Il 21 luglio inizierà il processo disciplinare per l’ex presidente dell’Anm per cui la procura di Perugia ha chiuso le indagini. Il comportamento scorretto del pm riguarderebbe inoltre, a giudizio della procura generale della Cassazione, anche i colleghi romani Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma, e Paolo Ielo, procuratore aggiunto
di F. Q. | del 17 LUGLIO 2020
Intanto c’è attesa per la decisione del gip di Perugia che chiamato a valutare l’eventuale trascrizione di oltre 200 intercettazioni telefoniche di Palamara al termine di mesi di polemiche riguardanti gli incontri dell’ex leader della corrente Unicost con magistrati e politici e le chat pubblicate sui giornali. L’accusa ha chiesto di trascrivere circa 100 audio, compresi una ventina realizzati grazie al famoso trojan inoculato nel cellulare di Palamara. Altrettante sono quelle per cui sollecita la trascrizione l’ex pm romano, ora sospeso dalle funzioni e dallo stipendio.
Il processo disciplinare per Luca Palamara, già presidente della Anm da cui è espulso e per cui la procura di Perugia ha chiuso le indagini, riapre il vaso di Pandora delle manovre, perlopiù già note, per pilotare nomine e influire sulle carriere di magistrati anche destinati alla guida di uffici giudiziari e del Csm. Ed ecco che il pg della Cassazione Giovanni Salvi elenca i capi di incolpazione contestati al pm le cui chat hanno fatto tremare più di un palazzo del potere e che hanno innescato l’esigenza di riforma dell’organo di autogoverno delle toghe.
Per l’accusa Palamara “in violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio” ha avuto “un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il conferimento dell’ufficio direttivo di procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma”.
Un comportamento relativo al fatto che “discuteva in particolare in un incontro del 9 maggio 2019 della strategia da seguire ai fini della nomina oltre che con alcuni componenti del Csm anche con una persona Luca Lotti deputato al parlamento nazionale per la quale la Procura di Roma ha richiesto il rinvio a giudizio nel dicembre 2018 nell’ambito di una nota vicenda giudiziaria di risonanza nazionale”, il caso Consip. Tra i capi di incolpazione c’è infatti anche anche quello che riguarda la “strategia di danneggiamento” verso il procuratore capo di Firenze Creazzo “correlata ad esigenze di Luca Lotti. Contro Creazzo si volevano “enfatizzare”, tramite “dossier”, “vicende ipoteticamente ostative” alla sua nomina a Roma e atte a spostarlo da Firenze. Procura che stava indagando i genitori dell’ex premier Matteo Renzi di cui Lotti era il braccio destro.
La procura generale fa riferimento anche Marcello Viola, che come Creazzo, aveva chiesto di succedere a Giuseppe Pignatone. “In particolare detto comportamento era sicuramente grave poiché erano altresì delineate ed approfondite le eventuali ragioni ostative alla nomina di alcuni dei candidati asseritamente derivanti da un processo concernente il dottor Viola in corso a Caltanissetta” si legge nell’incolpazione, ed erano “delineate e affrontate anche al fine di una loro enfatizzazione vicende che concernerebbero il dottor Creazzo ipoteticamente ostative alla designazione”. Il comportamento scorretto di Palamara riguarderebbe inoltre, a giudizio della Procura Generale della Cassazione, anche i colleghi romani Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma, e Paolo Ielo, procuratore aggiunto.
La ragione addotta dal pg è la “circostanza che nella riunione da essi tenuta nella notte del 9 maggio 2019” all’hotel Champagne, “in luogo diverso dalla sede consiliare venivano invitati a partecipare soggetti, Il dottor Luca Palamara il dottor Cosimo Ferri e il dottor Luca Lotti, completamente estranei alle funzioni alle attività consiliari e dei quali da parte degli in colpa era accettato e recepito il contributo consultivo organizzativo e decisorio sulle future nomine di direttivi di uffici giudiziari tra cui specificamente la proposta inerente la nomina del procuratore di Roma” .
Palamara è accusato di “avere posto in essere un uso strumentale della propria qualità e posizione diretto, per la modalità di realizzazione a condizionare l’esercizio di funzioni costituzionalmente previste quali la proposta e la nomina di uffici direttivi di vari uffici giudiziari da parte del Consiglio superiore della magistratura”. Accusa condivisa con gli ex togati del Csm Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e Gianluigi Morlini e Luigi Spina, anche loro in attesa della prima udienza il 21 luglio.
“In violazione dei doveri di correttezza ed equilibrio nella qualità di membri del consiglio superiore della magistratura tenevano un comportamento gravemente scorretto nei confronti degli altri magistrati i componenti il Consiglio, un comportamento che risultava idoneo a influenzare in maniera occulta la generale attività funzionale della quinta commissione di autogoverno”.