Nell’arco dei prossimi 10 anni l’Unione intende investire fondi per il cambiamento climatico. Ecco il Green Deal nel dettaglio. E che cosa comporta per i singoli Stati
di Francesca Basso inviata a Strasburgo
Quanti soldi saranno dedicati alla transizione verde europea che trasformerà la nostra economia per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050?
Green Deal
La riconversione dell’economia e del nostro stile di vita avrà un costo molto alto, ma non c’è alternativa se si vuole combattere il cambiamento climatico in corso. Per questo l’Unione europea ha lanciato il Green Deal, un piano per il clima che intende muovere mille miliardi nei prossimi dieci anni. Gli esperti dicono che probabilmente ne serviranno molti di più.
Dal 2021 al 2027
Questi mille miliardi sono il risultato di più azioni combinate che verranno presentate progressivamente nei prossimi mesi (ne sono state individuate cinquanta). Martedì 14 gennaio la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha presentato a Strasburgo al Parlamento europeo il Piano per gli investimenti per un’Europa sostenibile e il Meccanismo per la transizione giusta, con il quale Bruxelles prevede di muovere nel periodo 2021-2027 circa 100 miliardi.
Tre pilastri
Il meccanismo è costruito su tre «pilastri» di cui uno è il Fondo per la transizione giusta, che vale 7,5 miliardi. Poi ci sono circa 45 miliardi di finanziamenti per una transizione giusta mobilitati dal programma InvestEU (versione nuova del piano Juncker) e circa 25-30 miliardi attivati da un nuovo schema per i finanziamenti pubblici garantiti dalla Bei provenienti dal bilancio Ue. È previsto anche un intervento per creare un ambiente normativo favorevole agli investimenti verdi, in particolare una revisione in senso più flessibile delle regole sugli aiuti di Stato.
Come funziona
Il Fondo che insieme al Meccanismo rientra sotto il cappello della politica di coesione: per ogni euro del Fondo per la «transizione giusta», lo Stato membro dovrà affiancare da 1,5 a 3 euro provenienti dai fondi strutturali per lo sviluppo regionale (Fesr) e sociale (Fse) più il cofinanziamento nazionale. Quindi ad esempio per l’Italia, ai 364 milioni del fondo bisogna aggiungere 1 miliardo e 301 milioni tra fondi e cofinanziamento. Se poi si aggiungono il secondo e terzo «pilastro», in Italia si arriverà a muovere 4,8 miliardi sui 100 miliardi per tutta la Ue ipotizzati dal Meccanismo di transizione giusta. Sono stime della Commissione.
A cosa serve
Il Meccanismo per la transizione giusta è pensato per sostenere le aree più dipendenti dalle fonti fossili. Per questo noi riceviamo molto meno, ad esempio, della Polonia che incasserà 2 miliardi o della Germania (che ha ancora molto carbone e molta lignite) che prenderà 877 milioni. Quanto al contributo dell’Italia al fondo, pari a circa 900 milioni ovvero al 12% del Reddito nazionale lordo, rientra nelle regole del Bilancio Ue di cui siamo un contributore netto: versiamo più di quanto riceviamo indietro sotto forma di fondi strutturali. Il principio alla base della politica di coesione è aiutare le regioni più arretrate (ad esempio il nostro Sud), ma la nostra è pur sempre la terza economia della Ue e la seconda economia manifatturiera dietro alla Germania.
16 gennaio 2020 (modifica il 16 gennaio 2020 | 12:58)