Stoccolma è l’unico Paese in Europa a non aver imposto mascherine, distanziamento sociale e chiusure di negozi e ristoranti. Ma il prezzo pagato è molto alto.
da di Monica Ricci Sargentini
Svedesi a passeggio nel centro di Stoccolma (Epa/Fredrik Sandberg)
Ma la «via svedese» al Coronavirus alla fine ha funzionato o no? Stoccolma, a differenza dei vicini scandinavi, non ha voluto varare misure di lockdown, facendo conto più sulla responsabilità dei singoli che sui divieti. E ha pagato un prezzo altissimo con un tasso di contagi e mortalità, 166.707 casi e 6.082 decessi, di gran lunga superiore a quello di Norvegia, 26. 511 positivi e 285 morti, e Danimarca, 58.466 infetti e 753 persone che hanno perso la vita (qui la mappa globale con i dati aggiornati), ma questo avrebbe dovuto metterla al riparo dalla seconda ondata. Almeno questa è stata la tesi sostenuta dall’epidemiologo-guru del Governo Anders Tegnell: «Non abbiamo la recrudescenza della malattia che molti Paesi hanno — assicurava in un’intervista lo scorso settembre —. In autunno vedremo che differenza farà avere una strategia più sostenibile, che si può mantenere a lungo, invece della strategia di chiudere, aprire e chiudere più e più volte».
Ma ora che l’autunno è arrivato i ricoveri per Covid-19 in Svezia sono più alti che nel resto d’Europa e a Stoccolma risulta positivo il 20% delle persone che si è sottoposta al test. La seconda ondata, insomma, ha picchiato duro, alla faccia dell’immunità di gregge che si sarebbe dovuta creare grazie al mancato lockdown. «Finora la strategia svedese è stata un fallimento — ha detto al Financial Times Lena Einhorn, virologa svedese critica sull’approccio adottato —. Quattro giorni fa abbiamo avuto casi pro capite otto volte più alti della Finlandia e tre volte e mezzo più della Norvegia. Avrebbero dovuto stare peggio di noi in autunno perché noi avremmo avuto l’immunità».
Cosa è successo? Tegnell non se lo spiega: «È un grande mistero capire chi ha raggiunto l’immunità e chi no» ha detto al Financial Times ieri continuando, comunque, a sostenere che la strategia adottata è più sostenibile. Ma i dati sembrano dargli torto.