POLITICA
Le news in diretta sulla giornata politica e sulla formazione del nuovo governo
di Marco Bruna e Paola Caruso
• Conteggi sbagliati, Bossi (ri)eletto. Ma è caos ripescaggi in tutta Italia. Ripescati o esclusi: ecco chi sono.
• Dal Viminale all’Economia, impasse sui ministri. Meloni: «Una squadra autorevole»
• Totoministri, stesso peso a Lega e Forza Italia.
• Tutti i risultati per partito, regione, collegio: la mappa dell’Italia.
• Uninominale Camera/ Senato. Plurinominale Camera/ Senato: chi sono tutti i nuovi eletti.
Ore 14:38 – Energia, Cingolani: «Stati energivori proporranno meccanismo di controllo per mercato del gas»
Tutti iPaesi energivori hanno riconosciuto che c’è il bisogno di imporre una forma di tetto al prezzo del gas generalizzato. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un punto stampa al termine del Consiglio Straordinario dei Ministri dell’Energia di Bruxelles. «Fra gli Stati membri, si e’ discusso su come introdurre un meccanismo di controllo, cercando soprattutto di evitare i picchi e l’estrema volatilita’ del mercato del gas, che in poche ore varia anche del 20 per cento, ma allo stesso modo non vanno scoraggiati gli operatori di settore», ha dichiarato. Cingolani ha poi spiegato che l’obiettivo e’ «quello di trovare un range di prezzi, una forchetta, che renda possibile delle variazione di mercato, ma non fuori controllo come adesso». L’idea, sarebbe quella di legare il prezzo a indici diversi dal Ttf, come il Brent o l’Henry Hub, ha specificato il Ministro Cingolani.
Ore 13:20 – Scholz, Italia non è esplosivo per Ue, rispetterà regole
«Non vedo alcun esplosivo. Il mio consiglio è contare sul fatto che anche il futuro governo italiano si atterrà alle regole europee, che ci siamo dati insieme». È quanto ha sottolineato il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un’intervista al Neue Osnabruecker Zeitug, citata dal portavoce del governo di Berlino, Steffen Hebestreit, per rispondere in conferenza stampa ad una domanda sui timori in Europa sul futuro governo italiano.
«Il cancelliere ha detto che le italiane e gli italiani sono chiaramente europeisti, e il presidente anche», ha aggiunto Hebestreit.
Ore 12:58 – Salvini e i Ministri: «Troveremo la quadra in un quarto dora»
«Io stamattina leggendo i giornali ero incaricato di avare nove ministeri diversi, non stiamo ancora discutendo di ruoli e nomi. Faremo in fretta». Lo ha detto il leader della Lega Mattei Salvini parlando dal palco del Villaggio Coldiretti. «Con gli alleati la quadra la troveremo in un quarto d’ora», ha concluso.
Ore 12:29 – Fontana: «Se Moratti corre per altri non può restare»
«Se intende partecipare a un’altra avventura diversa dalla nostra, non potrà amministrare al nostro fianco, questo mi pare evidente»: è quanto ha detto il Presidente della Lombardia Attilio Fontana, parlando della candidatura di Letizia Moratti alle prossime regionali. Fontana ha spiegato che incontrerà la sua vicepresidente questa sera e «dovrà chiarire, non possiamo continuare ad andare avanti con questa strana situazione. Bisogna che si dia una svolta e che si capisca se vuole essere ancora parte di questa squadra o fare parte di un’altra squadra».
Ore 12:03 – Appello del campo progressista: «Ora discontinuità in Pd ed M5S»
«Siamo elettrici ed elettori che – nella differenza delle proprie culture, storie politiche e civili – di fronte al risultato elettorale, sentono l’urgenza di incoraggiare un confronto aperto tra tutte le forze di sinistra e di progresso del Paese». Si apre così l’appello delle «personalità di campo progressista», firmato, tra gli altri, da Rosy Bindi, Gad Lerner e Tomaso Montanari. «La sonora sconfitta delle forze democratiche – prosegue – ci accomuna tutti, compreso chi fosse tentato di consolarsi con il buon risultato della propria lista». Nel comunicato si chiede una «radicale discontinuità» sia al Pd che al M5S.
