Secondo l’ultimo Report Fiaso, il 72% dei ricoverati per Covid in terapia intensiva è composto da no vax, la metà dei quali godeva di buona salute e non aveva comorbidità prima di arrivare in ospedale. Aumenta fino all’86% il numero dei ricoveri pediatrici, in particolare dei bambini sotto i 4 anni.
da del 5 GENNAIO 2022 13:15
A cura di Ida Artiaco
In Italia nell’ultima settimana sono aumentati di oltre il 25% i ricoveri per Covid, con un incremento ancora più significativo dei pazienti pediatrici che in 7 giorni sono raddoppiati: i ricoveri di under 18 fanno registrare un’impennata dell’86%. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio relativo al periodo 28 dicembre – 4 gennaio realizzato dagli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso). La rilevazione è stata effettuata su un totale di 1.860 pazienti adulti e 123 pediatrici.
La situazione dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva
Tra i dati più interessanti, ci sono quelli che riguardano la tipologia di pazienti ricoverati in area medica e in terapia intensiva negli ultimi giorni. Per quanto riguarda i reparti ordinari, la presenza di pazienti non vaccinati è del 52% e per altro importante è anche la differenza di età fra vaccinati e non: i primi hanno in media 71 anni, i secondi 63 anni. Diverso anche lo stato di salute tra le due categorie: il 70% dei vaccinati ricoverati soffre di gravi patologie, mentre circa la metà dei pazienti non vaccinati (49%) era in completa buona salute prima del Covid.
Per quanto riguarda le terapie intensive, in una settimana la crescita nei reparti degli ospedali sentinella Fiaso è stata del 13%, più bassa rispetto a quella registrata nei ricoveri ordinari. La proporzione tra pazienti vax e no vax rimane stabile: i non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale. La metà di no vax, prima di finire in ospedale, godeva di buona salute e non aveva comorbidità. Il più giovane ha 18 anni, il più anziano 83 anni. Invece, i vaccinati in terapia intensiva sono il 28%: oltre due terzi sono affetti da altre gravi patologie che potrebbero aver determinato una ridotta efficacia del vaccino e per l’85% dei casi sono persone a cui sono state somministrate due dosi di vaccino da oltre 4 mesi e non hanno ancora ricevuto la terza dose.