Tutto come previsto: Palazzo Madama ha dato il via libera al dl aiuti attraverso il voto di fiducia ma i senatori del M5S non hanno partecipato al voto aprendo di fatto una crisi politica.
Ore 19:20 – Il premier subito al Quirinale per dimettersi
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è giunto al Quirinale. Pochi minuti fa il premier ha annunciato ai ministri che sarebbe salito al Colle per rassegnare le sue dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ore 19:15 – Il Pd: «Governo riparta, non possiamo permetterci crisi»
«Ora solo al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi». Così il Pd.
Ore 19:08 – Renzi: «Lavoriamo a Draghi bis»
«Draghi ha fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi. I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi»: questo il primo commento del leader di Italia Viva Matteo Renzi.
Ore 19:04 – Meloni: «Niente scherzi, ora il voto»
«Niente scherzi, questa legislatura è finita» ha detto la presidente di FdI Giorgia Meloni. «Ora si vada al voto io sono pronta a governare. Noi vogliamo battere il Pd, spero anche gli altri partiti del centrodestra».
Ore 18:58 – Mercoledì Draghi alle Camere
Mercoledì Draghi si presenterà alle Camere per una comunicazione sugli sviluppi e le conseguenze della crisi. Martedì il premier è atteso in Algeria per un vertice intergovernativo.
Ore 18:47 – Draghi: «Venuto meno il patto di fiducia»
Ecco il testo della comunicazione fatta da Draghi in Cdm: «Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani».
Ore 18:45 – Draghi si è dimesso
Il presidente del consiglio Mario Draghi si è dimesso: ne ha dato comunicazione il premier in consiglio dei ministri
Ore 18:38 – Borsa di Milano peggiore d’Europa: -3,4%
Chiusura in calo per le Borse europee ma sopra i minimi di seduta, con Milano maglia nera zavorrata dalla crisi politica interna. A Piazza Affari il Ftse Mib ha perso il 3,44%, ai minimi da metà novembre 2021 con la quarta seduta negativa consecutiva, quando a Parigi il Cac40 e’ sceso dell’1,41% e a Francoforte il Dax40 dell’1,86%. I mercati azionari hanno ancora risentito del dato sull’inflazione Usa di ieri, salito ai massimi dal 1981, e iniziano a scontare la possibilità che – dato per assodato un rialzo di 75 punti basi nella prossima riunione della Federal Reserve – la banca centrale Usa possa essere ancora piu’ aggressiva e procedere a un rialzo di 100 punti base
Ore 18:22 – Letta: «Il governo vada avanti con lo stesso formato»
«Credo che per l’interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti con lo steso perimetro e nello stesso formato»: Lo ha detto il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, arrivando a Portonovo di Ancona, commentando la crisi dell’Esecutivo dopo lo strappo in Senato del M5s. «Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua – ha aggiunto Letta – Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea».
Ore 17:51 – Consiglio dei ministri alle 18.15, Draghi non si è dimesso
Il consiglio dei ministri è stato riconvocato alle 18.15 da Mario Draghi. Secondo alcune indiscrezioni il premier durante il colloquio con Mattarella non avrebbe presentato le sue dimissioni ma riflette sul da farsi. C’è comunque attesa per le comunicazioni che il presidente del consiglio si appresta a fare.
Ore 17:43 – Castellone (M5S): «Disponibili a votare fiducia a Draghi»
«La linea è quella che seguiamo dal non voto in cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo» in una eventuale verifica «a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback». Lo dice la capogruppo del M5S Maria Domenica Castellone nella diretta de La7 con Enrico Mentana. «Noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo ma non permettiamo che si smantellino nostre misure», aggiunge.
Ore 17:02 – Conte: «Risposte vere o nessuno avrà nostri voti»
Giuseppe Conte (e con lui il M5S) è intenzionato a non recedere: «Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti» ha detto l’ex premier ai cronisti.
