Il leader dei movimentisti dei Cinque Stelle difende il senatore depennato dai probiviri: «Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%»
da Corriere.it-di Franco Stefanoni
Alessandro Di Battista, tra i leader del M5S rimasto fuori da cariche elettive ma considerato il rappresentate della componente più movimentista dei Cinque Stelle, è sceso in campo a sostegno di Gianluigi Paragone, espulso ieri dai probiviri del M5S.
«Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali», scrive in un post su Facebook Di Battista, anche se non dal suo profilo personale ma rispondendo a una attivista, «non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%».
L’allontanamento del senatore da parte dei probiviri dei Cinque stelle è stato motivato per il fatto di non aver votato da parte del parlamentare la legge di Bilancio, di essersi astenuto in occasione del voto sulle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte e di aver violato in generale gli accordi presi al momento della sua candidatura al Senato nelle liste M5S.
La scelta di campo di Di Battista apre un nuovo capitolo nelle tensioni all’interno del Movimento. Soltanto a fine novembre, lui e il leader politico nonché ministro Luigi Di Maio avevano cercato di riavvicinare le proprie posizioni dopo una fase di allontanamento. Oltre a Di Battista, anche la senatrice grillina Barbara Lezzi ha speso parole in favore di Paragone: «È e resta un mio collega. Fino a quando, e sono certa che continuerà così, lavorerà senza sosta per i deboli, per assicurare un salario minimo decente, per fare in modo che le multinazionali osservino le leggi del nostro Paese, resterà un mio collega».
Il ringraziamento
Poco dopo il post di Di Battista, Paragone ha replicato via Facebook: «Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che ha usato per me, in mia difesa», ha scritto, «Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa».
«Farò ricorso, magari anche in tribunale»
Paragone non sembra tuttavia aver intenzione di fermarsi alle parole e nei confronti di chi ha deciso la sua espulsione annuncia ricorso rivolgendosi così: «Cari falsi probiviri, cari uomini del Nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che voi non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò». In un video pubblicato insieme al post su Facebook, Paragone parla di «volontà politica di espellere qualcuno perché è un rompicoglioni, perché è qualcuno che ti sta obbligando a prendere coscienza del fatto che le battaglie radicali, identitarie, antisistema del Movimento Cinque Stelle non sono combattute con quella forza». Il senatore ricorda l’esistenza di altri casi da essere «disciplinati» nel M5S, si definisce «uno strano Savonarola», «un predicatore che ci costringe a guardarci nello specchio». Infine avverte che si appellerà «all’ingiustizia arbitraria dei probiviri, cioè degli uomini del nulla, guidati da qualcun altro che è il nulla». Terminando: «Io farò ricorso, e se mi gira mi rivolgerò anche alla giustizia ordinaria».
Sibilia: «Spettacolo patetico»
Nel frattempo, altri nel M5S si sono scagliati contro Paragone. Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, in un post pubblicato sulla pagina Facebook, scrive per esempio: «Chi ha votato contro la manovra 2020 ha votato contro il Reddito di Cittadinanza, quota 100, lo stop all’aumento dell’Iva e i fondi ai Vigili del fuoco. Paragone è stato espulso dal M5S per aver votato contro queste misure, allo stesso modo dei tre senatori che sono passati dal M5S alla Lega. Un conto sono le critiche costruttive, altra cosa è il sabotaggio. Senza tralasciare il caso recente di un ormai ex ministro che non restituiva lo stipendio ed è poi passato al Gruppo Misto. Insomma, mica ha mollato la poltrona da parlamentare. È ora di porre fine a questo spettacolo patetico ai danni dei cittadini italiani e sono sorpreso che ci sia anche qualcuno che difende questi personaggi». «A cosa serve tutto ciò? A fare un favore alla Lega? A Berlusconi? Alla Meloni? Per coltivare un proprio elettorato in occasione di una nuova tornata elettorale?».
Morra: «Non ti fa onore»
Anche Nicola Morra, senatore M5S e presidente della commissione Antimafia, rivolgendosi via Facebook a Paragone, scrive: «Gianluigi, certamente stiamo operando scelte non sempre lucide, non sempre felici. Certamente non siamo quelli del 4 marzo 2018, esattamente come non siamo più quelli del 4 ottobre 2009 o del 25 febbraio 2013. Ma se ci definisci il “nulla”, come si legge, perché rimanevi nel “nulla” prima di essere espulso? Abbiamo tanti, tanti problemi, e sapessi quanta xxxxx abbiamo dovuto ingoiare, ho dovuto ingoiare, in questi anni. Se però vuoi essere parte di un gruppo, devi anche accettare le decisioni che ti vedono contrario, operando al fine di convincere gli altri degli errori che si vanno facendo». «Certo, fin quando la tua soggettività, la tua coscienza, te lo consentono. Ma allora te ne vai da te, reputando che si sia conclusa un’esperienza di condivisione, di fratellanza. Se ti fai espellere e definisci i tuoi vecchi amici e compagni il “nulla”, non fai onore anche al tuo recente passato, alla tua intelligenza, a milioni di persone che quanto te, e forse ben più di te, c’hanno creduto e ci credono ancora. Ti rispetto, ma le parole hanno un senso».
2 gennaio 2020 (modifica il 2 gennaio 2020 | 13:07)