Ore 11:54 – Lettera di Enrico Letta agli iscritti e alle iscritte sul Congresso Costituente del Nuovo Pd: «Apertura, opposizione, nuova vita»
Carissime e carissimi,
sono passati pochi giorni dal voto che ha sconvolto gli equilibri politici italiani ed europei e sento la necessità di rivolgermi a ciascuno di voi per ringraziarvi dello straordinario impegno profuso in questa durissima campagna elettorale.
Abbiamo perso. Ne usciamo con un risultato insufficiente, ma ne usciamo vivi. E sulle nostre spalle c’è oggi la responsabilità di organizzare un’opposizione seria alla destra.
Abbiamo il tempo e abbiamo la forza morale, intellettuale e politica per rimetterci in piedi. Le basi per ripartire ci sono. Pur avendo subito la concorrenza di chi ci ha preso di mira con inusitata asprezza, con il dichiarato obiettivo di mettere in discussione la nostra stessa esistenza in vita, siamo il secondo partito italiano, la forza guida dell’opposizione e uno tra i maggiori partiti riformisti e progressisti europei. E ciò in un contesto nel quale tutte le forze politiche principali, tranne FdI, hanno perso molti o moltissimi consensi rispetto alle precedenti elezioni politiche. Oppure ottenuto risultati molto inferiori rispetto ai proclami.
L’esito di queste elezioni è stato segnato dall’impossibilità – non torno qui sulle responsabilità – di presentarci con un quadro vasto di alleanze. La legge elettorale, profondamente sbagliata e che abbiamo provato invano a cambiare, favorisce chi le realizza. La destra, pur con tutte le sue divisioni, si è coalizzata e ha prevalso nella stragrande maggioranza dei collegi uninominali, ottenendo così la maggioranza dei seggi in Parlamento. Ad essa non corrisponde una maggioranza nel Paese: ciò accresce il nostro dovere di organizzare una opposizione dura e intransigente sui valori e sulle politiche, sempre nell’interesse generale dell’Italia e delle istituzioni repubblicane.
Allo stesso tempo, in questa campagna scandita da insidie e veleni, si sono manifestati evidenti i limiti della nostra proposta ed è emersa una mancanza molto grave di capacità espansiva nella società italiana. Sono limiti che ci obbligano a un confronto serissimo e sincero tra di noi.
Perché il Pd, per sua stessa natura, deve essere un partito espansivo e largo. Se manca questa aspirazione entra in crisi la sua ragione d’essere. Per questo dobbiamo essere pronti a rimettere tutto in discussione. Ora possiamo farlo, dopo potrebbe essere troppo tardi.
Fermarsi a enunciare le tante, pur legittime, ragioni consolatorie per un risultato che comunque ci assegna il ruolo di guida dell’alternativa sarebbe sbagliato. Non è questo l’atteggiamento col quale ho voluto interpretare il mio compito di guida del Pd. E non sarà questo il modo con cui vivrò questa fase.
Quel che vi propongo è di accettare di entrare in profondità nei problemi per risolvere i nodi che ci bloccano e poi, a partire da questo sforzo genuino e determinato, di scegliere insieme la nuova leadership e il nuovo gruppo dirigente.
Abbiamo bisogno di un vero Congresso Costituente. Per questo vi chiedo di partecipare con passione e impegno, accanto ad altri che spero vorranno raggiungerci per fare insieme un percorso che, come proporrò alla Direzione convocata per la prossima settimana, dovrebbe essere articolato in quattro fasi.
La prima sarà quella della «chiamata». Durerà alcune settimane perché chi vuole partecipare a questa missione costituente, che parte dall’esperienza della lista «Italia Democratica e Progressista», possa iscriversi ed essere protagonista in tutto e per tutto.
La seconda fase sarà quella dei «nodi». Consentirà ai partecipanti di confrontarsi su tutte le principali questioni da risolvere. Quando dico tutte, intendo proprio tutte: l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione. E quando parlo di dibattito profondo e aperto, mi riferisco al lavoro nei circoli, ma anche a percorsi di partecipazione sperimentati con successo con le Agorà Democratiche.
