Sono ore decisive. L’azienda incontrerà i capi di gabinetto del ministero per discutere un possibile accordo sulla concessione. E Conte avverte: “O arriva una proposta di Aspi o c’è la revoca della concessione”. Attesa anche la riunione del Cda di Atlantia all’indomani della decisione della Consulta che ha giudicato ‘non illegittima’ l’esclusione dalla ricostruzione del ponte di Genova.
AUTOSTRADE GOVERNO MIT PONTE GENOVA GIUSEPPE CONTE
da aggiornato alle 10:5209 luglio 2020
© Marco Bertorello/AFP – Il nuovo ponte di Genova
AGI – Sono ore decisive per Autostrade. Si terrà oggi al Mit l’incontro tra Aspi e il governo. L’azienda incontrerà i capi di gabinetto per discutere un possibile accordo sulla concessione. Attesa inoltre la riunione del Cda di Atlantia all’indomani della decisione della Consulta che ha giudicato non illegittima l’esclusione della controllata Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi.
Su questo quadro pesano le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che suonano come un’ultimatum. Il dossier autostrade, ha detto il premier in un colloquio con La Stampa, “si trascina da troppo tempo, ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati”. Conte avverte: “Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche”. Il premier assicura che i tempi saranno brevissimi: “Entro questo fine settimana”.
Ma tra i partner della maggioranza c’è chi frena. È Matteo Renzi: per Autostrade, dice, “è il momento di passare dalle chiacchiere ai fatti. Dopo due anni non si può continuare ad urlare ‘revocheremo’ o ‘cacceremo i Benetton’. Perché è molto semplice, ma impossibile da farsi: basta col populismo degli annunci”. In un’intervista a ‘La Stampa’, il leader di Iv spiega che per il nuovo ponte di Genova “tutti sapevano che la gestione sarebbe andata ad Autostrade: era già previsto all’inizio del percorso. Ma ora basta con la politica dei rinvii. Non puoi dire ‘revoco’, lasciando aperta così a lungo la questione. In un senso o nell’altro le decisioni vanno assunte. Perché altrimenti rischiamo una doppia beffa: il ponte è ricostruito e il dossier resta aperto. E l’eventuale revoca si trasforma in un regalo per la proprietà”.
Dunque, secondo Renzi, “non si può continuare, ipocritamente, a fare la faccia contrita. Non si tratta di dare un giudizio sulla simpatia della famiglia Benetton. Atlantia, che controlla Aspi, ha molti progetti in Italia bloccati dall’incertezza normativa che viene da dichiarazioni di membri del governo. Un atteggiamento sbagliato”.
“Valuteremo le motivazioni quando potremo leggerle”, dice da parte sua l’ad di Aspi Roberto Tomasi, commentando la sentenza della Consulta che ha ritenuto legittima l’esclusione della società dalla ricostruzione del ponte di Genova, e sottolinea che il crollo del 2018 “è una tragedia immane ed è interesse della società che vengano individuate le cause e i responsabili. Ci ha spinto a cambiare profondamente e a mettere il meglio di noi stessi”. Intervistato da ‘La Stampa’, Tomasi sottolinea che in questi lunghi mesi “tutte le attività sono state improntate al massimo rigore, creando talvolta anche disagi agli utenti pur di intervenire con la massima efficienza, come sui ponti e viadotti”. Inoltre, aggiunge, “ci siamo avvalsi di società esterne, i nostri nuovi metodi di controllo sono stati sempre condivisi con il Mit che poi li ha adottati a livello nazionale”. Insomma, da quel 14 agosto di tre anni fa, “la società è totalmente cambiata” perché “abbiamo fortemente potenziato il piano di manutenzione e investimenti e continuato a gestire e ammodernare la rete” osserva l’ad di Autostrade per l’Italia.