Sono queste le accuse mosse al generale e manager Vincenzo Delle Femmine nell’ambito dell’inchiesta ‘Cassandra’, portata avanti dal pm Alberto Pioletti e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. In cambio l’indagato, secondo l’accusa, avrebbe promesso “una spinta” per far trovare un lavoro “più remunerativo” alla compagna di un dirigente del Mef. L’inchiesta è la medesima che vede coinvolti l’ex presidente e due manager della Philip Morris Italia.
da di Vincenzo Bisbiglia e Saul Caia | 23 MAGGIO 2020
Uno sconto di quasi 370.000 sull’acquisto di un immobile con vista sul Colosseo, in cambio della promessa di “una spinta” per far trovare un lavoro “più remunerativo” alla compagna di un dirigente del Mef. Sono queste le accuse mosse al generale e manager Vincenzo Delle Femmine, fresco di nomina a presidente di Fintecna – gruppo Cassa Depositi e Prestiti – indagato per corruzione dalla Procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta ‘Cassandra’, portata avanti dal pm Alberto Pioletti e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. L’inchiesta è la medesima che vede coinvolti l’ex presidente e due manager della Philip Morris Italia.
La presunta compravendita a prezzo agevolato – La tesi degli inquirenti è che nel 2018 Delle Femmine abbia ottenuto per il figlio l’acquisto di un appartamento al Colosseo – con tanto di posto auto e cantina – in via San Giovanni in Laterano, grazie al canale preferenziale creato da un alto dirigente del Ministero Economia e Finanze, Massimo Pietrangeli. Quest’ultimo, infatti, era presidente del fondo di previdenza del personale del Mef, unico titolare del Fondo Neopolis, gestito dalla società Polis Fondi Sgr. Gli interlocutori di Pietrangeli erano proprio i procuratori della Polis Fondi, Andrea Bonini e Vincenzo Mangalaviti, attraverso un intermediario, l’imprenditore Gianfranco Brozzetti. Secondo i pm, Pietrangeli in un primo momento si era accordato con Brozzetti per sottrarre la vendita dell’appartamento all’agenzia titolare, la Tozzi M. Servizio Immobiliari srl, “così da sgravare l’acquirente dagli oneri di intermediazione”; la vendita è stata poi conclusa a 1.395.000 euro, prezzo “decisamente inferiore” al cosiddetto asking price, 1.764.000 euro, e al prezzo di listino, 1.620.000 euro.
La promessa della “spinta” e le pressioni a “il barba” – Dall’inchiesta è quindi emerso che Pietrangeli e Brozzetti si sarebbero accordati per interessare Delle Femmine – da loro soprannominato “il barba” – della necessità di “dover dare una spinta” alla domanda della compagna del dirigente Mef, Cristiana Pattumelli, per un “posto per il demanio” (la donna risultava già essere dipendente dell’ufficio Risorse Materiali della direzione regionale del Lazio dell’Agenzia delle Entrate). Una “promessa” sollecitata più volte da Brozzetti, per conto della coppia di sodali, nei successivi incontri avuti con l’attuale manager di Fintecna. Anche nell’altro filone d’indagine, quello che riguarda la presunta corruzione da parte dei vertici Philip Morris, ai pm risulta che Pietrangeli avrebbe ottenuto dai vertici italiani della multinazionale del tabacco la promessa di un “posto di lavoro più remunerativo” per la propria compagna.
L’avvocato: “Accuse infondate. Acquisto irreversibile e prezzi crollati” – La tesi degli inquirenti è respinta in toto dall’avvocato Maurizio Giannone, difensore del generale Delle Femmine. “Le trattative dell’acquisto dell’appartamento da Polis Fondi erano avviate da tempo – spiega il legale – e Pietrangeli, nella sua posizione, non aveva alcun potere per fermare la compravendita”. Per quanto riguarda il prezzo scontato, “non è chiaro chi abbia fatto quelle valutazioni – prosegue l’avvocato – probabilmente l’Ente nel tentativo di giustificare il proprio lavoro all’interno delle valutazioni di bilancio. L’analisi dell’evoluzione del prezzo di mercato è chiaro, così com’è nota la svalutazione intervenuta negli ultimi anni sul mercato romano. Dunque il prezzo di vendita è assolutamente congruo”. Infine, “il figlio di Delle Femmine aveva manifestato l’intenzione di comprare l’appartamento fin dal 2017, mentre l’interessamento delle agenzie immobiliari è successivo: è evidente come non convenisse a nessuna sostenere i costi di una mediazione”.
Dal gabinetto di Tremonti passando per i servizi segreti – All’epoca dei fatti contestati, Vincenzo Delle Femmine, generale della Guardia di Finanza, era vicedirettore dell’Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna – carica che ha ricoperto dal 2015 al 2019 – organizzazione di intelligence delegata alla sicurezza interna della Repubblica Italiana, di diretta competenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Dopo il rinnovo dei vertici del servizio segreto voluto dal premier Giuseppe Conte a maggio 2019, nel novembre scorso il ministro Roberto Gualtieri lo ha indicato al vertice della società che raccoglie al proprio interno quote di Fincantieri, Ligestra Quattro, Tirrenia e Alitalia Servizi. Dal 2001 al 2006 è stato capo di gabinetto dell’allora ministro delle Finanze, Giulio Tremonti. In passato, il nome del generale era spuntato negli atti dell’inchiesta milanese Bpm per i suoi rapporti con il banchiere Massimo Ponzellini e il suo braccio destro Antonio Cannalire, entrambi accusati di associazione a delinquere.
In appello sono stati entrambi assolti dall’accusa sugli illeciti finanziari concessi dall’istituto di credito tra il 2009 e il 2011.