di Alessandra Puato 10 gen 2023
Stanno aumentando i tassi di interesse riconosciuti alla clientela sulle giacenze in conto corrente. Per ora restano a livelli bassi (0,11% in media in novembre contro lo 0,02% di agosto), ma gli operatori — la stessa Abi non lo esclude — prevedono un’accelerata. Dopo l’aumento dei rendimenti sui conti di deposito, per le banche significa allinearsi anche su questo fronte con la politica della Bce, che da luglio ha messo a segno quattro interventi di rialzo dei tassi.
«Le banche sono tutte in concorrenza fra loro — commenta Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana —. Erano bloccate quando i tassi della Bce erano a zero o negativi. Ora vi è un gran lavorio per cercare di fare raccolta a medio e lungo termine». Significa cercare clienti, e i tassi sono uno strumento importante per raggiungerne di nuovi. Dietro la svolta c’è anche l’aumento del costo sulle Tltro (Targeted long term refinancing operations, operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine), i fondi concessi dalla Bce alle banche perché li usino per prestiti convenienti a famiglie e imprese. «L’aumento di questo costo, deciso dalla Bce a ottobre e operativo da novembre, ha prodotto in tutta Europa l’anticipazione dei rimborsi da parte delle banche — dice Patuelli —. Quindi la liquidità è oggi più ricercata sul mercato. Chiaro che è interesse delle banche avere raccolta a medio lungo termine».
Il bollettino
Secondo l’ultimo bollettino mensile dell’Associazione bancaria italiana, il tasso medio sui depositi in conto corrente, che fino all’agosto 2022 era fermo allo 0,02%, in novembre è salito allo 0,11%. Non è molto, in assoluto, è vero: sono cifre al lordo delle tasse. Significa che 10 mila euro rendono ora 11 euro lordi anziché 2, cioè 8,14 euro e 1,5 euro netti tolta l’imposta del 26% (va pagato poi anche il bollo di 34,20 euro, previsto sulle giacenze sopra i 5 mila euro). Ma l’incremento è evidente e significativo, anche perché, nota l’Abi, «il conto corrente rimane soprattutto uno strumento di utilizzo dei diversi servizi offerti dalle banche, specialmente nei pagamenti». Nello stesso bollettino si segnala che, in generale, il tasso medio sul totale dei depositi (non solo i conti correnti per le famiglie, quindi) è salito dal minimo dello 0,3% del dicembre 2021 allo 0,42% del novembre scorso.
Il caso Banco Bpm
Un segnale del cambio di prospettiva viene dal Banco Bpm. Nei giorni scorsi l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha annunciato ai propri correntisti la riduzione delle spese sulle giacenze con la stessa motivazione, legata alla politica monetaria della banca centrale europea. «Le comunichiamo — è scritto nella lettera ai titolari di conto, pubblicata il 9 gennaio da Carlotta Scozzari sull’Huffington Post — che, se resterà confermato il valore positivo assunto dal deposit facility rate (il tasso sulla liquidità in eccesso delle banche depositata presso la Bce, ndr.), la Banca annullerà la maggiorazione introdotta sulle spese periodiche con decorrenza primo aprile 2023». In sostanza per l’istituto guidato da Giuseppe Castagna è un ritorno alla situazione pre Covid, visto che queste spese erano state aumentate nel settembre 2020 e giustificate con l’andamento negativo, allora, del deposity facility rate . Resta un intervento favorevole al cliente e può essere la spia di un fenomeno più largo: quello del ritorno delle remunerazioni sui conti correnti, appunto.
_________________________________________________________________________________________________
TITOLI DI STATO
Il Btp diventa a 20 anni, in arrivo la nuova emissione del Tesoro: le cose da sapere
di Redazione Economia
_________________________________________________________________________________________________
La strategia e i tempi
Ogni banca deciderà la propria strategia autonomamente, dice ora in sostanza l’Abi. Potrebbe esserci un innalzamento dei tassi delle giacenze in coerenza con gli interventi al rialzo della Banca Centrale Europea, così come in passato c’è stata una riduzione quando i tassi sono stati portati a zero o sottozero. Un effetto di politica monetaria che inciderebbe sulla competitività fra le banche. «Ben venga l’aumento delle retribuzioni sulle giacenze — dice Anna Vizzari, economista senior di Altroconsumo — , ma non ci aspettiamo una rivoluzione immediata».
L’aumento dei costi annui per l’inflazione
Intanto aumentano i costi dei correnti, in conseguenza del rincaro generale dei prezzi. Bper, per esempio, il 23 dicembre ha inviato una lettera con la modifica delle condizioni sul canone del conto corrente di corrispondenza, che passa «da zero euro a 0,37 da primo marzo prossimo e a 4,37 euro dal primo maggio 2027». Motivo: l’inflazione, appunto. Secondo le ultime rilevazioni dell’Economia del Corriere della Sera con Altroconsumo, considerando le migliori condizioni economiche delle maggiori banche incluse nel panel Altroconsumo,da febbraio a settembre 2022 il costo dei conti correnti nel canale fisico è aumentato del 6,7% con un costo medio dell’Indicatore dei costi complessivi di 145 euro all’anno contro i 136 euro di sette mesi prima.