Ovazione per il maestro Daniele Gatti, consensi e buu alla regista argentina Carrasco
Di Luciano Fioramonti
ANSA ROMA -11 dicembre 2019-11:17-NEWS
Il Verdi monumentale ma poco rappresentato per una apertura in grande della nuova Stagione del Teatro dell’ Opera di Roma. ”Les vêpres siciliennes’, dramma complesso del compositore di Busseto su libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier, ha inaugurato tra grandi applausi il cartellone 2019-2020 la sera del 10 dicembre. Il pubblico ha tributato una lunga ovazione al maestro Daniele Gatti, direttore musicale alla sua prima prova sul podio del Teatro Costanzi, che ha guidato con grande efficacia la straordinaria esecuzione dell’ orchestra. Ottima la prova del cast di voci.
Pubblico diviso, invece, tra i buu delle logge e i consensi della platea sulla messa in scena della giovane regista argentina Valentina Carrasco.
Tra gli interpreti, apprezzamenti sono andati in particolare a Roberto Frontali (Monfort), John Osborn (Henri), Roberta Mantegna (Hélène) e a Michele Pertusi (Procida). Lo spettacolo – proposto nella versione integrale in cinque atti, in francese, oltre tre ore di musica più due lunghi intervalli – mancava dal cartellone dell’ Opera di Roma dal 1997 e in precedenza è stato presentato solo tre volte, nel 1940, 1956 e 1964 ma in italiano .
E’ il primo dramma composto da Giuseppe Verdi per l’ Opèra di Parigi e ebbe la sua prima rappresentazione nel 1855 nella capitale francese. Il soggetto consentiva vaste scene di massa, quadri grandiosi e danze, elementi tipici del grand-opéra parigino.
Il pubblico che ha occupato i 1400 posti del Costanzi ha apprezzato apertamente la scelta di una proposta che ha richiesto lo spiegamento di tutte le energie del Teatro dell’ Opera– 300 persone sul palcoscenico, ha precisato il sovrintendente Carlo Fuortes –, dall’ orchestra, al coro, all’ intero corpo di ballerini protagonista della scena del Ballo delle Stagioni che per mezz’ ora occupa il terzo atto.
Belle le scenografie di Richard Peruzzi.
Nell’ allestimento per l’ apertura della nuova Stagione dell’ Opera di Roma, la regista ha tralasciato il contesto storico e geografico originario ambientando la vicenda tra blocchi di pietra per puntare sul concetto universale dell’ oppressione, dell’ abuso di potere che può materializzarsi ovunque. E, dunque, non un’ epoca lontana, non la Sicilia medioevale che si ribella ai francesi. I temi al centro dell’ attenzione danno forma a storia senza tempo in cui l’ elemento più interessante – ha spiegato Carrasco – non è tanto la rivolta, appena accennata da Verdi, quanto la paura degli invasori. In questo quadro, assume un peso particolare il confronto-conflitto che anima il governatore Monfort dopo la scoperta che il ribelle Henri è in realtà suo figlio, frutto di una violenza sessuale, al quale garantisce che risparmierà i rivoltosi solo se il giovane acconsentirà a chiamarlo ‘padre’.
Del resto lo stesso Gatti, nel presentare l’ opera, ha messo in luce la duplice chiave di lettura del lavoro verdiano, quella politica per i moti antifrancesi nella Palermo del 1282, e l’ aspetto intimo e privato dei personaggi, primo tra tutti, appunto, Monfort, combattuto tra la ragion di stato e l’ affetto per il figlio ritrovato, che gli fa riscoprire sentimenti dimenticati e concepire la stessa idea del potere in modo nuovo.
Su tutto domina la grande musica di Verdi che dà colore e profondità alle scene corali ai come i duetti intensi, tratteggiando gli sviluppi dell’ intreccio.
Una prima contestazione dalle logge aveva preso di mira la scena suggestiva del balletto con il ‘rito purificatorio’ delle ragazze che si lavano e giocano a lanciarsi acqua quasi a voler rimuovere le tracce delle violenze e degli abusi subiti da parte delle truppe di occupazione.
Dopo gli applausi che hanno coronato la serata, artisti, mecenati, sostenitori e un elenco selezionato di personalità si sono ritrovati nella cena di gala per 250 invitati nel laboratori di scenografia e costumi. Lo spettacolo si replica fino a domenica 22 dicembre.