Continua la caccia ai denari in chiave anti-pandemica, dopo il successo del Btp Italia. Nuovo titolo di 8-10 anni, in collocamento tra il 6 e il 10 luglio. Premio fedeltà legato alla progressione del Pil e cedole crescenti. Già allo studio una seconda emissione dopo l’estate
dell’08 Giugno 2020
MILANO – Si chiamerà Btp Futura il nuovo titolo di Stato che il Tesoro lancia per raccogliere risorse finalizzate a finanziare i provvedimenti del governo in chiave anti-pandemica.
Il nuovo Btp Futura
Sarà un Btp di durata di otto-dieci anni (la scelta definitiva sulla scadenza avverrà il 19 giugno) destinato espressamente agli investitori retail, i piccoli risparmiatori che hanno già risposto con una domanda record all’ultima edizione del Btp Italia anti-Covid. “Attualmente i piccoli risparmiatori sono detentori diretti dei titoli di Stato nell’ordine del 4%, mentre ai primi anni Duemila eravamo sopra il 10%”, ha ricordatoil dg del Tesoro, Alessandro Rivera, sottolineando che i bassi rendimenti e il collocamento di altri prodotti finanziari da parte degli istituti hanno eroso questa incidenza negli ultimi tempi (molti italiani posseggono Btp, ma indirettamente attraverso fondi, polizze, etf).
Il collocamento a luglio
I piccoli risparmiatori sono dunque la leva sulla quale il Tesoro vuole fare affidamento per diversificare i canali di finanziamento del bilancio pubblico, con le esigenze di chiedere denaro al mercato esplose per la pandemia. Il nuovo titolo sarà in collocamento tra lunedì 6 e venerdì 10 luglio, una finestra più ampia rispetto a quel che avviene solitamente nella prima fase di vendita dei Btp Italia (quella dedicata al ratail, cui fa seguito quella per gli investitori istituzionali che per il Btp Futura non ci sarà). Tutte le domande (previsto un lotto minimo di 1.000 euro) presentate saranno accontentate, ma il Tesoro avrà la possibilità di chiudere anticipatamente l’offerta qualora raggiunga i propri obiettivi di raccolta prima del previsto.
Durante la conferenza di lancio il capo del Debito pubblico presso il Dipartimento del Tesoro, Davide Iacovoni, ha spiegato che essendo un titolo nuovo e che gli investitori devono ancora conoscere sarebbe probabilmente eccessivo attendersi gli stessi numeri visti con l’ultima edizione da record del Btp Italia. Quanto alla possibilità di nuove emissioni, è data per assodata una riedizione del Btp Futura dopo le vacanze e potrebbero poi venirne altre. Il collocamento avverrà sul mercato di Borsa Italiana dedicato ai titoli di Stato (Mot) attraverso due banche dealers: Banca IMI e Unicredit. “Il Titolo – dettaglia il Tesoro – potrà essere acquistato attraverso gli stessi canali utilizzati dai risparmiatori retail per il Btp Italia rivolgendosi al proprio referente in banca o presso l’ufficio postale; per tenere conto delle attuali circostanze e per favorire la massima partecipazione dei risparmiatori, sarà possibile utilizzare anche il canale dell’acquisto online, mediante il proprio internet banking, se abilitato alle funzioni di trading”.
Il precedente del Btp Italia
L’ultimo Btp Italia, titolo a cinque anni con rendimento reale dell’1,4% e cedola semestrale, ha registrato un record di domande da parte delle famiglie: sugli oltre 22 miliardi collocati, 14 sono andati al retail. Dei quasi 384 mila contratti conclusi con il retail, il 60% è stato sotto i 20 mila euro, mentre se si considerano i contratti fino a 50.000 euro, si arriva circa all‘88 per cento del totale piazzato alle famiglie. Chiara quindi la mobilitazione dei “piccoli”. Il Tesoro ha ricostruito che la categoria degli “investitori individuali” è stata prevalente rispetto a quella del private banking (con una quota di rispettivamente 72 per cento e 28 per cento). All’interno della quota sottoscritta da investitori individuali, si stima che circa il 71 per cento abbia inoltrato l’ordine attraverso le filiali delle reti bancarie (sia recandosi fisicamente in filiale sia inoltrando l’ordine a distanza), mentre circa il 29 per cento attraverso l’home banking. Per quanto riguarda la ripartizione geografica degli ordini ricevuti durante la Prima Fase, la quasi totalità degli ordini risulta provenire da investitori domestici. Insomma, sembra proprio che il profilo sia stato quello del piccolo portafoglio che si è rivolto alle filiali di banca per sottoscrivere.