Ore 16:57 – Il post del compagno della ministra Dadone
Una ministra Fabiana Dadone nei panni di contestatrice e «guastatrice» di Mario Draghi: così se la immagina il suo compagno che ha postato su twitter un fotomontaggio. L’immagine è quella della contestazione subita da Draghi quando era presidente della Bce: in quella occasione una attivista balzò in piedi su una scrivania lanciando in aria dei fogli sotto lo sguardo stupefatto di Draghi. Nel fotomontaggio il volto della attivista è stato sostituito con quello della ministra M5S.
Ore 16:50 – Conte: «La crisi? Forzatura compiuta da altri»
«Il M5s ha dato sostegno a que
sto governo sin dall’inizio con una votazione» e i con i «pilastri della della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione» di quella pagina «è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto». Così il leader del M5s Giuseppe Conte uscendo da casa sua.
Ore 16:29 – Bonomi: «Incredulità per gli sviluppi politici»
«Assistiamo con totale incredulità a sviluppi politici che palesemente ignorano sia gli impegni che il Governo ha assunto con la sua maggioranza e con il Paese, sia l`emergenza della situazione internazionale e il ruolo di primo piano del governo italiano in Europa e nella Nato. Sono manifestazioni di totale irresponsabilità che ci lasciano senza parole».
Così il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi a margine dell`Assemblea di Confindustria della Valle d`Aosta
Ore 16:11 – Draghi-Mattarella: incontro di un’ora
È durato circa un’ora il colloquio tra Mario Draghi e Sergio Mattarella. Al termine dell’incontro il premier è rientrato a Palazzo Chigi.
Ore 15:46 – «Grillo in linea totale con Conte»
Beppe Grillo sta sentendo i suoi e anche con Conte i contatti sono continui. E, secondo l’agenzia Adnkronos, «è in linea totale» con l’ex premier. A convincerlo «l’insofferenza toccata con mano nel blitz a Roma – spiega un volto noto del Movimento – ha capito che non ne potevamo più. E anche la base: Grillo ha fiuto oltre ad avere un occhio attento sui commenti sui social. Ha capito che la base è insofferente né più né meno di noi parlamentari». Già nei giorni scorsi aveva ragionato sull’ipotesi di appoggio esterno,man mano poi si è sempre più convinto. «A Roma non ho visto entusiasmo, non c’era più – si è confidato con alcuni fedelissimi – dobbiamo ritrovarlo, altrimenti il Movimento è fottuto…».
Ore 15:25 – E Bruxelles taglia le stime di crescita per l’Italia
Proprio nelle ore in cui il governo Draghi entra nella sua fase più difficile, la Ue ha tagliato le previsioni di crescita per l’Italia. Secondo Bruxelles l’andamento dell’economia sarà da «montagne russe»: nel 2022 le stime per l’Italia vengono ritoccate addirittura verso l’alto (da 2,4 a 2,9) ma il pil frenerà bruscamente nel 2023 fermandosi a 0,9 rispetto all’1,9 precedentemente stimato.
Ore 15:15 – Passa la fiducia, Draghi lascia Palazzo Chigi
Il Senato ha approvato la fiducia al dl aiuti (172 sì, 39 no). Nessun senatore del M5S ha partecipato al voto. Immediatamente dopo il premier Mario Draghi ha lasciato Palazzo Chigi diretto al Quirinale. Il consiglio dei ministri convocato per le 15.30 è stato annullato.
Ore 15:12 – Giorgetti: «Governo finito? Ci sono i supplementari…»
«Governo finito? Beh, ci sono sempre i tempi supplementari…». Così il ministro per lo sviluppo Economico, il leghista Giancarlo Giorgetti intercettato dai cronisti nei pressi del Senato.
Ore 15:06 – Alla prima chiama M5S compatti: nessuno vota
Alla prima chiama comportamento compatto del gruppo M5S: nessuno dei senatori ha votato. Assente tra gli altri anche il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli.
