Di 4500 emendamenti potrebbero restarne 700, i segnalati da maggioranza e opposizione, la metà a testa. La Lega rinuncia ai progetti di flat tax e persino ad abolire “lo spreco” del Reddito di cittadinanza. Iv taglia tutte le microtasse e punta ai soldi di Quota 100. Il Pd rivendica il metodo: “Nessuna tensione. Abbiamo ascoltato e proposto suggerimenti” per una manovra “più equa e con più crescita”
di Claudia Fusani da Tiscali,it del 20 novembre 2019
Non sarà sulla legge di Bilancio che cadrà, se dovrà cadere, il governo Conte 2. Al netto di eventuali “imprevisti” – così li definisce un senatore leghista – le migliaia di emendamenti presentati, dalle opposizioni ma soprattutto dalla maggioranza, non sono stati pensati per uccidere ma per “fare testimonianza”. “Bandierine” in omaggio ai rispettivi territori la maggior parte di quelli targati Pd. Vere e proprie “esche” quelli della Lega che, “in un clima di massima collaborazione e con intenti migliorativi”– come osserva con sorriso da gatto col sorcio in bocca il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, “possono tranquillamente essere votati da tutti”. Misure per la famiglia – dall’incremento del bonus per gli asili nido all’opzione donna, dalla riduzione Iva per pannolini e omogeneizzati al “sostegno per i nonni”, la vera new entry – e il pacchetto “cittadinanza responsabile e ambiente” che comprende gli incentivi (1500 euro) per acquistare auto non inquinanti e il sistema del vuoto a rendere (sconto per chi riconsegna la bottiglia di plastica): sono misure targate Lega ma potrebbero essere presentate da chiunque altro. “Rispettiamo l’impianto della manovra di questo governo, aggiungiamo qualcosa ma indichiamo anche dove recuperare i soldi, facciamo le cose per bene” rivendica Romeo. Non compare neppure la sognata flat tax. Solo un ritocchino a quella dell’anno scorso (fino a 65 mila euro) Dove sta il trucco? O magari la manovra di Gualtieri, con quei saldi, è anche l’unica possibile se si vogliono rispettare i parametri europei.
Intoccabili il Reddito e Quota 100
Sono pochi gli emendamenti interamente soppressivi/abrogativi (7 punti tra cui l’abolizione della plastic tax e della sugar tax e il ripristino delle deducibilità delle auto aziendali). La Lega non prova neppure ad abrogare il reddito di cittadinanza, che -un giorno sì e l’altro pure- è indicato come una vergogna imperdonabile. Così come il Movimento 5 Stelle non è disposto a retrocedere su Quota 100. Le misure bandiera che l’anno scorso portarono l’Italia sull’orlo del precipizio e che dopo un anno hanno rivelato il loro fallimento, restano intoccabili. La Lega si limita a sottrarre dal fondo del Reddito un miliardo circa di euro che sono quelli destinati ai centri per l’impiego che in un anno non hanno ancora impiegato nessuno. Soldi destinati alle altre proposte leghiste. La cosa che può fare più male, tra i 905 emendamenti presentati, è lo scudo penale per i manager Ilva. Sarebbe un guaio se l’immunità fosse approvata con i voti delle opposizioni in sostituzione di quelli, mancanti, dei 5 Stelle.
Ascoltati gli auspici
Pareva un assalto alla diligenza con 4550 emendamenti di cui quasi la metà presentati dalle forze di maggioranza: 921 del Pd, 435 del Movimento, 240 di Italia viva, 150 di Leu; 1.105 di Forza Italia, 905 della Lega e 523 di Fratelli d’Italia. In mezzo i 179 delle Autonomie e i 92 del gruppo Misto. “Se la correggono da soli la manovra” canzonava ieri Romeo al senato circondato dai senatori leghisti, “noi ci limitiamo a migliorarla”.
Invece si potrebbe realizzare quanto previsto dal Ministro Economico Roberto Gualtieri: “Nessuna preoccupazione, succede sempre così, ogni anno, ma poi alla fine si arriva al testo finale”. Come ha auspicato il premier Conte (“unità e spirito di squadra”) e come si è raccomandato il presidente Mattarella che anche ieri ha chiesto “una leale cooperazione e convergenza tra le istituzioni della Repubblica sugli indirizzi di bilancio”.
