Alla ripartenza le aziende avranno fame di capitale e saranno pronte per operazioni straordinarie. Un’ondata a cui fondi e banche d’affari si stanno già preparando. Le opportunità sul mercato
24/04/2020 21:24
di Luca Gualtieri
In queste settimane di lockdown la quiete non ha regnato solo nelle strade delle città. Anche in molte banche d’affari e boutique finanziarie i volumi di attività sono comprensibilmente diminuiti. Una circostanza che non stupisce se si pensa alle forti incertezze che gravano sulle principali economie europee. Secondo i dati Dealogic sull’attività globale di M&A, il primo trimestre è stato il più debole dal 2013 con un calo del 35,5% dei volumi (690,1 miliardi di dollari) e del 16,4% dei ricavi (5,7 miliardi). E, se i lockdown non si interromperanno, nel periodo aprile-giugno i numeri potrebbero ulteriormente peggiorare.
Il terzo trimestre però potrebbe riservare più di una sorpresa agli osservatori del mercato. Se infatti da un lato molte aziende saranno coinvolte in ristrutturazione del debito, una consistente fetta del tessuto produttivo italiano potrebbe entrare in processi di consolidamento in un lasso temporale piuttosto ristretto.
Ne sono convinti Pietro Braicovich e Andrè Pichler, rispettivamente managing director e co-head corporate di, investment bank americana che qualche anno fa ha rilevato Leonardo & Co, il braccio di consulenza finanziaria di Banca Leonardo. «Nel ragionare sulla crisi sanitaria», spiega Braicovich a MF-Milano Finanza, «occorre tenere distinti due periodi: la fase del lockdown che stiamo attraversando e quella post-lockdown che sarà caratterizzata da uno scenario recessivo. Sotto il profilo finanziario queste fasi saranno caratterizzate da fenomeni molto diversi che è bene tenere distinti».
«In queste settimane di lockdown il problema principale delle aziende è ovviamente l’impatto della riduzione o dell’azzeramento dei ricavi sulla cassa. Le misure messe in campo dal governo mi sembrano ragionevoli per tamponare la carenza di liquidità». Ragionevoli, ma anche efficaci? «Più che fare un processo alle norme in sé, in questa fase è più importante concentrarsi sulla loro applicazione e soprattutto sulla tempestività degli interventi. È essenziale che la nuova liquidità entri in azienda nel più breve tempo possibile ed è auspicabile che il sistema bancario riduca quanto possibile la tempistica delle istruttorie», puntualizza Braicovich.
«In un secondo momento penso sarà possibile affinare la normativa ragionando per macrosettori. Ogni settore ha necessità finanziarie specifiche e potrebbero essere messe in campo soluzioni mirate considerando specifici parametri di bilancio», spiega il banker. Per esempio, nella comunità finanziaria si discute molto della necessità di misure specifiche per portare ossigeno agli unlikely to pay, i crediti verso aziende non più bonis che tuttavia spesso lottano per completare delicati processi di ristrutturazione.
Se insomma durante e immediatamente dopo il lockdown ci sarà grande lavoro sul lato del debito, anche sul fronte m&a ci si attende una rapida ripresa dell’attività. «Al termine del lockdown l’economia italiana, così come quella di molti altri Paesi, si troverà in una fase recessiva caratterizzata da una drastica riduzione della domanda», spiega Pichler. «Per questo ci aspettiamo un’ondata di ristrutturazioni del debito e una conseguente ripresa del m&a. I due fenomeni saranno collegati: con l’economia reale in crisi moltissime aziende avranno bisogno di equity per riequilibrare la struttura finanziaria. Una necessità che porrà le premesse per operazioni di fusione e acquisizione. Il fenomeno determinerà una concentrazione soprattutto in certi settori e il rafforzamento della leadership delle aziende più forti nel ruolo di consolidatori».
Un esempio? La recente ristrutturazione di Sisma, la società che produce gli stuzzicadenti Samurai, nel cui capitale sono entrati Clessidra e Magnetar Capital, facendo così coincidere un processo di restructuring con un’operazione di m&a. «La sensazione è che nei prossimi mesi vedremo molti processi di questo genere, che richiedono una view strategica», nota Pichler.
Per questa ondata di m&a del resto non mancano certo i candidati. «Gli investitori internazionali potrebbero giocare un ruolo di primo piano», spiega Braibovich. «Del resto negli ultimi anni l’attenzione per il mercato italiano e per le sue eccellenze non è venuta meno. Ovviamente c’è stato un fisiologico stop dell’attività nelle settimane del lockdown, ma, complice l’ampia dotazione di liquidità, al termine dell’emergenza molti fondi torneranno a investire intensamente». I settori sotto la lente? «Difficile generalizzare», risponde Braicovich, «visto che l’impatto della crisi potrebbe risultare molto articolato anche all’interno di singoli comparti e filiere». E aggiunge «Certo è che molte aziende potrebbero rafforzare ulteriormente la propria posizione di mercato diventando particolarmente appetibili. Per restare nel food, basti pensare che, se la ristorazione è stata fortemente penalizzata, tutta l’area dei food ingredients dovrebbe risentire poco della recessione. Nel settore consumer, mentre il retail sta soffrendo molto, i beni che possono essere distribuiti via e-commerce non dovrebbero registrare particolari rallentamenti».