Ore 14:49 – Cosa può succedere adesso
Cosa può succedere adesso? Tecnicamente il gesto dei senatori M5S non significa una bocciatura del provvedimento (il dl aiuti è destinato a passare) ma lo «strappo» politico è evidente. Draghi potrebbe dunque incontrare di nuovo Mattarella nelle prossime ore. Tra le ipotesi che trapelano da fonti del Quirinale, un rinvio alle Camere del governo per una nuova fiducia: un modo per fare sì che i partiti si assumano le loro responsabilità.
Ore 14:34 – Via al voto al Senato
Concluse le dichiarazioni, sono cominciate le operazioni di voto al Senato sulla fiducia posta dal governo al dl aiuti. Il voto avviene attraverso la chiamata nominale. L’esito arriverà nel giro di un paio d’ore.
Ore 14:31 – Meloni: «Basta giochi di palazzo. Al voto»
«Basta liti e giochi di Palazzo sulla pelle dell’Italia e degli italiani: abbiano il coraggio e la dignità di presentarsi al cospetto dei cittadini». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni
Ore 14:23 – Il M5S conferma: «Non partecipiamo al voto»
«Non partecipiamo al voto su questo provvedimento. Non ne condividiamo nè parte del merito nè il metodo»: così la capogruppo M5S al Senato Mariolina Castellone ha ufficializzato la posizione del suo gruppo sul voto di fiducia. Castellone ha in precedenza rivendicato gli obiettivi raggiunti grazie al M5S e lamentato che i provedimenti pentastellati sono stati sottoposti a un processo di smantellamento. Urla e applausi hanno fatto seguito all’intervento della senatrice.
Ore 14:15 – Fontana: «I governatori della Lega sono con Salvini»
Il presidente della Lombardia Attilio Fontana oggi smentisce quanto emerso ieri, ossia che ci sia una linea dei governatori leghisti come lui e Luca Zaia diversa da quella del segretario Matteo Salvini: «Nessuna linea dei governatori, siamo assolutamente in linea con quello che dice il segretario e la Lega, mi sembra che quanto richiesto sia assolutamente logico. Quindi meglio assolutamente in questo caso le urne». (Stefania Chiale)
Ore 14:12 – Anche Forza Italia con Draghi. «E i M5S si dimettano»
«Noi rivendichiamo la nostra coerenza e quindi non faremo capricci su un decreto che stanzia miliardi per famiglie e imprese», afferma la capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini, in dichiarazione di voto sulla fiducia. Per Bernini si è assistito a «due giorni di non lucida follia che hanno un nome e un cognome: Movimento 5 stelle. Immagino che ora il ministro D’Inca’ trarrà le debite conseguenze come i suoi colleghi ministri e sottosegretari» e si dimettano
Ore 14:06 – La Lega conferma la fiducia a Draghi
Paolo Tosato a nome della Lega conferma la «fiducia al governo perché i provvedimenti contenuti nel decreto sono necessari. Togliere la fiducia è una scelta legittima, farlo su questo provvedimento è da irresponsabili», dice in Aula in dichiarazione di voto sulla fiducia posta dal governo sul decreto Aiuti.
Ore 13:36 – Tassisti in piazza, la Lega è con loro
Fuori dai palazzi della politica continua a tenere banco la questione dei taxi. Un cordone di polizia in tenuta antisommossa si è posto di fronte a centinaia di manifestanti che protestano animatamente in via del Corso per lo stralcio dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza. Stralcio che è stato nuovamente richiesto dalla Lega, schieratasi dalla parte dei tassisti.
Ore 13:25 – Renzi: «Draghi vada avanti, i ministri M5S si dimettano»
Matteo Renzi ha chiesto che Mario Draghi continui la su azione di governo ma nel contempo che i ministri M5S si dimettano. «La situazione che si è creata pone l’esigenza di lanciare da quest’aula un appello alla responsabilità con un destinatario che è il presidente del Consiglio Mario Draghi e nessun altro». E a proposito del premier il leader di Italia Viva ha aggiunto: «Nulla in questo momento giustifica la fine dell’esecutivo». E sui Cinquestelle: «È legittimo aprire una crisi di governo da parte M5S, ma se si decide di non votare la fiducia allora si firma la lettera di dimissioni di ministri e sottosegretari».
