ROMA / CRONACA
I dati della polizia postale nella Giornata nazionale contro gli abusi sui minorenni. Il direttore Ciardi: «Adolescenti sempre più giovani si macchiano di reati di pedopornografia di solito imputati ad adulti»
di Rinaldo Frignani
Maggiore utilizzo della Rete nel corso della pandemia, anche con le lezioni in video e in dad, nonché per mantenere il contatto con gli amici, e più alto il rischio di finire vittime di pedofili. Secondo il Centro nazionale per il Contrasto alla pedopornografia online sono proprio i reati di sfruttamento sessuale dei minori commessi con social network, circuiti di file sharing e darknet quelli con gli aumenti percentuale più evidenti: +132% di casi trattati e +90% di indagati nel 2020, mentre già quest’anno il trend in non cala: fino ad aprile +70% di casi di pedopornografia e adescamento online rispetto all’anno precedente, con bimbi 0-9 anni agganciati su social, app di gioco e condotti «in relazioni tecnomediate di tipo abusante» da adulti senza scrupoli. In questo caso +372% per una fascia di età che dovrebbe essere invece sempre al sicuro, protetta dalla famiglia e guidata in ogni azione dalla supervisione adulta.
In questo senso, nella Giornata Nazionale Contro la Pedofilia, anche il cyberbullismo subisce l’effetto di innesco della pandemia e registra nel primo quadrimestre 2021 un incremento delle denunce del 96% (116 le denunce del 2020 contro 228 quelle del 2021) con una crescita pari al 126% per i bambini di età inferiore ai 13 anni. Negli ultimi 5 anni (2016-2020) il numero complessivo dei minori denunciati per aver commesso reati online è cresciuto ad un ritmo vertiginoso, con un incremento percentuale pari al 213% (dai 75 casi del 2016 ai 235 del 2020). L’età media dei ragazzi accusati di reati gravi come la pedopornografia si è abbassata di un punto, passando dai 16 ai 15 anni nel 2020 ed è in crescita l’interessamento di ragazzi anche non ancora imputabili. Nel 91% dei casi sono maschi che contribuiscono a far circolare materiale pedopornografico e che entrano nel circuito penale minorile con un’etichetta grave.
Secondo il Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni Nunzia Ciardi «La pandemia ha investito le vite di tutti noi, ci ha cambiato profondamente in un tempo brevissimo. I bambini hanno subito uno stravolgimento del loro mondo: sono stati tutti obbligati ad avvicinarsi alle nuove tecnologie per poter seguire l’attività scolastica, mantenere i rapporti con i compagni, poter sentire vicini i nonni.
«Il bilancio che possiamo fare oggi non è purtroppo positivo: bambini sempre più piccoli sono vittime di varie forme di aggressione online, e adolescenti sempre più giovani si macchiano di reati di pedopornografia di solito imputati ad adulti, nessuna retrocessione del cyberbullismo e delle violenze online tra coetanei».
Più in generale +77% nel corso dell’anno passato di reati online in danno di bambini e ragazzi: pedopornografia, adescamento online e cyberbullismo ma anche estorsioni sessuali, revenge porn e truffe. «Per i più giovani socializzare, innamorarsi, litigare, partecipare alle lezioni passa, per un lungo anno, soprattutto attraverso smartphone, tablet e pc – spiegano gli investigatori -. Questo attrae l’attenzione di adulti interessati ad interazioni sessuali in rete con bambini e adolescenti ed aumenta la circolazione di immagini pedopornografiche».
«La noia, la mancanza di prospettive, l’isolamento sociale, la monotonia trovano in rete il modo di esplodere in casi di diffamazioni e dispetti in rete tra coetanei – aggiungono –, senza contare l’influenza esercitata da un approccio sempre più precoce e massiccio alle nuove tecnologie, ai social, alla messaggistica rivela il suo lato oscuro anche in riferimento al rischio che i minori stessi siano autori di condotte gravi e lesive». Come gli adolescenti «che fanno circolare immagini sessuali di ex-fidanzatine, si scambiano file pornografici e immagini di abusi sessuali di minori, insultano e denigrano compagni e conoscenti».
5 maggio 2021 | 07:16