mercoledì, Aprile 8, 2020

Coronavirus, Ferrari lascia Erc: ‘Deluso da risposta Ue, torno in prima linea’

Il professor Mauro Ferrari si è dimesso dalla presidenza dell’European Research Council

da Affaritaliani.it – Mercoledì, 8 aprile 2020 – 11:29:00

Mauro Ferrari: dimmissioni da presidente dell’Erc

Il professor Mauro Ferrari si è detto molto deluso dalla risposta dell’Unione europea all’epidemia di coronavirus, e per questo ha rassegnato le dimissioni dalla guida dell’European Research Council, di cui era appena diventato presidente.

“Torno in prima linea”, ha comunicato con una lettera inviata alla stampa. Ferrari si era insediato alla presidenza dell’Erc il primo gennaio di quest’anno e il suo incarico avrebbe dovuto durare quattro anni.

“Sono rimasto estremamente deluso dalla risposta europea a Covid-19″, scrive Ferrari, “per ciò che riguarda la completa assenza di coordinamento delle politiche sanitarie tra gli Stati membri, la ricorrente opposizione a iniziative di sostegno finanziario coeso, le pervasive chiusure unilaterali delle frontiere e la scala marginale delle iniziative scientifiche sinergiche”.

Lo scienziato sottolinea: “Temo di aver visto abbastanza sia della governance della scienza, sia delle operazioni politiche dell’Unione Europea. In questi tre lunghi mesi, ho effettivamente incontrato molte persone eccellenti e impegnate, a diversi livelli dell’organizzazione del Cer e della Ce. Tuttavia, ho perso la fiducia nel sistema stesso. E ora i tempi richiedono azioni decisive, mirate e impegnate un appello alla responsabilità per tutti coloro che hanno l’aspirazione di fare la differenza contro questa devastante tragedia”.

“Torno in prima linea, torno alla frontiera”, è il titolo che il professor Ferrari ha dato alla lettera pubblicata dal Financial Times. “Vi prego di perdonarmi, ma io credo che adesso la priorità sia fermare la pandemia. La priorità è salvare verosimilmente milioni di vite. Ciò ha la precedenza su carriere, politica e anche la bellezza di una certa scienza. Vi prego di perdonarmi, ma io credo in una scienza al servizio della società, soprattutto quando conta di più. E ora conta di più, perché è solo con la scienza che il Covid-19, e i suoi derivati pandemici, saranno mai sconfitti. Il mio mandato di presidente è arrivato alla fine, così oggi ho porto le mie dimissioni alla presidente Urusula von der Leyen”.

Il professor Ferrari, che ha fatto gran parte della sua carriera come ricercatore di spicco nella ricerca sul cancro negli Stati Uniti, aveva proposto poi di istituire un programma speciale del Cer per combattere il Covid-19. “Ho pensato che in un momento come questo i migliori scienziati del mondo dovrebbero essere dotati di risorse e opportunità per combattere la pandemia, con nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi strumenti diagnostici, nuovi approcci dinamici comportamentali basati sulla scienza, per sostituire le spesso migliorate intuizioni dei leader politici”, ha detto.

Ma il consiglio scientifico del Cer, il suo organo direttivo, ha respinto all’unanimità l’idea, spiega il professore, con la motivazione che il suo mandato gli consente di finanziare solo la ricerca “dal basso verso l’alto” ovvero quella proposta dagli scienziati, piuttosto che programmi “dall’alto verso il basso” più ampi con obiettivi fissati dai leader dell’Ue.

“Ho sostenuto che non era il momento che la governance scientifica si preoccupasse eccessivamente delle sottigliezze delle distinzioni tra la ricerca dal basso verso l’alto e quella dall’alto verso il basso”, ha spiegato Ferrari. Il professore ha avuto una seconda opportunità quando la presidente von der Leyen gli ha chiesto il suo parere su come affrontare la pandemia e per la commissione ha sviluppato un piano “al quale ha contribuito con direttive sostanziali”.

Ma “il fatto stesso di aver lavorato direttamente con lei ha creato una tempesta politica interna”, all’Erc. “La proposta è stata trasmessa a diversi livelli dell’amministrazione della Commissione europea, dove credo si sia disintegrata all’impatto”. Ferrari lamenta “la completa assenza di coordinamento delle politiche sanitarie tra gli Stati membri, la ricorrente opposizione a iniziative di sostegno finanziario coeso, le pervasive chiusure delle frontiere unilaterali” nell’Ue.

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