Lagarde: ‘Azioni straordinarie in tempi straordinari’
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ROMA – Un nuovo quantitative easing di dimensioni massicce, 750 miliardi di euro di titoli da acquistare per sconfiggere l’emergenza economica innescata dal coronavirus. La Banca centrale europea – dopo una lunga conference call dei governatori in notturna – va al contrattacco di fronte al crollo delle Borse e alla fiammata degli spread che rischiava di rimettere in discussione le fondamenta dell’euro.
“Tempi straordinari richiedono azioni straordinarie”, ha spiegato la presidente della Bce Christine Lagarde. “Non ci sono limiti all’impegno della Bce per l’Euro”, è la frase che, significativamente, va a sostituire, e allo stesso tempo confermare, il ‘whatever it takes’ di Mario Draghi che proprio Lagarde non aveva voluto far propria pochi giorni fa. La ‘riunione di guerra’ – dopo una giornata sull’ottovolante che aveva visto lo spread italiano schizzare fino a oltre 320 fra dichiarazioni contrastanti che avevano costretto Francoforte a prendere posizione – partorisce il ‘Pandemic Emergency Purchase Programme’. Un nuovo quantitative easing che mira a mettere all’angolo i mercati e dare ossigeno a famiglie e imprese dopo che i 120 miliardi in più della scorsa settimana avevano deluso. La sigla è ‘PEPP’, la Bce comprerà titoli pubblici e privati, inclusi i titoli greci e i ‘commercial paper’ come ha annunciato la Fed: le cambiali, i prestiti a breve che tengono in vita molte aziende e che l’effetto dirompente del coronavirus sta mandando in tilt. Una montagna di soldi che verrà utilizzata – si legge in una nota – “finché la Bce non giudicherà che la crisi del Covid-19 è finita, ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno”. E anche se resterà il criterio della ‘capital key’ che vorrebbe acquisti commisurati al peso di ciascun Paese nel capitale della Bce, saranno permesse “fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisto nel tempo, fra classi di asset e giurisdizioni”.
Significa che gli acquisti potranno mirare a far crollare lo spread dei Btp o dei titoli francesi. A costringere la Bce ad agire è stata la fiammata dello spread italiano sopra 320, nonostante l’Eurotower – tramite Bankitalia – da giorni stesse comprando Btp a pieno ritmo. Segno che per gli investitori, si stava materializzando il rischio che un’Italia che va verso un calo del Pil 2020 fra -6 e -10%, e un debito spedito come un treno verso il 150, forse 160% del Pil, si avvitasse in una spirale senza ritorno. Ma nel giorno in cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha parlato di “una sfida storica, la più grande dal dopoguerra”, a spingere per la riunione d’emergenza è stato anche il governo francese, con il ministro delle Finanze Bruno Le Maire che aveva chiesto un intervento “veloce e massiccio” e il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy che aveva anticipato un’azione “assolutamente determinata”. Perché accanto allo spread italiano, in questi giorni, si sono allargati anche i differenziali dei paesi ‘core’, come Francia, appunto, o Olanda. Segno che il coronavirus rischiava di rimettere in discussione – almeno nella testa degli investitori – la tenuta dell’Eurozona. Una mossa – dettata da stime d’impatto del virus che danno il Pil dell’Eurozona in calo anche del 5% quest’anno – che di fatto mira a cancellare il consiglio direttivo della scorsa settimana, accolto male dagli investitori, specie in Italia per la frase “non siamo qui per chiudere gli spread”. E una mossa che di fatto toglie le castagne dal fuoco, per ora, ai governi, che ancora non hanno trovato la quadra su come usare il fondo di salvataggio ‘Mes’ e a cui Lagarde aveva chiesto di spingere sulla leva dello stimolo di bilancio. Resta da vedere l’accoglienza dei mercati: la Fed, dopo aver dispiegato una potenza di fuoco simile, nella giornata di ieri si è vista rispondere con un tonfo di Wall Street di oltre il 6%.