In un editoriale che forse farà storia, l’autorevole giornale smonta tanti luoghi comuni sul Belpaese e apre ad una svolta più solidale di Berlino. La Germania “ha un’immagine distorta e fatale dell’Italia”, un’immagine che finirà per “fare a pezzi l’Unione europea”
del 2/05/2020 17:35
di Marcello Bussi0
Questa settimana ha fatto molto scalpore un video che mostra il premier olandese Mark Rutte in visita a un cantiere. All’improvviso spunta un operaio che, mantenendo la distanza di sicurezza, gli urla: “Per favore, non dare i soldi agli italiani e agli spagnoli”. Rutte risponde con un “Noooo” e alza il pollice per confermare che andrà davvero così.
Nelle difficili trattative all’interno dell’Unione europea per cercare di trovare un minimo di solidarietà fra i Paesi membri in un momento così drammatico e inaspettato, a frenare ogni passo avanti c’è sempre l’atavica narrazione imperante nei Paesi frugali (principalmente Olanda, Germania e Austria) sulle cicale mediterranee.
Perché noi nordici, che lavoriamo come pazzi e rispettiamo le regole dovremmo mandare denaro agli sfaticati spendaccioni che passano il tempo in spiaggia a cantare e mangiare? Detta così sembra una cosa molto rozza, ma purtroppo è la leggenda che viene alimentata da gran parte dei media dei Paesi frugali e dagli stessi politici che li governano.
Per fortuna c’è qualche eccezione. E proprio perché rara fa particolarmente impressione. Come quella del settimanale tedesco Der Spiegel, di cui verrà per sempre ricordata l’immortale copertina dei tempi in cui il terrorismo imperversava in Italia: un piatto di spaghetti con sopra una P38. Ma i tempi cambiano, almeno un po’, e lo stesso magazine di riferimento del ceto medio riflessivo tedesco ha pubblicato un’editoriale di Thomas Fricke che è un vero e proprio atto d’accusa contro la classe dirigente tedesca.
La Germania “ha un’immagine distorta e fatale dell’Italia”, un’immagine che finirà per “fare a pezzi l’Unione europea”, scrive Fricke. Un pensiero comune a molti italiani, ma leggerlo dalla penna di un tedesco è davvero straniante.
Secondo l’editorialista di Der Spiegel, “la solita lagna tedesca ha a che fare con la realtà della gita degli italiani quanto i crauti hanno a che vedere con le abitudini alimentari dei tedeschi”.
Per Fricke la lite sull’eventuale partecipazione dei tedeschi agli eurobond “è imbarazzante”, perché si preferisce “fantasticare sul fatto che gli italiani avrebbero dovuto risparmiare prima”, fantasie che “spiegano la mancanza di zelo da parte della Germania nel far partire al vertice Ue una storica azione di salvataggio”.
Ed ecco l’affondo: “L’Europa rischia di sprofondare nel dramma, non perché gli italiani sono fuori strada, ma a causa di una parte predominante della percezione tedesca”. È ancora: “Forse è per colpa dei tanti film sulla mafia, forse è solo l’invidia per il fatto che l’Italia ha il clima migliore, il cibo migliore, più sole e il mare”.
Secondo Fricke, “se lo Stato italiano in una crisi come questa finisce sotto pressione dal punto di vista finanziario, dipende – se proprio deve dipendere dagli italiani – dal fatto che il Paese ha una quota di vecchi debiti pubblici, ossia dai tempi passati. Solo che questo ha poco a che vedere con la realtà della vita di oggi, ma con una fase di deragliamento degli anni 80, il che a sua volta ha a che vedere con gli interessi improvvisamente schizzati in alto”.
Fricke fa anche un paragone scottante per la Germania: “Se noi tedeschi non avessimo avuto all’estero amici tanto cari che nel 1953 ci abbuonarono una parte dei nostri debiti, staremmo ancora oggi con un pesante fardello in mano. E come va a finire quando le persone devono continuare a pagare debiti nati storicamente, la Germania lo ha dimostrato alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando alla fine il sistema di rovesciò, come da anni rischia di succedere anche in Italia. Come se non bastasse, Fricke ricorda che “da trent’anni lo Stato italiano spende meno per i suoi cittadini di quelli che prende loro, con l’unica eccezione dell’anno della crisi finanziaria mondiale del 2009. Questo vuol dire risparmi record, non sperperare”.
