domenica, Luglio 26, 2020

L’Argentina va verso un nuovo default, appello ai creditori

Sarebbero nove in tutto i default del Paese sudamericano . Moltissimi gli episodi in cui si è trovato con l’acqua alla gola. Il presidente Fernandez: “Non riduceteci alla fame”

di Gaia Vendettuoli              ARGENTINA          DEFAULT

da aggiornato alle 21:04 26 luglio 2020

AGINuova battuta d’arresto dei negoziati tra il governo argentino e i creditori e il Paese è sempre più vicino a un nuovo default. Il nono della sua storia. L’ultimatum scade il 4 agosto: i creditori internazionali dovranno decidere se accettare o meno “l’offerta finale” di Buenos Aires per la ristrutturazione del debito dopo l’accorato appello del presidente argentino Alberto Fernandez (“Non riduceteci alla fame”). Debito che in totale arriva a 65 miliardi di dollari. L’ultima offerta governativa consentiva di recuperare mediamente con nuovi titoli 53,5 dollari per ogni 100 di valore nominale dei bond del debito in scadenza. Ma l’offerta non è piaciuta ai tre principali gruppi di creditori: Exchange Bondholders, Ad Hoc e Argentina Creditor Committee, che hanno in mano circa un terzo del valore interessato dai negoziati e hanno perciò il diritto di veto su qualsiasi accordo. Ma il governo guidato da Alberto Fernàndez, come dichiarato dallo stesso presidente, “non può fare di più”.

L’appello di Buenos Aires e “l’offerta finale”

Parlando in videoconferenza con il Consiglio delle Americhe, Fernandez ha dichiarato: “Spero davvero che i creditori capiranno che stiamo facendo uno sforzo enorme. Ed è l’ultimo che possiamo fare. Chiedo, per favore, che aiutino l’Argentina a uscire dalla depressione. è impossibile chiedere a un Paese che ha il 40% di persone povere di fare uno sforzo aggiuntivo – ha detto ancora il presidente – perchè questi sforzi ricadono sempre sui settori più vulnerabili”. Ma per i creditori “l’offerta non è sufficiente”.

Il tempo stringe

La risposta arriva poche settimane prima della scadenza del 4 agosto fissata da Buenos Aires per i titolari di obblighi di accettare o meno la sua proposta. I creditori non hanno rivelato il contenuto della loro controproposta. Ma tutti e tre i gruppi hanno espresso fiducia nel fatto che si possa trovare una “soluzione di consenso” per garantire “una redditività economica futura per il popolo argentino”. Il governo argentino ha presentato la sua nuova offerta di ristrutturazione del debito il 7 luglio. Le discussioni, avviate il 20 aprile, sono già state estese più volte. Dovevano terminare il 24 luglio. Ma il limite è stato esteso al 4 agosto.

 Pil a -20,6% in un mese, i numeri della recessione

In recessione dal 2018 e con un’inflazione alle stelle nel 2019 (il livello più alto in 28 anni con i prezzi al consumo aumentati di oltre il 50 per cento), l’economia argentina è stata ulteriormente colpita dalla pandemia di Covid-19. L’ultimo dato ufficiale dell’istituto nazionale di statistica di Buenos Aires (Indec), è relativo a maggio 2020 e indica in -20,6 per cento la caduta del Pil argentino rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E questo nonostante il Paese abbia registrato un 10 per cento di crescita rispetto al mese di aprile. Il dato aggregato dei primi cinque mesi del 2020 parla di un crollo del Pil pari al 13,2 per cento rispetto allo stesso periodo di un anno fa. E il Fondo monetario internazionale stima che quest’anno l’economia argentina si contrarrà del 9,9 per cento. I settori economici maggiormente in perdita sono il turismo (che è fondamentale per l’Argentina) con -74,3 per cento, l’edilizia (-62,2), l’industria (-25,7) e il commercio (-20,9). Unico settore positivo è quello della pesca, con un balzo del 61 per cento su base annuale.