Ore 12:52 – Il governo ha posto la questione di fiducia, al Senato
Il governo ha ufficialmente posto la questione di fiducia al Senato sul decreto Aiuti, sullo stesso testo già licenziato dalla Camera.
Il voto è atteso tra due ore e mezza circa.
I 5 Stelle non dovrebbero partecipare al voto, come annunciato ieri.
Ore 12:48 – Decaro (Anci), preoccupazione per tensioni politiche e rischi di instabilità
In merito alla situazione politica il presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani, Antonio Decaro, ha dichiarato: «Con il massimo rispetto per la dialettica politico-parlamentare, dobbiamo però esprimere grande preoccupazione per le tensioni di queste ore e il rischio di una crisi di governo che inevitabilmente aprirebbe una stagione di instabilità. L’Italia si trova già ora nel pieno di una grave crisi economica e internazionale, e i prossimi mesi saranno decisivi per garantire il buon esito degli investimenti del Pnrr. Come sindaci – ha continuato- sappiamo bene che la fiducia degli italiani nel futuro e verso le istituzioni è un patrimonio prezioso che non va disperso, ci auguriamo che questa consapevolezza animi le scelte politiche di tutti nei prossimi giorni».
Ore 12:45 – Lega: «Lavoriamo a scelta unitaria centrodestra per il bene dell’Italia»
«Siamo stupiti e preoccupati. Dopo un anno e mezzo di sostegno leale della Lega al governo in una fase di emergenza, siamo costretti a perdere tempo in Parlamento con i “no” dei 5Stelle e una sinistra che si occupa di droga libera e cittadinanza agli immigrati. Non si può andare avanti così per mesi, con milioni di italiani che hanno problemi con stipendi, pensioni e bollette. Attendiamo le prossime ore, la Lega lavorerà per una scelta unitaria del centrodestra per il bene del Paese. Piuttosto che perdere mesi preziosi con inutili e logoranti tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani». Il segretario Matteo Salvini ha ascoltato gli interventi di tutti i dirigenti, critici con 5Stelle e PD che da mesi bloccano le attività di governo e Parlamento. Lo si apprende da fonti della Lega.
Ore 12:30 – Sala: «Spero che Draghi vada avanti, senza farsi sfilacciare»
Il sindaco di Milano Beppe Sala, che oggi ha incontrato il leader del Pd, Enrico Letta, si è augurato che il governo guidato da Mario Draghi continui – ma a fronte di una volontà chiara del Parlamento che gli eviti «sfilacciamenti». La speranza, quindi, è che «il governo riesca ad andare avanti, non auguro all’amico Draghi di farsi sfilacciare. Ci deve essere una volontà del Parlamento. Mi auguro che vada avanti e mi chiedo anche che italiano o che italiana oggi potrebbe prendersi l’onere di quello che sta facendo Draghi e di mantenere il nostro Paese in un alveo europeista».
Ore 12:25 – Fratelli d’Italia: «Irresponsabile non andare al voto»
Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia — unico partito, fino a ieri, all’opposizione del governo Draghi — sono tornati ora a chiedere che la crisi porti allo scioglimento delle Camere, e a nuove elezioni.
«L’irresponsabilità è di quelle forze politiche che pur se incompatibili tra loro, dal 2018 e in più occasioni, si sono messe insieme per evitare di ridare la parola al popolo italiano», ha detto Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia. «Ed è patetico il tentativo del M5s di aggirare il voto sul Dl Aiuti al Senato».
Ore 12:11 – La nota di Berlusconi: «M5S ha voltato le spalle agli italiani»
Poco dopo mezzogiorno arriva una nota del presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi: «Da troppo tempo, prima con finalità di logoramento e poi con un atteggiamento distruttivo – si legge –, il M5S sta compromettendo l’esistenza stessa del governo». Una «strategia irresponsabile – continua la nota – della quale i cittadini sono spettatori attoniti». Poi la conclusione: «Il Movimento ha deciso di voltare le spalle agli italiani».
