Dopo la testimonianza della hostess che ha raccontato dei comportamenti vessatori da parte del manager, continuano a emergere nuovi dettagli. Il Pd: “L’azienda mostri le carte dell’inchiesta”.
Video all’interno della sede centrale di Acea spa
di Marina de Ghantuz Cubbe
Dopo la testimonianza della hostess che a Repubblica ha raccontato dei comportamenti vessatori da parte dell’amministratore delegato Fabrizio Palermo, continuano a emergere nuovi dettagli da parte delle lavoratrici addette all’accoglienza in Acea. “Spesso – racconta una di loro – in tarda mattinata, l’ad vuole una mela. Ma la vuole sbucciata. Da noi hostess. Bisogna portargliela in un piattino con il coltello accanto per tagliarla”.
La lavoratrice racconta anche che tra “le fissazioni che Palermo ha e che lo portano a trattarci come serve c’è anche quella del tè. Una volta si è soffermato nel cucinotto all’ottavo piano – una saletta in cui le hostess preparano cibo e bevande ndr – e ha voluto assistere alla preparazione di un tè destinato a lui. Quando ha visto che la tazza con l’acqua veniva messa nel forno a microonde si è infuriato, vuole che l’acqua venga scaldata solo con il bollitore”.
Non è tutto: sempre rimanendo in campo culinario, “Palermo ha anche chiamato una società per far fare un corso di formazione su come servire a tavola e di cucina. Il corso è durato due giorni e poi sono stati anche fatti comprare piatti, bicchieri e posate nuove”.
Così, dopo il racconto della lavoratrice sulle crisi di pianto, sulla preferenza per le ragazze giovani, dopo il video in cui si vede il campanellino utilizzato per chiamare le lavoratrici, si aggiungono nuovi elementi di un quadro che inquieta la politica. Per l‘Ethic officer di Acea le accuse apparse in una lettera anonima e arrivata il 4 gennaio alla Presidente Michaela Castelli sono infondate, ma la lavoratrice intervistata ieri ha denunciato il fatto che “nessuna hostess è stata chiamata a testimoniare” e dunque non si capacita di come sia stato portato avanti l’audit interno.
A Palazzo Senatorio c’è agitazione e se la Presidente della Commissione Pari opportunità Michela Cicculli ha già detto di voler andare in fondo alla questione che sta travolgendo la multiutility partecipata al 51% da Roma Capitale, adesso anche Yuri Trombetti, Antonio Stampete e Carla Fermariello (rispettivamente Presidenti della Commissione Patrimonio, Lavori Pubblici e Scuola), vogliono trasparenza.
“A fronte del susseguirsi da ben due giorni da parte di organi di stampa di gravi notizie rispetto a presunte condotte improprie rilevate all’interno di Acea, prendiamo atto della smentita pervenuta da parte dell’azienda. Tuttavia – proseguono i consiglieri – al fine di fugare ogni ombra e di garantire la effettiva regolarità delle condotte già confermata da Acea, sarà nostra cura richiedere all’azienda l’incartamento completo dell’audit interno e di convocare dinanzi alle commissioni consiliari competenti i soggetti apicali coinvolti, al fine di poter dar modo a tutti di chiarire quanto accaduto. Riteniamo sia interesse precipuo dell’amministrazione assicurare ai cittadini la massima trasparenza dell’operato all’interno delle partecipate del Comune di Roma”.
Anche Mauro Cordova, persona stimata in Campidoglio per la sua attività con l’Associazione dei vigili urbani Arvu e Presidente dell’Associazione Urbe Capitolium che difende i lavoratori delle partecipate, ha chiesto un incontro urgente al Sindaco Roberto Gualtieri e chiederà tramite l’avvocato che collabora con lui di vedere l‘audit interno. Ieri si sono mossi anche i Sindacati Cgil, Cisl e Uil: volevano dare notizia con un comunicato della richiesta di un incontro con i vertici di Acea. Neanche a farlo apposta, sono stati convocati prima che il testo venisse reso pubblico e oggi si terrà il confronto anche con loro.
Leggi anche
“Mi hai definita giochino erotico con tutti i deputati”, il post della ex che imbarazza il leghista Invernizzi
Scandalo all’Acea, parla la hostess dell’ad Palermo: “Vuole solo 20enni e ci fa stare in piedi. Il campanello? Tutto vero”
Striscione rubato, l’ultimatum della curva sud: “E ora scoppia la guerra civile”