, gli altri rappresentano la bomba a orologeria del pregresso da disinnescare e anche in tempi stretti. Questi sono i volumi dei crediti edilizi (Superbonus, bonus facciate, ristrutturazioni ecobonus), indicati anche dal Dipartimento delle Finanze in audizioni al Senato, che ancora si potranno cedere, in base alla lettura del Decreto Legge n. 11/2023.
Prove forti
Il provvedimento fa salva la giacenza esistente e per i lavori futuri concede delle corsie di cessione purché vi siano prove documentali (si veda altro articolo a pagina 24). Una prima versione metteva fuorigioco le cessioni anche per tutte le altre tipologie di crediti non legati all’edilizia, dall’Ace ai coltelli per i cuochi. Nella versione pubblicata giovedì sera in Gazzetta questa stretta nella stretta è scomparsa. Da ieri comunque l’unico sconto fiscale ammesso dal 100% alle ristrutturazioni ordinarie è la detrazione di imposta, che però risulta impraticabile per chi non ha capienza fiscale.
Passato nebuloso
La soluzione per il pregresso di là da venire. Per il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si dovranno avviare tavoli tecnici con gli operatori. L’auspicio-intenzione dei tecnici di via XX Settembre è che avendo alleggerito il macigno della responsabilità solidale tra cedente e cessionario (ovvero le banche) in caso di sequestri e rilievi su eventuali frodi, gli Istituti di Credito ricomincino a cedere crediti nei perimetri delle loro società, liberando spazio per successivi acquisti dalle imprese. Ieri, in una nota congiunta Abi e Ance, sono tornate a spolverare la loro proposta di aiutare il consumo delle giacenze attraverso il versamento di una quota di F24 attraverso i crediti. Ipotesi che lascia freddo il Ministero dell’Economia. Ma alternative non sembrano esserci.
Enti locali fuorigioco
Il Decreto mette fuorigioco la possibilità di acquisto dei crediti da parte degli Enti Locali. Possibile che nei tavoli si ragioni su linee guida comuni che finiranno in un nuovo decreto di riscrittura delle agevolazioni edilizie, accanto all’abbassamento della percentuale di sconto fiscale sui lavori.
Doppia emergenza
Il blitz di giovedì sera è stato dettato, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, da due emergenze. Intanto Istat deve chiudere entro fine marzo i conti sul Bilancio dello Stato e deve dunque avere i dati sia per il pregresso sia per la gestione futura. Eurostat con la sua audizione in Senato (si veda ItaliaOggi del 15/2/23) ha messo un punto fermo sui criteri di classificazione dei crediti fiscali come superbonus e bonus edilizi: sono deficit e pertanto vanno calcolati non sugli anni entro i quali manifestano i loro effetti ma per intero, dal momento in cui nascono.
Il secondo problema è il possibile livello di tossicità delle giacenze. La Guardia di finanza continua a far emergere frodi sui crediti e andrà avanti nel lavoro nei prossimi 5-6 anni. Lo scenario infine è ancora di più aggravato dalle cessioni super svalutate (si veda ItaliaOggi dell’ 11/2/23): oggi semmai una banca è disposta a completare procedure di cessioni crediti su lavori avviati negli anni passati acquista l’originario credito 110 a 82, svalutandolo del 28%.