La missione (fallita) di Fernandez

L’Argentina, che tra le due Guerre Mondiali è stata la quinta economia al mondo e a differenza di altri Stati non è mai stata invasa, occupata o saccheggiata, detiene il triste record di aver passato più tempo in recessione economica rispetto a ogni altro Paese al mondo: ben 22 anni dal 1960 a oggi. Inoltre Buenos Aires ha fatto default sette volte sul suo debito estero e cinque volte su quello interno da quando ha conquistato l’indipendenza 200 anni fa. Molti risparmiatori italiani ben ricordano la bancarotta del 2001, che ha avuto un impatto particolarmente gravoso in Italia. Il peronista Alberto Fernàndez è salito al potere alla fine dello anno con il chiaro obiettivo di risollevare le sorti dell’economia. Ma adesso l’ex presidente Cristina Kirchner sta guadagnando sempre più consensi all’opposizione e fa tremare la sua poltrona.

Appello all’unità nazionale

Il giorno dopo l’estremo appello ai creditori internazionali per ristrutturare il debito, il governo argentino richiama all’unità nazionale per superare questo difficile momento. EÈ stato il ministro dell’Economia Martin Guzman che in un’intervista al giornale La Voz del Interior, ha definito l’appoggio alla posizione dell’esecutivo da parte delle Province “molto importante” in quanto rappresenta “un segno di unità” della volontà generale di far ripartire il paese. Una posizione gradita al vicepresidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner che su Twitter ha così commentato: “Chiaro come l’acqua”.

Come ristrutturare il debito?

I prossimi giorni saranno cruciali per il paese sudamericano, in attesa di conoscere la risposta dei creditori internazionali alla sua offerta, “l’ultima per non ridurci allo stremo”, ma anche nell’ottica di un orizzonte più ampio. Non si contano più i default che il Paese ha registrato, e l’obiettivo del Governo è quello di non creare più le condizioni perché questo accada. Per questo motivo, gli occhi degli investitori sono puntati al Congresso, che avrà all’esame il disegno di legge governativo ideato per ristrutturare il debito in dollari emesso ai sensi della legge argentina, rispettando così parita’ di trattamento per queste emissioni rispetto alle prime.

Il principio fondamentale è quello della sostenibilità: in pratica, la ferma idea del governo argentino è quella di offrire “parità di trattamento” a tutti gli investitori che hanno un debito in dollari, indipendentemente dalla legislazione in base alla quale è stato emesso. Vale a dire, il governo potrà ristrutturare il debito pubblico in dollari emesso in base alla legislazione locale, che prevede di offrire strumenti ai creditori in valuta estera e pesos. È un aspetto della questione molto delicato, visto che il Paese si trova ora in difficoltà per rinegoziare il debito da 65 miliardi di dollari ai sensi della legislazione straniera. Per i creditori che scelgono di non aderire all’invito di scambio, i pagamenti degli interessi continueranno a essere differiti fino al 31 dicembre 2021.

La scorsa settimana la provincia di Buenos Aires, la più ricca e popolosa dell’Argentina, ha chiesto ai detentori di obbligazioni di ritardare il pagamento delle obbligazioni per oltre 250 milioni di dollari: sono in scadenza dal 26 gennaio, dovrebbero poter essere riscuotibili a partire da maggio. Di qui, il richiamo di Guzman alle Province: bisogna restare “uniti” e procedere nella chiave della “sostenibilità”.

Cosa ne pensano i creditori?

Qualora questo disegno di legge passasse, oltre a fornire una boccata d’ossigeno di 20 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni al Paese, ci sarebbe una convenienza anche per i creditori stranieri: l’offerta di debito locale sarebbe allettante ad esempio per Fidelity e Pimco, che hanno anche un’elevata partecipazione delle obbligazioni ai sensi della legge locale e che hanno richiesto lo stesso trattamento per tali obbligazioni rispetto alle loro disponibilità di obbligazioni argentine ai sensi della legge straniera. Per questo motivo, oltre che sperarlo, sono in molti a credere che alla fine l’accordo verrà raggiunto: conviene a entrambe le ‘parti’. Se lo augura il presidente del Consiglio delle Americhe, Susal Segal, secondo cui “l’opportunità di un accordo tra l’Argentina e i suoi creditori è ora”, poichè “è equilibrata ed equa”.

Sulla linea secondo cui prevarrà la “razionalita’” di un accordo ci sono inoltre banche di investimento come Morgan Stanley e Goldman Sachs, nonché economisti liberali e persino economisti più vicini a questo governo, come Emammuel Alvarez Agis, consulente ed ex vice ministro dell’Economia

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