Berlusconi ribadisce poi la sicurezza sui numeri e il fatto che le urne non spaventino il suo partito. E chiarisce: «Forza Italia, in continuità con l’atteggiamento di responsabilità che ha sempre contraddistinto la sua azione, attende con rispetto le determinazioni del Presidente Draghi e le indicazioni che darà il Capo dello Stato».
Ore 11:54 – Intanto, il Movimento 5 Stelle perde una senatrice
Mentre si prepara il voto, in Aula, il Movimento 5 Stelle perde una senatrice. Si tratta di Cinzia Leone, che — «delusa da Conte» e «frustrata dalle politiche del mio ex partito» — ha deciso di passare al gruppo di Di Maio.
Il gruppo di Conte, in Senato, scende dunque a quota 61, al pari della Lega.
Ore 11:50 – Renzi e l’appello a Mario Draghi
«Farò un appello a Mario Draghi: parli al Paese dicendo le cose che vanno fatte da qui alle elezioni e vada avanti senza i grillini. Basta coi ricatti dei 5 Stelle, torniamo a correre». A scriverlo su Facebook è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che dà appuntamento ai suoi follower per una «diretta dal Senato, alle 13».
Ore 11:44 – La Commissione Ue: «Seguiamo l’Italia con preoccupato stupore»
Il commissario all’Economia della Commissione europea, Paolo Gentiloni, ha detto che l’Europa sta seguendo la crisi politica in Italia con «preoccupato stupore».
«Parlo spesso di acque agitate», ha detto. «In queste acque agitate con guerra, alta inflazione, rischi energetici, tensioni geopolitiche la stabilità è un valore in sé e penso che in questo momento serva coesione e non procurare instabilità: quindi noi seguiamo l’evoluzione della situazione italiana ovviamente con tutto il distacco del caso dal punto di vista ufficiale. Dal punto di vista personale il distacco è un po’ più relativo, ma comunque la seguiamo direi con preoccupato stupore».
Ore 11:17 – Fallisce la mediazione di D’Incà
Dopo un confronto tra il premier Mario Draghi e il ministro D’Incà, è fallita la mediazione che prevedeva di non arrivare a un voto di fiducia, oggi.
Draghi ha indicato come unica via percorribile la richiesta di fiducia al Senato sul Dl aiuti: e la fiducia sarà posta al termine della discussione generale.
Ore 10:59 – Cosa sta succedendo, al Senato
(Monica Guerzoni) Fermare in extremis la crisi di governo, salvare l’esecutivo di Mario Draghi e scongiurare le elezioni anticipate in un momento di emergenza internazionale.
È il tentativo del Ministro per i rapporti con il parlamento Federico D’inca, che sta provando l’ultima difficile mediazione tra Palazzo Chigi il Quirinale e via di campo Marzio, quartier generale di Giuseppe Conte.
L’idea è quella di far passare il decreto aiuti al Senato senza porre la questione di fiducia.
Un escamotage tecnico, reso possibile dal fatto che al Senato, a differenza della Camera, i tempi dell’esame in Aula del provvedimento sono contingentati anche per i decreti legge, il che renderebbe possibile l’approvazione del decreto entro la scadenza del 16 luglio.
L’esponente del movimento è fiducioso, ma da Palazzo Chigi filtra scetticismo perché il problema politico posto da Giuseppe Conte resterebbe: Draghi non è disposto a guidare un non-governo, ostaggio dei partiti e del richiamo elettorale delle urne.
Ore 10:42 – Di Maio: «I dirigenti del Movimento pianificavano la crisi da mesi»
La fonte ha tutte le caratteristiche per essere molto ben informata, essendo stata, fino a pochi giorni fa, al centro di quel partito.
Secondo Luigi Di Maio, ex capo politico dei 5 Stelle, ora fuoriuscito dal Movimento, «i dirigenti M5s stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi».
Secondo Di Maio, quegli stessi dirigenti «sperano in nove mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale».
Ore 10:40 – Italia viva critica la mossa di D’Incà
Italia Viva ha criticato il tentativo di D’Incà di trovare una «via d’uscita» alla crisi «all’insaputa» di Mario Draghi.
