In corsa anche la Bluebell di Trapani che contesta la strategia e la governance della merchant bank. All’assise di domani ci sarà circa il 65% del capitale. Lo scenario più plausibile è che Delfin voti per Assogestioni, ma c’è il rischio che il board finisca in minoranza
da del 27/10/2020 19:52
di Luca Gualtieri
Ci sarà circa il 65% del capitale all’assemblea, che domani eleggerà il nuovo cda di Mediobanca. Il dato è in linea con quello delle ultime assemblee nonostante la crisi sanitaria in corso, che ha imposto a Piazzetta Cuccia di tenere l’assise in modalità remota, con il metodo del rappresentante designato. Oltre al bilancio, i soci dovranno esprimersi sulle liste presentate dal board uscente, da Assogestioni e da Bluebell per il nuovo vertice.
L’incognita, come da un anno a questa parte, è rappresentata da Leonardo Del Vecchio. Entrato nel settembre 2019 con il 6% Mister Luxottica è gradualmente salito fino a superare il 10% all’inizio di ottobre.
Per la verità l‘autorizzazione ottenuta in estate dalla Bce consentirebbe già oggi a Delfin (la cassaforte di Del Vecchio) di spingersi fino al20%, ma per condizionare l‘assemblea le azioni rastrellate finora sono più che sufficienti. Senza più Unicredit nel capitale e con Vincent Bolloré (5,6%) ormai lontano dalle vicende di Piazzetta Cuccia, nell’azionariato non ci sono più soci particolarmente forti. Anche la famiglia Doris (3,30%) si mostra cauta, probabilmente in attesa degli eventi.
Ma per chi voterà Del Vecchio che, in ottemperanza agli impegni presi con Bce, non ha presentato una lista propria? Le opzioni sul tavolo non sono molte. Se una preferenza a favore della lista del board appare improbabile, difficilmente la holding (ben consigliata dall’avvocato Sergio Erede e dal top banker Vittorio Grilli) si asterrà dal voto. Ancora meno probabile sarebbe l’appoggio a Bluebell, il fondo attivista presieduto dall’ex ceo di Bulgari Francesco Trapani. L’appoggio di Delfin a Bluebell suonerebbe infatti come una mossa apertamente ostile nei confronti del vertice della banca.
Lo scenario più plausibile insomma è che Delfin voti per Assogestioni. La mossa sarebbe senza dubbio meno dirompente delle precedenti, ma potrebbe comunque avere un pericoloso effetto collaterale per il board: con l’appoggio di Del Vecchio la lista presentata dal comitato dei gestori potrebbe conquistare la maggioranza assoluta, come accaduto negli anni scorsi nelle assemblee di Unicredit, Telecom e Ubi Banca. Il sorpasso non avrebbe effetti sulla composizione del nuovo cda ma si presterebbe a molte interpretazioni, compresa quella di un raffreddamento dei rapporti tra il mercato e la merchant.
Di certo gli equilibri che usciranno dal voto assembleare di domani potrebbero dire molto sul futuro di Mediobanca e, indirettamente, di Generali. Finora le iniziative di Del Vecchio hanno avuto solo deboli riflessi sulla compagnia triestina di cui Piazzetta Cuccia detiene il 12,89% e Delfin il 4,84%. Non c’è dubbio però che l’indiscusso oggetto del desiderio di Del Vecchio rimanga il Leone. Su questo fronte la scadenza ideale per muoversi è quella della primavera 2021, quando il cda della compagnia dovrà essere rinnovato. Se però gli equilibri in Mediobanca mutassero, suggerisce qualcuno, il cambiamento potrebbe arrivare molto prima.