“Il metodo giusto” del Pd
Forse anche per mettere a tacere la sorpresa per i 921 emendamenti presentati dai suoi senatori (“ne ha presentati più il Pd della Lega, andiamo bene, si fanno opposizione da soli” l’ironia ieri mattina sui giornali e nei capannelli di deputati e senatori), ieri pomeriggio il segretario Dem è arrivato fino al Senato per chiarire la situazione. E dopo giorni di interviste per dire “andiamo avanti solo se si lavora, non per occupare poltrone” e rumours su una parte del Pd che vorrebbe andare a votare, Nicola Zingaretti ha voluto chiarire un volta per tutte la situazione. “Nessuna tensione, si tratta di giuste proposte di indirizzo – ha buttato acqua sul fuoco – ricordo che lo scorso anno la manovra fu approvata a scatola chiusa, un testo sconosciuto. Il Pd coordinerà il lavoro sugli emendamenti che sono tutti migliorativi del testo, questo è il metodo giusto”. Un crescendo, fino alla rassicurazione: “Vedrete, l’Italia ce la farà”. Dunque nessun “fuoco amico”, nè “assalto alla diligenza”. Il capogruppo Andrea Marcucci ha spiegato: “921 emendamenti sono il risultato di un confronto fattivo e dell’ascolto del paese perchè apprezziamo questa legge di bilancio che incentiva e sostiene la crescita, ha evitato 23 miliardi di aumento dell’Iva, contiene misure per la crescita, il lavoro e l’innovazione, finalizzate alla giustizia sociale ma anche alla qualità della crescita, tiene basso lo spread evitando miliardi di spese per interessi”.
Da 4500 a 700, gli emendamenti che restano
Alla fine saranno una qualche decina le correzioni “vere”. Quella che resteranno. La Commissione è intenzionata ad accogliere 700 emendamenti segnalati, 350 per le opposizioni e altrettanti per la maggioranza. Il Pd ha individuato cinque grandi capitoli su cui “è necessario” intervenire: impresa, enti territoriali, welfare e famiglia, correzioni green e ambiente. Per migliorare il capitolo impresa si punta sul potenziamento della nuova Sabatini per le pmi (da 97 a 150 milioni), sull’incremento (+ 100 milioni) del fondo di garanzia per l’accesso, la riduzione degli oneri a carico delle piccole e medie imprese per l’accesso al fondo di garanzia per il credito e il potenziamento di Confidi. Per gli enti territoriali si chiede di incrementare il fondo nazionale per i trasporti (50 milioni) e portare a 150 milioni (da cento) il fondo per le province destinato a scuole e strade. Altri 100 milioni dovrebbero andare al fondo di solidarietà comunale. Tra le misure per welfare e famiglia, si punta sul fondo per gli affitti (50 milioni), altri 50 sono destinati alla formazione specialistica dei medici e cento al Fondo per le non- autosufficienze. Poi ci sono le misure per favorire le assunzioni di donne vittime di violenza (10 milioni) e per finanziare il piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (10 milioni). Cento milioni sarebbero stati trovati per Venezia e per rifinanziare i Fondo per il dissesto idrogeologico. Circa 600 milioni di maggiori spese che trovano la copertura, ha spiegato il senatore Manca, “in uno dei Fondi di garanzia a disposizione del governo”.
Le minori entrate
Il fatto è che ci sono anche circa 400 milioni di minori entrare (anche questi coperti dallo stesso Fondo) dalle correzioni al famigerato capitolo green, quelle microtasse su plastica, zucchero e auto che hanno fatto diventare la legge di bilancio 2020 “la manovra delle tasse” anziché quella che “ha evitato nuove tasse per almeno 23 miliardi”. Le correzioni al capitolo green sono tutte finalizzate a diminuire la pressione fiscale che nel testo del governo arriva fino a circa un miliardo e mezzo. C’è la rimodulazione della plastic tax con l’imposizione che passerebbe da 1 euro per kg a 0,80 euro. Inoltre il tributo – così si legge nell’emendamento – non sarà applicato sui prodotti che contengono una quota di compostabile, che andrà ad aumentare nel corso degli anni (60% nel 2020, 70% nel 2021, 80% a nel 2022). Previsto anche il taglio della sugar tax, che passerebbe dagli attuali 10 euro a ettolitro a 8 euro, per prodotti finiti. Mentre per i prodotti che vanno diluiti il tributo passa da 0,25 euro a 0,20 euro. Sul capitolo auto aziendali, le modifiche presentate farebbero calare il gettito di 182 milioni nel prossimo anno. Alla fine tra maggiori spese e minori entrate ballano circa 900 milioni. Un po’ riduttivo considerare tutto ciò “semplice proposta migliorativa”.