«Trovo veramente incredibile che il Ministro dei rapporti con il Parlamento del M5S, all’insaputa del Presidente del Consiglio Draghi, convochi i capigruppo di maggioranza al Senato, per chiedere se sono d’accordo a votare il dl Aiuti senza mettere la fiducia, esaminando i singoli emendamenti e mettendo a rischio più di 24 mld di aiuti agli italiani», ha detto il capogruppo al Senato di IV, Davide Faraone.
«Tutto questo solo per evitare che il suo partito diserti il voto di fiducia con le conseguenze naturali che questo gesto comporterà: la crisi di governo. Mai prendersi le proprie responsabilità. Non c’è nulla di serio in questo loro comportamento».
Ore 10:34 – Letta: «La decisione del M5S ci divide, se altri partiti si sfilano…»
«La decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambia lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra: è una scelta che ci divide. Noi oggi voteremo convintamente la fiducia»: a dirlo, durante un punto stampa a Milano, è il segretario del Pd, Enrico Letta. Che aggiunge anche come, «se altri partiti si sfileranno, la parola tornerà agli italiani. E noi siamo pronti a prepararci per questa campagna elettorale».
Ore 10:15 – L‘ipotesi di un voto senza fiducia
Secondo alcune fonti, sarebbe attualmente in corso un tentativo di mediazione per evitare un voto di fiducia sul Dl Aiuti.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento, il pentastellato Federico D’Incà (che ieri nella assemblea dei parlamentari M5s ha espresso la sua contrarietà alla linea decisa dal Movimento) avrebbe avuto un confronto con i capigruppo di maggioranza al Senato, avanzando l’ipotesi di procedere con il voto finale sul dl Aiuti, nello stesso testo licenziato dalla Camera, senza ricorrere al voto di fiducia.
Due i nodi: uno politico (i 5 Stelle non uscirebbero fisicamente dall’aula, ma la crisi politica della maggioranza è ormai esplosa), l’altro legato al decreto.
Tutti gli emendamenti presentati al testo, senza fiducia, dovrebbero essere votati e tra le proposte di modifica ve ne sono alcune a firma M5s.
Dunque, per procedere al voto senza fiducia, dovrebbe essere raggiunto un accordo «blindato», che assicuri il via libera al decreto prima di dopodomani, pena la decadenza. I 5 stelle potrebbero sostenere il provvedimento votando le norme su cui sono a favore, e magari astenersi sulle norme sull’inceneritore.
Ore 10:11 – Berlusconi riunisce lo stato maggiore di Forza Italia
Silvio Berlusconi ha riunito lo stato maggiore di Forza Italia, in vista della discussione al Senato e degli scenari politici che potrebbero derivare dalle eventuali dimissioni di Draghi di fronte al mancato voto dei 5 Stelle alla fiducia sul Dl Aiuti.
Alla riunione, in videoconferenza, sono presenti il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani e i capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Annamaria Bernini e Paolo Barelli.
Ore 09:45 – Castaldi: «Per noi non c’è nessuna crisi di governo, noi ci siamo»
Il senatore del Movimento 5 Stelle, Gianluca Castaldi, ha dato a SkyTg24 una dichiarazione solo apparentemente sorprendente.
«Per noi non c’è nessuna crisi di governo, noi ci siamo», ha detto.
Sembra dunque emergere lo scenario del «pasticcio», di cui parlava Roberto Gressi qui:
«“Che problema c’è? Ci limitiamo a uscire dall’Aula, visto che il regolamento del Senato, a differenza della Camera, non consente di votare la fiducia e dire no al provvedimento. Non ritiriamo i ministri, non chiediamo rimpasti, nemmeno la sostituzione dell’odiato Di Maio, di fiducie ne voteremo tante altre”.
Letta, Salvini, Renzi, lo stesso Di Maio, tanti altri e soprattutto Draghi gli hanno spiegato che non funziona così, non si può stare con un piede dentro e uno fuori, né è consentito il giochetto del: mi si nota di più se non vengo o se vengo e me ne sto da una parte?».
