Il professor Luca Mercalli commenta l’ultimo rapporto sul consumo di suolo in Italia: “Dati drammatici. Nel 2021 ci siamo mangiati altri 70 chilometri quadrati di suolo causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole per far posto a nuovi edifici, infrastrutture, centri commerciali… È come un cancro che si espande in metastasi”.
da del 28 LUGLIO 2022 12:34
Intervista a Luca Mercalli
Climatologo
Il Prof. Luca Mercalli
“Il consumo di suolo in Italia è ormai un cancro che anno dopo anno si espande in nuove metastasi. E nessuno fa niente per curarlo”.
Così il professor Luca Mercalli commenta a Fanpage.it i risultati dell’ultimo rapporto sul consumo di suolo, curato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) e presentato il 26 luglio. I dati sono impietosi. L’Italia continua a consumare terreno a un “ritmo insostenibile” e nel 2021 è tornata a farlo a “velocità elevate”, invertendo il trend di riduzione degli anni precedenti, malgrado una pandemia e una crisi climatica.
Lo scorso anno cemento e asfalto hanno coperto 69,1 chilometri quadrati di territorio, in media 19 ettari al giorno e 2,2 metri quadrati al secondo.
Le coperture artificiali non sono motivate da ragioni demografiche: la popolazione residente infatti è calata ma non il consumo di suolo, arrivato alla quota pro-capite (impressionante) di 363 metri quadrati per abitante nel 2021 (erano 349 nel 2012).
La copertura artificiale del suolo in Italia è giunta così al 7,13% – contro la media dell’Unione Europea del 4,2% – superando il 10% nel caso del “suolo utile”, cioè quella parte di territorio “teoricamente disponibile e idonea” a usi diversi. I dati, dunque, sono assai preoccupanti. Vediamo perché, insieme al professor Mercalli.
Cosa dice il rapporto sul consumo di suolo redatto pubblicato due giorni fa?
Una premessa: quello presentato due giorni fa è stato il nono rapporto sul consumo di suolo redatto dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e – dopo la breve causa del Covid – mostra dati molto preoccupanti. Direi, anzi, che quei dati sono drammatici.
Perché?
Perché nel 2021 ci siamo mangiati altri 70 chilometri quadrati di suolo, cioè 2,2 metri quadrati al secondo, causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole per far posto a nuovi Edifici, Infrastrutture, Centri Commerciali, Produttivi e di Servizio. Il problema è che questo dato – che ripeto, è drammatico – sembra non interessare nessuno: non abbiamo ancora una legge sul consumo di suolo, l‘opinione pubblica non reagisce e non ci si rende conto di quanto quello che sta accadendo sia rilevante. Anche perché una volta cementificato, non si può più tornare indietro.
Una provocazione, allora. C’è chi dice che fuori dalle gradi aree urbane è “pieno di montagne e aree agricole”, quindi c’è ancora molto suolo disponibile.
È una percezione completamente sbagliata. Basta guardare le cartine del Report SNPA, realizzate grazie a un satellite, per comprendere come ogni anno vengono cementificati nuove porzioni di suolo che diventano Centri Commerciali, Complessi Residenziali, Villette, Poli Logistici, Strade… È come guardare un cancro che si diffonde in metastasi, ma non intraprendere nessuna terapia. Eppure la cura l’avremmo: basterebbe scrivere una legge contro il consumo di suolo.
E come mai l’aumento del consumo di suolo è un grave problema?
Perché il suolo ci fornisce una serie di servizi ecosistemici: prima di tutto serve per produrre cibo, e in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando sarebbe molto importante disporre di terreno nazionale per una produzione interna. Il suolo inoltre assorbe CO2, e con il surriscaldamento globale in corso è un nostro importante alleato per la decarbonizzazione e la lotta al cambiamento climatico. Ma ancora: il suolo ospita biodiversità, cioè vita che è costantemente minacciata e in pericolo. Ma non basta: il suolo permette il filtraggio delle acque nelle falde e limita gli effetti delle alluvioni. Lo stesso rapporto ha dato un “prezzo” economico ai servizi forniti annualmente dal suolo: la valutazione è che perdiamo circa 8 miliardi di euro all’anno.
Insomma, la popolazione italiana decresce, ma si continua a costruire.
Esatto. L’aumento del consumo di suolo non è sostenuto da ragioni demografiche ma esclusivamente da motivi speculativi. Tutta l’Italia è stata massacrata dallo sviluppo immobiliare incontrollato post-bellico. Abbiamo costruito letteralmente ovunque: io stesso mentre sto parlando con lei mi trovo in Liguria, sono circondato da strade ed edifici in una zona assolutamente inadatta a un’urbanizzazione di questo tipo. In caso di alluvione questi territori sarebbero estremamente vulnerabili. Non a caso Genova è la città più a rischio del Mediterraneo.
Consumo suolo dinamiche territoriali
Eppure anche l’ultimo governo aveva un Ministero della “transizione ecologica”. Come giudica il lavoro del ministro Cingolani?
Eravamo in una condizione perfetta per dimostrare se si voleva fare davvero la transizione ecologica. Invece continuiamo a parlarne, ma non muoviamo un dito. La prova di quello che dico è che il Rapporto SNPA non è stato redatto da un’associazione ambientalista ma nasce da un Ente Governativo. Nonostante ciò, e malgrado venga stilato da nove anni, i risultati di questi studi vengono pubblicati, spiegati all’opinione pubblica poi chiusi in un cassetto in Parlamento senza produrre l’effetto richiesto dai dati presentati.
Lei è molto critico.
Per ora la transizione ecologica è solo una targa su un ministero, puro green-washing. Se fossi stato Cingolani la prima cosa che avrei fatto all’indomani dell’insediamento sarebbe stata una legge contro il consumo di suolo, anche perché da questa norma sarebbe dipesa parte della soluzione di altri problemi climatici come lotta al dissesto idrogeologico e alla siccità, tutela della biodiversità, sviluppo dell’agricoltura. Avremmo preso 10 piccioni con una sola fava. E invece niente…
Tra meno di due mesi si voterà. In pole position c’è una coalizione che include leader, come Salvini, “amici” di Donald Trump, un noto negazionista del cambiamento climatico.
Quali rischi corriamo?
Rischi enormi. Mi appello soprattutto ai giovani perché sono loro che tra 20-50 anni potrebbero ritrovarsi in un pianeta e una nazione invivibili. Chiedo a questi ragazzi e ragazze, e a tutti coloro che si sarebbero astenuti, di leggere i programmi elettorali e votare solo quei partiti che hanno come priorità la lotta al cambiamento climatico. Se invece prevarranno altre logiche, se perderemo anche questa occasione, avremo quello che ci meritiamo.