domenica, Marzo 29, 2020

Il “Cura Italia” non basta: ecco cosa chiedono i lavoratori, i sindacati e le aziende

Nelle memorie inviate al Parlamento per l’esame del dl, le categorie hanno messo in fila danni subiti e aiuti che non possono attendere oltre.

 

TiscaliNews

I lavoratori dipendenti, come gli autonomi, le banche come le aziende industriali, avvertono che lo sforzo fatto dal Governo, in particolare con il decreto ‘Cura Italia’, non basterà a sanare le ferite inferte dall’emergenza Coronavirus. Nelle memorie inviate al Parlamento per l’esame del dl, le categorie hanno messo in fila danni subiti e aiuti che non possono attendere oltre.

DECRETO INTEGRALE

LAVORATORI, CIG PER COVID PIU’ LUNGA, AIUTI ALLE COLF

I sindacati definiscono “troppo breve” il periodo di nove settimane di durata massima per la cassa integrazione. La Cisl propone di estenderla a “sei mesi”, la Uil chiede che i nove mesi possano essere almeno prorogati. Lamentano, poi, la mancata copertura per colf e badanti. Per la Cgil rappresenta una “criticità rilevante”. C’è preoccupazione per il destino dei precari, come fa notare la Banca d’Italia, che suggerisce un “incremento temporaneo della durata dei trattamenti Naspi”, ovvero di disoccupazione. Per il fronte sindacale, inoltre, lo stop ai licenziamenti ha efficacia già a partire dal 23 febbraio.

INDUSTRIALI, LO STOP AI LICENZIAMENTI NON VADA OLTRE

I desiderata dei lavoratori in fatto di licenziamenti, trovano però il muro della Confindustria, secondo cui la sospensione prevista per due mesi è già “molto drastica”. Il blocco, è la conclusione, resta giustificato solo se si ferma qua, un’eventuale estensione per viale dell’Astronomia non può quindi essere contemplata. Per gli industriali bisognerebbe, poi, evitare che siano le aziende a dover far fronte alle anticipazioni per la cassa integrazione. Folta è la lista dei pagamenti che andrebbero posticipati, inclusi i rinvii per la plastic e la sugar tax.

COMMERCIANTI, NIENTE SFRATTI E PIU’ SOLDI PER GLI AUTONOMI

Per gli artigiani non ci si può limitare a mettere in stand by i soli versamenti in scadenza a marzo. La Cna vuole che la sospensione arrivi fino a maggio, con un piano di restituzione non inferiore a 10 rate. Secondo Confcommercio va rivista al rialzo la soglia massima dei 2 milioni di ricavi per poter mettere in pausa le scadenze fiscali. Tra gli auspici anche un credito d’imposta per i canoni d’affitto anche per magazzini e laboratori. Ancora più netta la posizione della Confesercenti: stop agli sfratti. Intanto la Confartigianato ricorda che i tempi stringono: “bisognerà pensare da subito alla prossima e inevitabile proroga delle scadenze del 16 di aprile“. Tutte le associazioni sono d’accordo nel ritenere che i 600 euro previsti per gli autonomia sono “pochi”. In tutto ciò i commercialisti stimano un crollo del Pil fino al 70% per tutto il tempo del ‘lockdown’.

BANCHE, PIU’ GARANZIE STATALI O CREDITO PENALIZZATO

L’Abi, l’associazione bancaria italiana, reputa necessari degli aggiustamenti al decreto affinché le misure, oltre ad essere d’aiuto alle famiglie e alle imprese, “non penalizzino” il ruolo di leva all’economia proprio degli istituti di credito. Per palazzo Altieri la garanzia di Stato, attraverso la Cdp, alle imprese, anche quelle più grandi, deve essere rimpolpata: occorre aumentare “in modo significativo” la dotazione che oggi si ferma a 500 milioni di euro. Lo stesso vale per il Fondo di garanzia Pmi, il cui rafforzamento è ritenuto “fondamentale”.

TURISMO, IL GRIDO DI DOLORE DI ALBERGHI E TOUR OPERATOR. Se c’è un settore che non sarà risparmiato dalla crisi è proprio il turismo. Un fondo nazionale dedicato, la riduzione del carico fiscale che ricade sulle strutture e, trovando il coraggio per guardare avanti, anche un credito d’imposta per l’acquisto di viaggi presso agenzie italiane. Sono queste alcune delle proposte fatte da Federturismo. Ma sono tanti i gangli del comparto, i parchi divertimento ad esempio parlano del 2020 come della “peggior stagione di sempre”. Anche chi fattura d’estate non sta tranquillo, la Federbalneari chiede almeno l’abbassamento dell’Iva dal 22% al 10%.(ANSA).

27 marzo 2020

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