La terza fase sarà quella del «confronto» sulle candidature emerse tra i partecipanti al percorso costituente. Un confronto e una selezione per arrivare a due candidature tra tutte, da sottoporre poi al giudizio degli elettori.
Infine, la quarta fase, quella delle »primarie». Saranno i cittadini a indicare e legittimare la nuova leadership attraverso il voto.
Tutto può svolgersi a regole vigenti. E quindi può iniziare rapidamente. È un percorso aperto che può e deve coinvolgere, oltreché i nostri mondi di riferimento, anche il paese intero, dimostrando a tutti la forza e l’utilità di un partito-comunità, contrapposto ai tanti partiti personali che abitano oggi la nostra scena politica.
Infine, è un percorso che concilia l’urgenza di affrontare i nostri problemi con la indispensabile rigenerazione del gruppo dirigente. Contenuti forti e volti nuovi sono entrambi necessari. Gli uni senza gli altri rischiano di trasformare il Congresso in un casting e in una messa in scena staccata dalla realtà e lontana dalle persone. Se non li bilanciamo con attenzione, ci trasformiamo definitivamente nelle maschere pirandelliane che evocai nel mio ormai lontano discorso del 14 marzo 2021.
So che vogliamo tutti evitare questo epilogo. So che vogliamo tutti arrivare presto a un nuovo PD e a una nuova leadership.
Se ci muoviamo insieme in questa direzione, con coraggio e tempismo, dimostreremo di essere capaci di tornare in sintonia con le attese del Paese.
Vi chiedo di credere in questo progetto e di esserne protagonisti attivi seguendo le indicazioni che usciranno dal dibattito della Direzione convocata per giovedì 6 ottobre.
Vi chiedo soprattutto di avere fiducia nel «noi collettivo» che è molto meglio della somma dei tanti io. Questa è la grande forza del Partito Democratico. Questa è la nostra missione.
Ore 11:50 – Mistero sulla pagina Facebook ufficiale di Di Maio, sparita dalla rete.
Mistero sulla paginaFacebook di Luigi Di Maio, sparita da ieri dalla Rete. Con i suoi 2,5 milioni di follower, il ministro sembra aver silenziato Fb, dove in queste settimane di campagna elettorale sono transitati anche video e messaggi in vista del voto del 25 settembre, un voto in cui Impegno Civico, la forza politica nata dalla scissione del M5S e capitanata dallo stesso Di Maio, non è riuscita a superare la soglia di sbarramento.
Ore 11:26 – Tajani: «Salvini faccia quel vuole ma chi decide è il premier»
«La sinistra cerca di seminare zizzania sulle nomine dei ministri. Hanno perso le elezioni e ovviamente cercano di screditare chi ha vinto. Salvini? Per quanto ci riguarda Salvini può fare quello che preferisce, poi deciderà il futuro presidente del consiglio» così il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ospite a «The Breakfast Club» su Radio Capital.
«Io ministro? Non è obbligatorio diventare ministro, se sarò utile Berlusconi deciderà cosa dovrò fare altrimenti per me è già un onore essere parlamentare».
Quanto alle parole del presidente Usa Biden che si è detto preoccupato per l’Italia, il coordinatore di Fi replica: «L’Italia è un paese democratico e i cittadini scelgono liberamente a chi affidare la maggioranza in parlamento. Non capisco la preoccupazione, l’Italia ha sempre dimostrato di essere un paese libero e democratico. Siamo una garanzia di europeismo e serietà. Ci dicono che il governo durerà poco? È una previsione un po’ iettatoria, all’Italia interessa la stabilità. Qualche iettatore c’è sempre».
