Il premier e i ministri Lamorgese e Speranza sentiti dai pubblici ministeri di Bergamo su quel che accadde tra il 3 e il 9 marzo. Inchiesta ancora senza indagati e ipotesi di reato.
dadel 12 giugno 2020 | 10:47
di Fiorenza Sarzanini
È terminata, dopo circa tre ore, l’audizione del premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi con la pm di Bergamo Maria Cristina Rota, sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo. Durante l’interrogatorio al premier è stato chiesto di chiarire ai pubblici ministeri di Bergamo che cosa accadde tra il 3 e il 9 marzo, quando si decise di inviare le forza dell’ordine e l’esercito nella bergamasca ma poi non fu decretata la «zona rossa». L’inchiesta è ancora senza indagati e senza ipotesi di reato.
Le prime parole di Conte e della pm Rota
«Ogni passaggio è stato ricostruito e chiarito» ha detto lo stesso Conte al termine dell’interrogatorio. Dopo di lui sono stati sentiti anche i ministri dell’Interno, Luciana Lamorgese, e della Salute, Roberto Speranza. Anche i loro interrogatori sono nel frattempo terminati. La pm Rota, uscendo da Palazzo Chigi, ha precisato che il premier e i due ministri sono stati sentiti come persone informate dei fatti e che il confronto si è svolto «in un clima di distensione e di massima collaborazione», senza però entrare nel merito di quanto riferito dagli esponenti del governo. I cronisti hanno provato ad incalzarla sulle sue dichiarazioni dei giorni scorsi, quando si sbilanciò nel dire che «da quel che ci risulta è una decisione del governo». La magistrata si è limitata a puntualizzare che le sue parole erano state dettate da quello che era emerso fino a quel momento. Ma, ha poi chiosato, «oggi non ho altro da aggiungere».
Il ruolo del governo
Obiettivo dei pm era verificare se la scelta di tenere aperta l’aerea della bassa Val Seriana abbia fatto aumentare i contagi. In questo caso si procederebbe per epidemia colposa. E i magistrati dovrebbero stabilire se la decisione di chiudere doveva essere presa dal governo o se invece potesse farlo la Regione Lombardia. Ecco perché è fondamentale chiarire il ruolo del governo. E dunque sono cinque gli interrogativi principali ai quali Conte e i ministri hanno dovuto rispondere:
1- Dopo l’aumento dei contagi e la richiesta del comitato tecnico scientifico di dichiarare “zona rossa”, con chi si consultò?
2-Non risulta che la Regione Lombardia avesse presentato richieste formali, ci furono contatti informali?
3-Se la Regione Lombardia non aveva presentato richieste formali, perché si decise comunque di mobilitare l’esercito e di potenziare i contingenti delle forze dell’ordine?
4- Dopo la seconda richiesta degli scienziati, resa nota con una lettera del presidente del Comitato tecnico scientifico Silvio Brusaferro, consultò la Regione Lombardia?
5- Conte ha già dichiarato che si preferì chiudere l’intera Regione anziché soltanto i due paesi. Esaminò questa ipotesi con il governatore Attilio Fontana o con l’assessore Giulio Gallera?
La ricostruzione
La prima riunione del comitato tecnico scientifico su Alzano e Nembro si svolse il 3 marzo e in quella sede Brusaferro contattò Gallera per conoscere la situazione. Il 5 marzo Brusaferro rinnovò la richiesta di chiusura e il 6 marzo ci fu una riunione alla protezione civile con Conte e Speranza. Durante quel vertice si decise di dichiarare l’intera Lombardia «zona rossa». Il provvedimento fu firmato la notte dell’8 marzo e divenne operativo il 9.
Il procuratore Maria Cristina Rota, lasciando Palazzo Chigi, dopo aver sentito Conte, Speranza e Lamorgese –ha affermato-“Abbiamo sentito come persone informate dei fatti il presidente del consiglio, il ministro della salute e il ministro dell’interno. Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e collaborazione istituzionali. ora ce ne andiamo grati di queste dichiarazioni a completare il nostro lavoro”.
Lo ha detto la pm di Bergamo Maria Cristina Rota, lasciando Palazzo Chigi.
(Agtw /CorriereTv)