La pandemia e la recessione, sottolinea il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, “aprono scenari di estrema incertezza che rendono molto difficile tratteggiare i contorni dei nuovi equilibri che si andranno a definire”. Due diversi scenari per l’economia italiana da cui si evince che il Pil per il 2020 potrebbe scendere tra il 9 e il 13%
BANKITALIA CORONAVIRUS FASE 2 IGNAZIO VISCO
da aggiornato alle 10:4929 maggio 2020
© FRANCK ROBICHON / POOL / AFP
– Ignazio Visco
AGI – Il coronavirus e le misure di contenimento hanno scatenato “una crisi senza precedenti nella storia recente, che mette a dura prova l’organizzazione e la tenuta dell’economia e della società”. Lo si legge nelle considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. La pandemia e la recessione, sottolinea Visco, “aprono scenari di estrema incertezza che rendono molto difficile tratteggiare i contorni dei nuovi equilibri che si andranno a definire”.
Quali danni ha fatto il virus ai mercati?
La propagazione del virus, aggiunge Visco, “ha avuto forti ripercussioni finanziarie, con un massiccio spostamento di fondi verso le attività ritenute più sicure e un calo repentino della liquidità dei mercati. Sono crollate le quotazioni del petrolio, delle azioni e delle obbligazioni di società con merito di credito meno elevato. Bruschi deflussi di capitali hanno causato un ampio deprezzamento delle valute dei paesi emergenti. I rischi di instabilità sono notevolmente aumentati”.
Le conseguenze sulla produttività
Gli effetti immediati sull’attività produttiva mondiale “sono stati marcati”, dice ancora il governatore. E mette in guardia sull’incertezza del futuro: “Quelli che ancora si registreranno sono difficili da valutare, rifletteranno in primo luogo fattori di natura non economica quali l’evoluzione dei contagi, con il possibile riemergere di nuovi focolai, e la durata delle misure di contenimento. Molto dipenderà dalla dimensione e dall’efficacia delle politiche di sostegno messe in campo nei diversi Paesi, dall’andamento della fiducia delle famiglie e delle imprese e da quanto questa esperienza modificherà i nostri comportamenti”.
Quando inizierà la ripresa?
I tempi e i modi della ripresa dopo la crisi causata dal coronavirus sono “difficili da prevedere”. Bankitalia traccia due diversi scenari per l’economia italiana da cui si evince che il Pil per il 2020 potrebbe scendere tra il 9 e il 13%. Il secondo scenario è più negativo ma “non estremo”.
E se nel primo trimestre il Pil ha registrato una flessione dell’ordine del 5%, “gli indicatori disponibili ne segnalano una caduta ancora più marcata nel secondo”, sottolinea il governatore della Banca d’Italia
Quali scenari si aprono
Nello scenario “di base”, spiega Visco, “la flessione dell’attività produttiva nel 2020 sarebbe pari al 9%, superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013; il calo si concentrerebbe nei primi due trimestri dell’anno, con un parziale recupero a partire dall’estate. Senza il sostegno alla domanda fornito dalle politiche di bilancio finora definite la contrazione dell’attività economica supererebbe l’11%. Le moratorie sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti alle imprese riducono drasticamente il rischio di effetti di amplificazione ulteriori, associati a una diffusa crisi di liquidità. Nel 2021 il prodotto recupererebbe circa meà della caduta. Queste stime presuppongono che prosegua il contenimento dei contagi a livello nazionale e globale”.
In un secondo scenario “basato su ipotesi più negative, anche se non estreme, in merito all’evoluzione dell’epidemia, all’entità del calo del commercio mondiale e all’intensità del deterioramento delle condizioni finanziarie, il prodotto si ridurrebbe del 13% quest’anno e la ripresa nel 2021 sarebbe molto più lenta”.
Non è solo colpa del lockdown
In entrambi gli scenari la caduta del prodotto nell’anno in corso “sarebbe dovuta per metà alle limitazioni connesse con i provvedimenti di sospensione dell’attività e la conseguente contrazione del reddito disponibile; per l’altra metà rifletterebbe il rallentamento del commercio internazionale e il sostanziale arresto dei flussi turistici internazionali”, conclude Visco.