Hanno deposto una corona di fiori alla foiba di Basovizza e al monumento dei caduti sloveni.
Redazione ANSA TRIESTE 13 luglio 2020 15:59 NEWS
Mattarella e Pahor insieme alla foiba di Basovizza. Ansa/Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino. E’ la prima tappa di una storica visita. E’ la quindicesima volta che i due presidenti si incontrano.
I due hanno deposto una corona di fiori alla foiba di Basovizza, dove si stima che i partigiani jugoslavi abbiano gettato duemila italiani tra militari e civili. L’evento ha un grande valore storico: Pahor è il primo presidente di uno dei Paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia a commemorare le vittime italiane delle foibe.
Un momento particolarmente toccante nel corso dell’omaggio alle vittime delle foibe è stato quando i due presidenti si sono dati la mano, dopo essersi avvicinati alla corona di fiori che due corazzieri avevano deposto pochi istanti prima.
Mattarella e Pahor hanno poi toccato ciascuno la corona e sono rimasti davanti all’ingresso della foiba in silenzio per un minuto circa. Al termine, prima di risalire in auto i capi di Stato si sono fermati a parlare per qualche istante.
“La storia non si cancella, e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità”, ha detto Mattarella in Prefettura a Trieste davanti al suo omologo sloveno Borut Pahor, dopo la firma di un memorandum per la restituzione del Naordni dom, cento anni dopo l’incendio che lo distrusse. “A compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure al contrario, farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro – ha proseguito il presidente – Al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà democrazia pace”, ha concluso il Capo dello Stato.
Luogo simbolo e memoriale per i familiari delle vittime delle violenze del 1943-45, la foiba di Basovizza fu dichiarata monumento nazionale dal Presidente della Repubblica l’11 settembre 1992. Precedentemente, nel 1980, il pozzo di Basovizza, con la foiba n.149 di Monrupino, fu classificato come monumento di interesse nazionale. Nel 1991 vi si recò in visita l’allora Presidente Francesco Cossiga. La foiba si trova sull’altopiano carsico nei pressi di un pozzo minerario in disuso profondo circa 200 metri. Nel 1945 fu luogo di esecuzioni e di occultamento di cadaveri. A Basovizza erano presenti tra gli altri il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, e le deputate dem Debora Serracchiani e Tatjana Rojc. Al termine della cerimonia i due presidenti si sono trattenuti a parlare per pochi minuti.
Ad accogliere il presidente Mattarella al suo arrivo c’erano il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – giunto pochi minuti prima -, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, e il sindaco della città, Roberto Dipiazza. Successivamente il presidente Mattarella ha accolto il suo omologo Borut Pahor, giunto poco dopo le 11, e insieme hanno passato in rassegna il picchetto d’onore. Entrambi, così come tutti gli staff, indossano la mascherina.
La visita prevede anche la deposizione di una corona di fiori al monumento dei caduti sloveni. Infine, i presidenti si trasferiranno in prefettura a Trieste dove incontreranno lo scrittore Boris Pahor al quale saranno conferite onorificenze. Mattarella e Pahor saranno insieme al Narodni dom, che verrà restituito alla comunità slovena in Italia, esattamente cento anni dopo l’incendio del 13 luglio 1920 che lo distrusse. Infine, il Capo dello Stato italiano incontrerà in Regione i rappresentanti delle associazioni degli esuli.