Mentre Gazprom sta continuando a fornire gas naturale all‘Europa attraverso l‘Ucraina, la Germania, in seguito ai crimini di guerra nella città di Bucha, ora si è detta favorevole a vietare l’importazione di energia russa. I Paesi baltici già lo fanno. Il Ministro Cingolani non vede criticità nel breve, l‘importante è accelerare la preparazione delle riserve per l’inverno. Prezzo del gas in calo.
da del 04/04/2022 10:30
di Francesca Gerosa
L’ipotesi di uno stop delle forniture di gas dalla Russia in Europa prende piede. Mentre Gazprom, il colosso energetico statale russo, stamani ha assicurato che sta continuando a fornire gas naturale all’Europa attraverso l‘Ucraina in linea con le richieste dei consumatori europei (108,3 milioni di metri cubi, in linea con i volumi del giorno precedente), la Germania, in seguito ai crimini di guerra nella città di Bucha vicino a Kiev, ha cambiato rotta e ora è favorevole a vietare l’importazione di energia russa.
La Ministra della Difesa tedesca, Christine Lambrecht, ha infatti affermato che l’Ue dovrebbe discutere lo stop all’importazione di gas dalla Russia. “Ci deve essere una risposta”, ha detto Lambrecht in un’intervista all’emittente pubblica tedesca Ard, aggiungendo che “tali crimini non devono rimanere senza risposta”. Berlino aveva precedentemente affermato che tali sanzioni sarebbero state troppo dannose per la sua economia dal momento che la Russia fornisce il 40% del gas di cui l‘Europa ha bisogno. Oggi il prezzo del gas scende dello 0,31% a 111,80 euro a megawattora.
I Paesi baltici hanno già smesso di importare gas naturale russo, non viene fornito a Lettonia, Estonia e Lituania dal 1° aprile. Ora sono serviti da riserve di gas immagazzinate sottoterra in Lettonia. Su Twitter, il Presidente Lituano, Gitanas Nauseda, ha invitato il resto dell‘Unione europea a seguire l’esempio dei Paesi baltici: “da questo mese niente più gas russo in Lituania”, ha detto.
Anche l‘Italia è d’accordo. “Siamo in contatto giornaliero con gli Stati membri, soprattutto con Francia e Germania. Siamo pronti per quanto si può essere pronti di fronte a una tragedia di questo tipo. Sul fronte del gas, se dovessimo a breve sospendere le importazioni dalla Russia, i prossimi mesi non sarebbero critici perché abbiamo le riserve non grandissime, ma sufficienti ad affrontare i prossimi mesi anche con la buona stagione in arrivo. Dovremo essere molto bravi ad accelerare gli stoccaggi cioè la preparazione delle riserve per l’inverno 2022-2023″, ha sottolineato a Radio24 il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che nei giorni scorsi aveva annunciato per l‘Italia l’arrivo di due rigassificatori offshore necessari per il potenziamento del Gnl.
L’obiettivo è garantire la massima velocità perché è fondamentale avere il primo rigassificatore almeno nei prossimi mesi. “Sulla prima nave da rigassificazione siamo abbastanza avanti, adesso stiamo discutendo alcune questioni tecniche sulle localizzazioni perché deve essere posizionata vicina all’impianto”, ha spiegato Cingolani, precisando che il processo richiede, comunque, un’analisi attenta anche in merito ai costi.
Quella dell’embargo totale del gas russo anche per il Ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, è una strada “percorribile, perché entriamo in una stagione in cui viene usato meno gas e perché stiamo affrontando bene la diversificazione dei nostri approvvigionamenti”. L’importante, ha osservato, è che “i Paesi europei devono aiutarsi a vicenda, agevolando chi ha un maggior danno dalle sanzioni o dall’embargo. Vedo riemergere egoismi che fanno paura. Non aver chiuso ancora l’accordo sul tetto del gas ne è la dimostrazione. E se prevalgono gli egoismi, saremo tutti più deboli”.
Un messaggio a chi come Viktor Orban, che ha vinto le elezioni legislative in Ungheria con un risultato schiacciante, ha sempre segnalato la sua riluttanza a contemplare misure che taglierebbero le forniture di petrolio e gas russo. Orban si è anche rifiutato di consentire la fornitura di armi all‘Ucraina o di consentire il passaggio di aiuti militari attraverso il territorio ungherese, facendo infuriare gli alleati della Nato e il Presidente ucraino Zelensky, che lo ha bollato come unico sostenitore europeo di Putin. Il leader ungherese ha spiegato che la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, che fornisce circa il 90% del gas e il 65% del petrolio, rovinerebbe l’economia ungherese.
È chiaro, come ha ben spiegato l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, in un’intervista al Financial Times, che il blocco avrebbe dovuto affrontare “aggressivamente” la sua dipendenza dal gas importato molto tempo fa. Ora deve passare rapidamente ad altre fonti energetiche per interrompere i legami con la Russia, dopo che la mossa di Vladimir Putin di emettere la fatturazione del gas in rubli si è aggiunta alle tensioni sulla guerra in Ucraina.
Per Starace l‘Ue avrebbe dovuto gestire la sua “dipendenza dai combustibili fossili, in particolare il gas, in un modo migliore e più aggressivo”. Da qui l‘esortazione alle nazioni europee a liberarsi dai “collegamenti fisici” con altri Paesi, costruendo impianti di rigassificazione e noleggiando quelli galleggianti per elaborare il gas naturale liquefatto marittimo, il che consentirebbe loro di diversificare le forniture e tagliare i collegamenti con i gasdotti fissi, oltre ad accelerare la transizione verso altre fonti energetiche, comprese le rinnovabili, peccato che non può essere fatto dall’oggi al domani.