Le “soluzioni” di Italia Viva
Il pacchetto di 240 emendamenti di Italia Viva è in assoluto il più radicale, come modifiche, tra quelli presentati. Nella maggioranza. E compete testa a testa anche con quelli della Lega. La “manovra” di Matteo Renzi taglia via tutte le tasse in più e recupera sei miliardi da Quota 100. Ne vorrebbe recuperare altri dai tagli alla spesa intermedia dei ministeri. E vorrebbe recuperare anche quelli destinati al Reddito e tornare al più equo e utile Reddito di inclusione (la misura per i poveri) ma sarebbe come mettere una rave nell’occhio all’ “alleato” 5 Stelle. E Renzi non cerca l’incidente per andare al voto. Non può che tenersi in quel territorio stretto tra la proposta e la provocazione necessaria per esistere. Italia viva rispolvera così anche i voucher di 10 euro per le famiglie (aboliti dal decreto dignità di Di Maio) che si avvalgono del lavoro di colf e badanti, giardinieri e baby sitter. C’è ovviamente lo scudo penale per l’Ilva (“ma il problema oggi non è lo scudo ma Mittal” ha detto Renzi). Sul rischio, reale, che una proposta di Iv sia votata dalla Lega e dalla opposizioni, l’ex premier spera in un “accordo di maggioranza blindato”.
Un vero sbloccacantieri
Anche perchè la vera carta shock se la tiene per dopo, per gennaio, magari dopo aver messo in cassaforte il voto in Emilia Romagna e la presidenza di Bonaccini (appoggiato da Iv) che ha non sta tranquillo ogni volta che un leader di centrosinistra parla e annuncia iniziative. Vedremo come andrà a finire la storia della plastic tax (anche le riduzioni proposte dal Pd non vanno bene al settore). Certo che non è stata d’aiuto la “nuova agenda per Conte” elencata domenica dal segretario Zingaretti dove è comparso all’improvviso lo “ius soli” (neppure culturae) per gli stranieri nati o vissuti in Italia fin da piccoli.
Anche Renzi ha una proposta per la nuova agenda di Conte: un decreto che faccia ripartire subito i cantieri bloccati da contenziosi con le ditte, fallimenti e altre burocrazie. “Il modello Expo” applicato al cantiere Italia che finalmente potrà spendere i 120 miliardi stanziati (la Lega dice 60, ma sono sempre tanti) ma congelati nel cassetto dalla burocrazia. Zingaretti ha liquidato ironico la proposta. “120 miliardi? Ammazza….”. Però il Pd ha proposto emendamenti per intervenire contro il dissesto idrogeologico. Così come sono spuntati fuori i soldi per i Vigili del fuoco.
L’ok di Bruxelles
A togliere la cappa di pesantezza sulla manovra ha contribuito anche Bruxelles. Oggi è in arrivo il via libera alla legge di bilancio, non ci saranno richieste di correzioni dei conti, nè rinvii a nuovi giudizi. Resta segnalato, e non potrebbe essere diversamente, “il rischio di deviazione significativa dagli impegni per il 2020 per quello che riguarda il debito”. Ma in sostanza il testo arrivato a Bruxelles con la firma di Conte e Gualtieri è “rispettoso delle regole”. Qualora il Parlamento dovesse stravolgere le misure, la Ue avrà modo di valutare e poi trarre le sue conclusioni la prossima primavera. Quando al timone ci sarà però Paolo Gentiloni.
L’anno scorso di questi tempi eravamo stati bocciati a più riprese, avevano sforato tutti i target, non si intravedeva una soluzione, lo spread saliva e si rischiava l’esercizio provvisorio. Quest’anno abbiamo, per ora, carta bianca anche sui 14 miliardi (0,2% del pil) di flessibilità richiesti e il deficit al 2,2% (per la Commissione è al 2,3). E la Commissione Van Der Leyen deve ancora, nei fatti, insediarsi e avviare quel cambiamento nelle regole di cui c’è assoluto bisogno.
Non è chiaro se sia in queste modifiche “l’anima” che Zingaretti ha chiesto al governo di cercare per andare avanti ma non per tirare a campare. Di sicuro, una volta in aula nero su bianco (il 3 dicembre per essere licenziata tra il 27 e il 28 dicembre), la manovra 2020 avrà fattezze e forme più chiare. E magari anche l’anima.