Per la ministra della P.A, comunque il lavoro flessibile di tantissime amministrazioni, così diverse tra loro, non può essere standardizzato in maniera univoca
da del 18/06/2020 08:52
“La pubblica amministrazione non ha mai chiuso, ha sempre garantito i servizi essenziali ed è andata anche oltre col lavoro di medici e forze dell’ordine. Ma non solo. Sono orgogliosa dell’impegno di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici: lo dico a chi fa finta di non vedere solo perchè la critica fa piú notizia”.
E’ quanto afferma la ministra della P.A., Fabiana Dadone, in un’intervista con il Corriere della Sera. Quanto alle persone in smart working, “abbiamo avuto punte del 9o% nelle amministrazioni centrali, oltre il 70% nelle Regioni”, aggiunge Dadone, sottolineando che “lo smart working aumenta la produttivitá, lo dimostrano diversi studi. I dati che abbiamo raccolto e l’assenza di problematiche rilevanti, nonostante l’organizzazione repentina, lo confermano”.
“Non ho mai fatto annunci sulle tempistiche e non mi piace spendere energie nella politica dei “se”. Abbiamo accompagnato le P.A. “sia nella riorganizzazione pratica dei lavori sia nello scaglionamento dei rientri e nella stessa maniera stiamo strutturando la modalitá di lavoro agile a regime. Lavorare smart significa guardare il corpus del lavoro, il progetto e gli obiettivi, e non soltanto le singole scadenze”.
Tuttavia, per la ministra “il lavoro flessibile di tantissime amministrazioni, così diverse tra loro, non può essere standardizzato in maniera univoca. Noi chiediamo almeno di triplicare le percentuali pre-crisi, ma enucleando anche le attività eseguibili in modalità agile”.
“Toccherà alle singole P.A. questa riorganizzazione, ma non va vista come un ammortizzatore sociale, quanto come una impostazione aziendale improntata alla soddisfazione del cittadino”, conclude Dadone precisando che “lo smart working è proprio questo, è il lavoro focalizzato su obiettivi. Presuppone un cambio di passo e chiede ai dipendenti, ma soprattutto ai dirigenti, grandi capacità di organizzazione. Non è più facile, non sono vacanze. Se abbiamo avuto gli stessi risultati rispetto al lavoro in ufficio, significa che il dirigente ha capito esattamente di che cosa ci fosse bisogno e il funzionario si è messo in gioco nonostante non avesse un confronto diretto con i colleghi”.
“Lo smart working è piú difficile del lavoro in ufficio, perché non tutti hanno questa flessibilità di pensiero e serve una formazione continua” aggiunge la Ministra Dadone.
Intanto, da uno studio di Euromobility, basato,sull`indagine condotta in Italia nei mesi di lockdown, emerge che tremila tonnellate di CO2, settemila chilogrammi di ossidi di azoto e 600 di polveri sottili sono le emissioni evitabili con la diffusione del lavoro a distanza in Italia, in forma di smart working o del più tradizionale telelavoro.
Il 47% dei cittadini intervistati si dichiara molto soddisfatto dell’esperienza di lavoro agile e il 45% abbastanza soddisfatto. Il 37% vorrebbe mantenere lo smart working il più possibile, mentre il 52% si augura di poter continuare a praticarlo almeno qualche giorno a settimana.