I nuovi meccanismi: premio in base al Pil
A differenza del Btp Italia, il Btp Futura sarà un titolo nominale con un meccanismo di cedole crescenti cosiddetto “step-up” (non c’è indicizzazione all’inflazione e le cedole cresceranno nel tempo). Il 3 luglio verranno indicate le cedole minime e la loro progressione, poi i dati verranno resi definitivi nell’ultimo giorno di collocamento del titolo. Anche in questo caso, come per il Btp Italia, è previsto un premio “fedeltà” per chi conserva fino a scadenza il titolo. Ma il premio sarà determinato in base alla crescita del Pil durante la vita del titolo: per questo è stato definito una scommessa sulla capacità di ripartenza del Paese. Per definire il premio (espresso in percentuale sul capitale nominale investito) si prenderà la media del tasso di crescita annuo del Pil nominale dell’Italia registrato dall’Istat durante la vita del titolo. E’ comunque previsto un livello minimo (1%) e massimo (3%) entro il quale verrà fissato il premio.
Il giudizio dei mercati e i risparmi degli italiani
A valle dei risultati dell’ultimo Btp Italia, il capo-economista di Unicredit, Erik Nielsen, aveva annotato che “gli stessi italiani hanno dimostrato, con i loro investimenti, di non fare confusione sulla sostenibilità del debito sovrano. Stabilendo un nuovo record, l’Italia ha venduto 22,3 miliardi di euro in obbligazioni indicizzate all’inflazione a risparmiatori (14 miliardi) e investitori nazionali”. Numeri impensabili durante le fasi di turbolenza politica. In conferenza, Rivera e Iacovoni hanno ricordato che la possibilità di diversificare i propri creditori è un obiettivo del Tesoro e un punto di forza: non a caso, dopo il successo del Btp Italia lo spread sul Bund si è chiuso.
D’altra parte, i famosi risparmi degli italiani sono una forza – a volte dormiente – ai quali in molti si richiamano quando c’è bisogno di rimarcare la solidità finanziaria del Paese. Secondo i dati della Fabi, nel corso del 2019 i risparmi degli italiani sono cresciuti di 45 miliardi di euro, per arrivare a una ricchezza finanziaria di ben 4.445 miliardi complessivi. Un tipico atteggiamento da formichine, tutto all’insegna della prudenza: è salito, infatti, di 56 miliardi il saldo dei conti correnti bancari e di oltre 25 miliardi è aumentata la quota di investimenti in polizze assicurative e fondi pensione. Se la “protezione” dai rischi futuri è stata la bussola degli ultimi mesi, secondo il sindacato autonomo dei bancari sono calati gli appeal sia dei titoli pubblici (Bot e Btp), il cui peso è sceso di circa 33 miliardi da 304 miliardi a poco più di 271 miliardi, sia le azioni, il cui peso si è ridotto di circa 16 miliardi calando a quota 966 miliardi dai 983 miliardi del 2018.
Il ruolo della Bce sul debito
Resta il fatto che, in fin dei conti, le vere mani salde che si stanno muovendo sui mercati sono quelle dell‘Eurosistema. Ancor più dopo l’annuncio della Bce di un potenziamento degli acquisti di titoli da 600 miliardi in risposta alla Pandemia. Secondo recenti calcoli di Unicredit, infatti, alla fine dell’anno la quota di debito in mano agli stranieri dovrebbe scendere dal 33 al 27% circa, eguagliata dalla quota in mano all‘Eurosistema che però partiva dal 17% di febbraio. Considerando Eurosistema (la rete delle Banche centrali che fanno capo alla Bce) e investitori domestici – famiglie, banche, istituzioni finanziarie – in mani solide ci sarebbe il 73% del debito italiano quotato.
Una struttura che ha ripercussioni favorevoli sul costo del debito: la banca stima che il costo dei titoli a medio-lungo termine in scadenza quest’anno sia del 2,15% contro un costo dell’1,22% per il nuovo funding. C’è infine un ultimo aspetto da considerare. Gran parte degli acquisti di Btp condotti dalla Banca centrale eruopea passa da Bankitalia. Di fatto, è quest’ultima a incassare gli interessi pagati dal Tesoro e ad essa rigirarli. Si tratterebbe, secondo le stime, di un assegno da 7 miliardi per il 2020.
Debito pubblico fase 2 coronavirus