Il giornale cita anche gli investimenti pubblici “tagliati di un terzo dal 2010 al 2015”, così come si sono rimpicciolite le spese per l’istruzione è la pubblica amministrazione”.
Insomma: “Dolce vita? Stupidaggini. Gli investimenti pubblici dal 2010 in Italia sono calati del 40 per cento. Un vero e proprio collasso”. Questo mentre in Germania la spesa pubblica “è cresciuta quasi del 20 per cento”, ossia lo Stato spende a testa un quarto di più di quello che spende in Italia. Il che in queste settimane si percepisce dolorosamente”.
Una situazione che con l’attuale crisi da pandemia di tramuta “in un dramma incredibile: in Italia sono mancati i posti letto e sono morte tante persone che oggi forse potrebbero essere ancora in vita. Non è direttamente colpa dei politici tedeschi, ovvio. Ma sarebbe ben giunto il tempo di smettere con folli lezioncine e di contribuire a fare piazza pulita delle cause del disastro, caro signor Schaeuble (già ministro delle Finanze ai tempi della Troika in Grecia, ndr). O di dire scusateci, almeno una volta. E invece “con assoluta serietà” si continua ancora a parlare della “dipendenza da credito” degli italiani”, continua Fricke. “Ma anche qui, un piccolino suggerimento fattuale: i debiti privati, commisurati al pil, in quasi nessun Paese dell’Ue sono così bassi come in Italia”.
Infine: “È giunta finalmente l’ora di mettere fine a questo dramma, e magari proprio con gli eurobond, quali simboli della comunità del destino della quale comunque facciamo parte sin da quando abbiamo una moneta comune”, conclude Frick. “Ancora i tedeschi hanno tempo di raddrizzare la curva dopo le contorte ultime settimane: altrimenti l’Unione europea nel giro di qualche anno non sarà più un’unione. In Italia come in Francia arriveranno al potere delle persone che, come già da adesso già fanno Donald Trump o Boris Johnson, non hanno nessuna voglia di stare al gioco: quel gioco sul quale la Germania da decenni costruisce il proprio benessere”.
Una difesa così accorata delle ragioni dell’Italia raramente si è sentita da uno dei nostri politici, per non dire degli intellettuali, che hanno fatto dell’antica-italianità la loro bandiera, senza rendersi conto che in questo modo mettono a nudo tutto il loro provincialismo. Forse bisognerebbe mandare Fricke a negoziare con Rutte e con la Merkel.
Da convinto europeista, Fricke è consapevole che stavolta la mancanza di solidarietà tra frugali e spendaccioni rischia davvero di spezzare in due tronconi la zona euro e da qui al liberi tutti il passo sarebbe breve. Anche la Merkel probabilmente lo sa, ma è impantanata nella narrazione della cicala e della formica, ora più che mai difficile da abbandonare visto che la destra di AfD è pronta ad azzannarla in caso di cedimento, rubandole molti elettori.
E allora rischia di essere quanto mai attuale la profezia del Manifesto di Ventotene, redatto nel lontano 1941, nel pieno della Seconda guerra mondiale e della furia nazista:“La tradizionale arroganza ed intransigenza dei ceti militari tedeschi può darvi un’idea di quel che sarebbe il carattere del loro dominio, dopo una guerra vittoriosa”.
“I tedeschi, vittoriosi, potrebbero anche permettersi una lustra di generosità verso gli altri popoli europei, rispettare formalmente i loro territori e le loro istituzioni politiche, per governare così soddisfacendo lo stupido sentimento patriottico che guarda ai colori dei pali di confine ed alla nazionalità degli uomini politici che si presentano alla ribalta invece che al rapporto delle forze e al contenuto effettivo degli organismi dello stato”.
Comunque camuffata, la realtà sarebbe sempre la stessa: una rinnovata divisione dell’umanità in Spartiati ed Iloti”. Attenzione alle polpette avvelenate, dunque. Chissà che cosa penserebbe del Mes Altiero Spinelli.