Nei prossimi mesi i fattori che influenzeranno l’evoluzione della pandemia di coronavirus nel nostro Paese saranno l’avvio della campagna vaccinale e la variante inglese recentemente isolata. Ma contando che delle 202 milioni di dosi di vaccino che spettano all’Italia entro i primi tre mesi dell’anno nuovo ne arriveranno appena 10 milioni, l’impatto ancora incerto della variante inglese e la progressiva revoca delle misure di contenimento del virus, forse bisognerebbe rivalutare la gestione della pandemia. Lo afferma la Fondazione Gimbe.
da POLITICA ITALIANA 23 DICEMBRE 2020 11:44
di Annalisa Girardi
Continua a rallentare la curva epidemiologica. Nell’ultima settimana sono diminuiti i nuovi casi di coronavirus, con un conseguente calo di pressione sugli Ospedali. Tuttavia la situazione rimane critica: sia l’area medica che le terapie intensive sono ancora oltre la soglia di saturazione rispettivamente in 9 e 8 Regioni e sebbene il numero dei decessi scenda lievemente si registrano comunque quasi 4 mila morti in una settimana. Tutte le speranze si concentrano sui vaccini, ma delle 202 milioni di dosi che spettano all’Italia, entro i primi tre mesi dell’anno nuovo ne arriveranno appena 10 milioni. Entro giugno se ne attendono 22,8 milioni. Ancora troppo poche per considerarci fuori emergenza: e con la progressiva revoca delle misure di contenimento del virus e l’impatto ancora incerto della variante inglese, forse bisognerebbe rivalutare la gestione della pandemia. A suggerirlo è la fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario e che dall’inizio dell’emergenza monitora la situazione epidemiologica.
I dati dell’ultima settimana sul Covid
Nella settimana tra il 16 e il 22 dicembre, rispetto al precedente periodo preso in esame, Gimbe rileva una lieve flessione dei nuovi casi, mentre rimangono sostanzialmente stabili quelli testati. Si riduce quindi il rapporto tra positivi e casi testati. Diminuiscono anche gli attualmente positivi e sono sempre meno i ricoveri di pazienti sintomatici. Scendono finalmente anche i decessi. Ecco i dati di questa settimana:
Decessi: 3.985 (-13,7%)
Terapia intensiva: -316 (-10,5%)
Ricoverati con sintomi: -2.394 (-8,8%)
Nuovi casi: 106.794 (-5,6%)
Casi attualmente positivi: -61.348 (-9,2%)
Casi testati +2.889 (+0,6%)
Tamponi totali: 28.289 (+2,6%)
Secondo il Presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, i dati dell’ultima settimana dimostrano “che la frenata del contagio è sempre meno evidente, come documentato dalla stabilizzazione del rapporto positivi/casi testati e positivi/tamponi totali, dalla modesta riduzione dell’incremento percentuale dei casi totali e dalla lieve flessione dei nuovi casi settimanali”.
Le misure di contenimento del virus stanno esaurendo i loro effetti
Nelle Regioni la situazione è piuttosto eterogenea, ma i ricercatori evidenziano che in tutto il territorio nazionale le misure di contenimento del virus stiano esaurendo i loro effetti. Renata Gili, responsabile di ricerca sui servizi sanitari di Gimbe, sottolinea che “l’incremento percentuale dei casi, che la scorsa settimana era in flessione in tutto il Paese, questa settimana ha invertito la tendenza in 6 Regioni”.
L’impatto del Covid su ospedali e terapie intensive
Come abbiamo detto per quanto riguarda i ricoveri, i dati della fondazione evidenziano la lenta discesa delle curve. Anche se l’occupazione di posti letto da parte dei pazienti Covid è ancora oltre il 40% in area medica, cioè oltre la soglia critica, in ben 9 Regioni, e oltre il 30% nelle terapie intensive di 8 Regioni. La curva dei decessi, però, finalmente sale in maniera meno ripida, anche se i numeri continuano a essere elevatissimi.
Il vaccino contro il coronavirus
Al di là dei dati del monitoraggio settimanale, Cartabellotta sottolinea come nei prossimi mesi i fattori che influenzeranno l‘evoluzione della pandemia in Italia saranno l’avvio della campagna vaccinale e la variante inglese recentemente isolata. Per quanto riguarda la campagna vaccinale, “al momento è possibile solo fare previsioni di massima rispetto al raggiungimento di una copertura vaccinale del 60-70% della popolazione”, evidenzia ancora il presidente della fondazione. Il piano strategico redatto dal ministero della Salute tiene conto di 202 milioni di dosi disponibili, ma prima che gli accordi preliminari di acquisto si concretizzino in forniture bisognerà comunque attendere il completamento degli studi clinici in corso, così come sarà necessario sottoporre all‘Ema (Agenzia europea del farmaco) tutta la documentazione fornita dalle aziende produttrici.
Ricapitolando, sull’approvazione dei vaccini pesano una serie di elementi. Per prima cosa le dosi certe sono poco più di 10 milioni entro marzo 2021 e 22,8 milioni entro giugno 2021: si tratta di quelle del vaccino Pfizer-BioNTech, approvato dall’Ema lo scorso 21 dicembre, e quelle di Moderna che dovrebbe invece ricevere il via libera il prossimo 6 gennaio. Per quanto riguarda invece AstraZeneca e Johnson & Johnson, i vaccini sono in fase di revisione clinica: ciò significa che l‘Ema sta valutando i dati man mano disponibili, ma nessuna di queste due aziende ha finora recapitato la documentazione completa per l’approvazione condizionata. CureVac, da parte sua, ha annunciato lo scorso 14 dicembre l’arruolamento del primo paziente nello studio di fase 3, mentre Sanofi-GSK ha comunicato che la consegna delle dosi slitterà al 2022.-
La variante inglese del Sars-Cov-2
Per quanto riguarda la variante inglese, questa in realtà era stata isolata già ai primi di ottobre, anche se la notizia è stata resa nota solamente lo scorso 14 dicembre. Il 18 dicembre poi, il comitato di esperti che supporta il Governo Britannico nella gestione dell’emergenza, ha pubblicato un documento in cui affermava che “esistono moderate evidenze di una sostanziale maggior trasmissibilità rispetto ad altre varianti”. Ma, come ribadito anche dal Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dal report del governo inglese sulla variante scoperta, oggi le evidenze disponibili non ci permettono di trarre conclusioni definitive. Specialmente per quanto riguarda i meccanismi che determinerebbero una maggiore trasmissibilità, sulle conseguenze della severità della malattia (cioè sull’ipotesi di una mortalità più elevata, ad esempio), o ancora sulla resistenza al vaccino. Su questo ultimo punto Pfizer-BionTech e Moderna stanno lavorando a una valutazione che richiederà circa 2 settimane.
“Considerato che le risposte a questi interrogativi non arriveranno in tempi brevi occorre rivalutare complessivamente il piano di gestione pandemica, rafforzando ulteriormente le misure di contenimento dell’epidemia, incluso il tracciamento dei casi positivi alla nuova variante”,commenta Cartabellotta. Anche l’Oms e l’ECDC hanno raccomandato di aumentare gli sforzi per prevenire la diffusione della variante, attraverso le attività di testing & tracing, ma anche continuando con il pieno rispetto delle misure di protezione, in primis il distanziamento e l’uso delle mascherine.