La società aveva debuttato in borsa raccogliendo 4,4 miliardi di dollari ma, sotto scrutinio delle autorità cinesi, da allora ha perso più dell’85% di capitalizzazione. Il 23 maggio l’assemblea per il delisting. Sembrano sfumati i piani di quotazione a Hong Kong.
da del 04/05/2022 10:00
di Pierluigi Mandoi
Si accende il faro della Security and Exchange Commission, l’autorità di vigilanza delle borse americane, sull‘Ipo a New York di Didi Global, la Uber cinese per prenotare passaggi in auto private o noleggiare veicoli. È stata la stessa società, nel suo resoconto annuale, a dichiarare di essere stata contattata dalla Sec per “domande relative all’offerta”. Il debutto in borsa dell’azienda, a luglio, aveva raccolto 4,4 miliardi di dollari, ma solo due giorni dopo Didi è stata messa sotto inchiesta da parte delle autorità cinesi per ragioni di cybersicurezza e le sue app sono state eliminate da tutti gli store elettronici locali. Da allora il titolo ha bruciato più dell’85% della sua capitalizzazione di mercato facendo perdere al maggiore azionista, il Vision Fund di Softbank, più di 10 miliardi di dollari. Le azioni hanno chiuso la seduta di ieri a quota 2,01 dollari e nelle contrattazioni post-market scambiano a 1,87.
Dopo aver riportato nel quarto trimestre 2021 ricavi per 6,4 miliardi di dollari, in calo del 12,7% rispetto ai tre mesi precedenti, la Società ha fatto sapere di aver convocato un‘Assemblea Straordinaria per il 23 maggio in cui si discuterà il delisting dal New York Stock Exchange, fortemente incoraggiato dal Governo del Dragone. Si parlava di una nuova quotazione a Hong Kong, ma anche questi piani sembrano sfumati, sempre dietro pressione da parte dei regolatori cinesi.
Secondo gli esperti, inoltre, la situazione per Didi potrebbe essere resa ancora più difficile dalle ulteriori politiche restrittive in tema di sicurezza informatica varate nel Paese guidato da Xi Jinping. Insieme alla notizia dell’inchiesta della Sec, la Società ha infatti avvertito che le sue attività potrebbero essere ulteriormente limitate e potrebbero esserci rilevanti nuove spese di compliance e rischi legali. Come riporta l‘agenzia Reuters, nel resoconto annuale la parola “cybersecurity” appare più di 100 volte contro le tre del prospetto per l‘Ipo. A questo si aggiunge anche lo scrutinio sempre più intenso sulle app di ride-sharing, riguardante non solo permessi e licenze ma anche concorrenza sleale e monopoli. La Società potrebbe essere costretta a svalutare, nei prossimi bilanci, i 7,3 miliardi di dollari di avviamento derivanti dalle acquisizioni di Kuaidi e Uber China.