Ore 11:20 – Energia, Lupi: «La Germania mina unità europea»
«Il problema più urgente che il prossimo governo si troverà ad affrontare è quello dell’energia, del gas. Dovrebbe essere chiaro a tutti che, come accaduto col Covid, non ci si salva da soli, ma solo insieme, con misure comuni. La Germania, invece, sta ora seguendo una strada sbagliata, unilaterale, senza nessuna concertazione, rischiando di minare l’unità europea. Dobbiamo lavorare a livello europeo per arrivare ad un tetto al prezzo del gas e nell’immediato intervenire per sostenere imprese e famiglie in difficoltà, col Decreto Aiuti ter: subito la morosità incolpevole per famiglie e imprese: chi ha sempre pagato la bolletta ma non riesce a sostenere i rincari non avrà l’utenza staccata per 6 mesi. Una misura che può essere finanziata dai fondi strutturali europei, immediatamente disponibili. Il governo, sia l’attuale che quello che verrà, devono affrontare subito il problema più urgente. Questi sono i temi sul tavolo, Giorgia Meloni sta tenendo un atteggiamento istituzionale molto corretto, puntando sulla responsabilità. Per quanto ci riguarda il confronto non è sui nomi, ma sui contenuti, sulle sfide che affronteremo, sul contributo che le 4 forze della coalizione possono dare ai problemi reali: gas, Def, legge di bilancio. Con la Meloni ci siamo sentiti ieri, vedremo quando incontrarci. Dopo che Mattarella avrà affidato l’incarico, penseremo ai nomi». Lo dice il capo politico di «Noi moderati», Maurizio Lupi.
Ore 10:26 – Serracchiani (Pd): «Serve leadership che sappia trascinare»
«Il tema non è il nome» del segretario «ma come muovere il cuore. È giusto riconoscere la sconfitta e fare un’analisi del perché si è arrivati fino a qui. Dobbiamo trovare una leadership che si fissi nella società e che sappia trascinare. Pensare che la leadership si possa fare sulla base delle alleanze che c’è da fare non serve». Lo ha detto Debora Serracchiani a SkyTg24.
Ore 10:12 – Salvini: «Pronto esecutivo all’altezza, la Lega ha le idee chiare»
«Sento o vedo tutti i giorni gli amici Giorgia e Silvio: il clima è ottimo, abbiamo la determinazione necessaria per affrontare le emergenze del Paese a partire dal caro bollette. La sinistra e i suoi giornali si rassegnino: il centrodestra ha vinto le elezioni e in tempi velocissimi nascerà un esecutivo all’altezza delle aspettative degli elettori che porterà anni di buon governo. La Lega ha le idee chiare su cosa fare e sulla futura squadra, donne e uomini che daranno il massimo». Lo dice il leader della Lega, Matteo Salvini.
Ore 08:38 – Calenda: «Il governo rassicuri mercati e Ue. Da noi 5 punti per dialogare»
(Monica Guerzoni) «Un piano di protezione del Paese in cinque punti. Il primo? Rassicurare i mercati cancellando le promesse folli di Salvini e Berlusconi sulle pensioni, sulla flat tax e su raddoppio del reddito di cittadinanza», afferma il leader di Azione Carlo Calenda. Aggiungendo: «Siamo disposti a dialogare con il governo. Ma se perdiamo tempo con le bizze di Salvini e le discussioni interne al Pd rischiamo di perderci per strada il Paese. La rivoluzione dei 5 Stelle è fallita come quella della Lega e ora proviamo Meloni, non riusciamo a uscire dalla trappola del populismo».
Per Calenda «dobbiamo chiarire subito all’Ue che andremo avanti con le riforme, senza rinegoziazioni. Bisogna intervenire sulle bollette, disaccoppiando rinnovabili e gas, realizzando subito il rigassificatore di Piombino e le altre opere strategiche. Poi salario minimo a 9 euro, formazione e collocamento dei percettori del reddito e dare la possibilità di pagare una mensilità in più ai lavoratori, detassata e recuperata al 50 per cento con credito d’imposta».
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Ore 08:35 – Bonino: «Lo strappo di Azione ha favorito la destra»
(Alessandra Arachi) «Nel mio collegio la candidata di centrodestra Lavinia Mennuni ha vinto grazie al fatto che Calenda ha rotto il patto con il Pd ed è andato come polo autonomo alle elezioni. E il mio non è un caso isolato», dice Emma Bonino, leader di +Europa. «Calenda aveva sottoscritto un accordo poi disdetto dopo pochi giorni — afferma — Se fosse rimasto fedele a quell’accordo la maggioranza di destra al Senato sarebbe stata in forse e comunque risicatissima». «Nessun voto liberale doveva favorire Meloni e Salvini nella parte maggioritaria e anche per questo abbiamo mantenuto fede all’alleanza con Letta – sottolinea – Abbiamo seguito le convinzioni e non le convenienze, e siamo fieri di averlo fatto anche questa volta».
