da IlMessaggero.it di Venerdì 10 Aprile 2020
di Antonio Pollio Salimbeni
BRUXELLES Dopo settimane di tensione e di contrasti politici molto aspri, una giornata in cui l’avvio della videoriunione è stato posposto di ora in ora fino a sera inoltrata, i ministri finanziari dell’Eurogruppo hanno raggiunto l’accordo sulla risposta europea alla crisi economica, in aggiunta, a quanto stanno facendo Stati e Bce.
Si tratta di un «pacchetto» di 540 miliardi di euro, che si compone di tre pilastri: 200 miliardi per le imprese specie piccole e medie come prestiti della Bei; 100 miliardi per il sostegno alle Cig nazionali; il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (fondo salva-Stati) con una condizionalità estremamente morbida (accettata anche dall’Italia). Il salva-Stati copre almeno fino a 240 miliardi di prestiti per tutti i Paesi che ne faranno richiesta. A questi tre pilastri se ne aggiunge un quarto, che è stato come il Mes al centro dello scontro delle ultime settimane tra il fronte del Nord e quasi tutti gli altri governi, Francia, Italia e Spagna in testa.
Il Fondo per la Ripresa nascerà, ma dimensione e modalità di raccolta dei capitali resta in sospeso. Troppo profondo il dissenso sulla prospettiva di finanziarlo con un bond comune emesso dagli Stati. Il no olandese, finlandese, austriaco, ma anche e soprattutto tedesco, hanno avuto la meglio. Tuttavia la porta non è chiusa. Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha spiegato che i ministri aspetteranno un orientamento da parte dei capi di governo perché «alcuni Paesi ritengono che il fondo deve essere finanziato con debito comune, per altri vanno trovate vie». La condivisione del debito, d’altra parte, è questione eminentemente politica e chiama in causa i massimi responsabili politici.
LE ASPIRAZIONI DI LE MAIRE
L’Eurogruppo (alla riunione erano presenti anche i ministri non euro) «concorda che il fondo sarà temporaneo, mirato e commisurato ai costi straordinari della crisi, aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento appropriato». Sulla base dell’orientamento del Consiglio Ue i ministri discuteranno «gli aspetti legali e pratici inclusi le sue relazioni con il bilancio Ue, le fonti di finanziamento e gli strumenti innovativi coerenti con i trattati Ue per preparare il terreno per una decisione». Si parla di finanziamenti per la ripresa «attraverso il bilancio Ue». Il termine bond non compare mai, ma non viene escluso. L’operazione girerà in qualche modo attorno al bilancio Ue. L’accordo sul Fondo (nella proposta francese di circa 500 miliardi) c’è, ma ne resta indistinta la configurazione per cui può apparire più una promessa che un solido impegno.
Quanto al Mes, tema bollente per la politica italiana, c’è il via libera alla condizionalità a bassissima intensità. L’Eurogruppo indica che la linea di credito precauzionale rafforzata è a disposizione di tutti gli Stati (la quota italiana, se richiesta, sarebbe di 39 miliardi) «con l’unico requisito» che i prestiti siano usati per sostenere il finanziamento diretto e indiretto di prevenzioni, cure e sanità relativamente ai costi dovuti alla crisi del virus. E dopo? «In seguito i membri della zona euro resteranno impegnati a rafforzare i fondamentali economici e finanziari, in coerenza con il quadro di coordinamento e sorveglianza economica, che include qualsiasi flessibilità attuata dalle istituzioni Ue». È una formulazione che fino a ieri il governo italiano non sembrava disposto ad accettare benché costituisca una ovvietà. Alla fine il giudizio è stato positivo. Per il ministro Gualtieri «l’accordo è un ottimo risultato, grazie alla solida alleanza tra l’Italia e gli altri paesi firmatari della lettera promossa dal premier Conte l’agenda europea è cambiata e si è passati da un documento con un’unica proposta, il Mes con condizionalità leggere, a un pacchetto di 4 proposte ambiziose».
Positivo il giudizio di Christine Lagarde, grande sponsor dell’Eurobond: «L’Europa è unita nella lotta contro il virus». Centeno invita a «essere pazienti sull’Eurobond: lavoro sempre molto per non limitare il dibattito, ma anche per non anticipare le conclusioni». Il tedesco Scholz parla di «risposta forte coordinata». Le Maire raddoppia la cifre perché include anche il futuro fondo per la ripresa: «Mettiamo in campo un piano del valore di mille miliardi per far fronte alla crisi economica conseguente all’emergenza virus». E il presidente del parlamento Ue Sassoli: «Il Mes si trasforma in Salva-Europa».
Ultimo aggiornamento: 07:14