Ore 09:26 – Intanto, in Borsa
La Borsa di Milano ha aperto in ribasso, questa mattina: l’indice Ftse Mib cede l’1%, facendo peggio di tutti i listini europei.
Secondo gli operatori pesano anche le ipotesi di crisi di governo, con il Btp a 10 anni che sui mercati telematici cresce di 14 punti percentuali a un rendimento del 3,26%.
Lo spread con il Bund tedesco rimane piuttosto stabile rispetto all’avvio attorno ai 209 punti.
Ore 09:14 – Draghi bis? Elezioni? Cosa può succedere, ora
(Roberto Gressi) E allora, almeno sulla carta, quella che si apre oggi è una partita complessa, con molti scenari ipoteticamente sul tavolo, dove però quelli che prevedono un lieto fine passano per una strada stretta come un cunicolo.
Il pasticcio
È la soluzione che i Cinque stelle hanno a lungo accarezzato. Che problema c’è? Ci limitiamo a uscire dall’Aula, visto che il regolamento del Senato, a differenza della Camera, non consente di votare la fiducia e dire no al provvedimento. Non ritiriamo i ministri, non chiediamo rimpasti, nemmeno la sostituzione dell’odiato Di Maio, di fiducie ne voteremo tante altre. Letta, Salvini, Renzi, lo stesso Di Maio, tanti altri e soprattutto Draghi gli hanno spiegato che non funziona così, non si può stare con un piede dentro e uno fuori, né è consentito il giochetto del: mi si nota di più se non vengo o se vengo e me ne sto da una parte? Oltretutto sarebbe una mossa rischiosa, visto lo stato del Movimento: magari una fetta di senatori uscirebbe dall’Aula, un’altra voterebbe la fiducia, una terza si schiererebbe per il no.
Le dimissioni di Draghi
È l’ipotesi più accreditata qualora si accertasse che non ci sono le condizioni per proseguire. Come ha più volte chiarito, il premier non sarebbe disponibile a proseguire con una maggioranza diversa, per quanto solida nei numeri. Il presidente della Repubblica potrebbe chiedere al governo di restare in carica, (anche se c’è l’incognita su chi lo guiderebbe, non è facile immaginare Draghi che gestisce l’ordinaria amministrazione) e sciogliere le Camere. Dal decreto di scioglimento alle elezioni anticipate dovrebbero passare, per legge, non più di sessanta giorni. Significherebbe votare alla fine di settembre o a inizio ottobre, lasciando tempi davvero risicati ai vincitori per varare un esecutivo e fare di corsa la legge Finanziaria per evitare l’esercizio provvisorio.
Avanti un altro
Non è detto che l’uscita di scena di Mario Draghi porti alle elezioni anticipate senza passare dal via. Sarebbe uno smacco di caratura internazionale, ma il presidente della Repubblica avrebbe comunque il dovere di verificare se in Parlamento c’è una maggioranza che vuole proseguire fino al termine naturale della legislatura o almeno fino al varo della legge di Bilancio. Una maggioranza senza i Cinque stelle e ovviamente con Giorgia Meloni che non avrebbe nessuna intenzione di entrarci, comporterebbe comunque uno spostamento del baricentro, che metterebbe in difficoltà soprattutto il Pd. E qui siamo ai boatos, ma nei palazzi della politica già se ne parla. Rispunta l’ipotesi Daniele Franco, già accantonata quando si prospettava la possibilità che Draghi diventasse capo dello Stato. Ma fa capolino anche l’ipotesi istituzionale, chiamando il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. Per gli amanti dei precedenti: la XVI legislatura si sciolse il 22 dicembre del 2012, la XVII il 28 dicembre del 2017. Se anche la legislatura attuale si sciogliesse entro la fine di dicembre, fate voi i conti per la data delle elezioni: come già detto basta aggiungere un massimo di sessanta giorni.
14 luglio 2022 (modifica il 14 luglio 2022 | 20:55)