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Ore 08:16 – Calderoli: «Al Viminale serve Salvini»
(Marco Cremonesi) «Abbiamo di fronte cinque anni di lavoro, difficile ma importante. Questo è il governo del centrodestra, il nostro governo». Roberto Calderoli è, forse mai come in questo momento, uno dei consiglieri più ascoltati da Matteo Salvini.
Uno dei nodi della trattativa è proprio Salvini al Viminale. Ce la farà?
«Per scegliere, bisogna vedere che cosa hanno fatto i possibili candidati. Quale si sposa di più con il profilo del centrodestra? Chi ha più contrastato l’immigrazione illegale e più si è impegnato per la sicurezza? Chi ha più difeso le forze dell’ordine? Per me, ma non credo solo per me, il nome è soltanto uno: quello di Matteo Salvini».
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Ore 08:14 – Dal Viminale all’Economia, impasse sui ministri. Meloni: «Una squadra autorevole»
(Paola Di Caro) Nei suoi pensieri domina la preoccupazione per conti pubblici e crisi energetica che diventa l’emergenza assoluta di questi giorni, e si teme lo resti a lungo. Ed è soprattutto sui dossier, sui contatti con Palazzo Chigi che l’avrebbero vista direttamente impegnata con Mario Draghi e sono continui, sulle riunioni con i suoi (il partito si riunirà in assemblea con tutti i parlamentari la prossima settimana) che si è concentrata ieri Giorgia Meloni.
Un solo incontro, quello con il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach in vista delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026, poi nell’agenda null’altro. Nessun alleato da ricevere, nessuna trattativa esposta agli occhi indiscreti dei media. Con Maurizio Lupi e Silvio Berlusconi faccia a faccia e contatti ci saranno, ma la leader di FdI non vuole dare l’immagine di chi, quasi avesse già ricevuto l’incarico, tiene consultazioni ufficiali e definisce la lista di governo: non sarebbe nè «corretto» nè «opportuno», tanto più in un momento così delicato per il Paese nel quale serve «responsabilità». Figurarsi quindi se si può agire in modo meno che rispettoso nei confronti del Quirinale.
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Ore 08:00 – Bonaccini: da Meloni dichiarazioni improvvide su donne e diritti
«Alcune dichiarazioni, a mio parere improvvide, che ha fatto sul tema delle donne o dei diritti acquisiti dalle battaglie degli ultimi decenni preoccupano, poi vedremo nel merito e giudicheremo da quello che dice e quello che fa». Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, ospite a Otto e mezzo, su La7, parlando di Giorgia Meloni e di un suo ipotetico governo.
Ore 07:45 – Casa Bianca: rispettiamo scelta democratica degli italiani
«Dopo le recenti elezioni, l’Italia è nella fase di formare un governo. Come abbiamo detto, rispettiamo la scelta democratica del popolo italiano. Gli Usa sono pronti e impazienti di lavorare col nuovo governo che emerge dal processo elettorale e di continuare a lavorare insieme come alleati per far avanzare o nostri obiettivi e interessi comuni»: così un portavoce della Casa Bianca ha risposto alla richiesta dell’Ansa di un chiarimento sul monito di Joe Biden sulle elezioni italiane.
Ore 07:40 – Bonaccini: «Mi candiderò a segreteria Pd se capirò essere utile»
«Io mi candiderò alla segreteria del Pd se capirò che può essere utile. Non servirà il nome di Bonaccini o di un altro se non affrontiamo i problemi cruciali. Se ragionassi solo sulla chiave di una mia vittoria, mi sarei potuto candidare già alle Europee, ma non ragiono così. Non sono importanti i nomi e ho poco apprezzato alcune autocandidature di questi giorni perché Enrico Letta ha proposto di riflettere. Dobbiamo prima capire in che direzione si vuole andare. Dobbiamo fare un percorso che deve essere ordinato, perché se partiamo con le autocelebrazioni e le autocandidature prima di decidere che percorso intraprendere, non andiamo lontano». Lo dichiara il Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini (Pd), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
30 settembre 2022 (modifica il 30 settembre 2022 | 14:47)