Cosa sorge tra le future curve del nuovo stadio della RomaVIDEO..
da del Giovedì, 2 Marzo 2023
Viaggio a Pietralata, dove tra i borghetti sorti ad inizio del ‘900 cresce il timore di scomparire per far posto all’opera voluta dal club giallorosso. Oltre a loro, il parco di 14 ettari promesso (e mai realizzato).
Comitati NO allo stadio della Roma a Pietralata.
Cosa c’è dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma? Una cinquantina di famiglie residenti nei due borghi di Pietralata, tra via dei Legumi e via degli Aromi, e un’area verde che sulla carta è destinata a diventare un parco di 14 ettari (oggi curata dagli abitanti). “Chi parla di degrado è lo stesso che l’ha causato con cantieri e strade abbandonate che si trasformano in discariche abusive – dice Flavio Fianco, presidente del comitato popolare dei Monti di Pietralata –. Qui c’è un parco, c’è vita, e la politica deve venire a fare un sopralluogo vero, non nei cantieri dello Sdo come ha fatto l’ultima volta”.
Ad accompagnare RomaToday nel “territorio della discordia”, oltre a Flavio ci sono i membri dei comitati di quartiere e delle realtà associative di zona contrari al progetto della As Roma. Tra le principali criticità: la viabilità, il cemento che si sostituisce al verde, e il fatto che lo stadio andrebbe ad aggiungersi a progetti in fase di realizzazione, come il centro di accoglienza per senza dimora e una sede dell’università La Sapienza che, sorgerebbero, dall’altro lato di viale dei Monti di Pietralata “Progetti che non sono presenti nello studio di fattibilità”, continua Flavio.
Stadio a Pietralata, il fronte del no chiede di bloccare il progetto.
Ci troviamo tra i terreni dati ai “reduci combattenti” perché parte dell’agro romano, e in cui vive oggi la quarta generazione, e le opere mai ultimate dello Sdo, ovvero il progetto urbanistico del Sistema direzionale orientale. Dove le promesse della politica in passato si sono trasformate in cantieri abbandonati, e nel degrado che ne consegue.
Da qui, in gran parte, la rabbia di questi cittadini che cercano di difendere il proprio territorio. “Quello che chiediamo è che venga bloccato l’iter per la votazione del pubblico interesse e di aprire il dibattito pubblico sul progetto – conclude Flavio Fianco – se così non sarà, siamo pronti ad abbracciare altre iniziative”.