Roma dovrà versare al bilancio dell’Unione una somma forfettaria pari a 7,5 mln di euro nonché, a partire da oggi, una penalità di 80.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’applicazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012.
da ItaliaOggi.it del 12/03/2020 12:33
L’Italia dovrà versare al bilancio dell’Unione una somma forfettaria pari a 7,5 mln di euro nonché, a partire da oggi, una penalità di 80.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’applicazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012. Lo ha deciso la Corte di giustizia dell’Unione europea condannando l’Italia a sanzioni pecuniarie per non aver recuperato aiuti illegittimamente concessi al settore alberghiero in Sardegna.
Nel 2008, ricorda la Corte, la Commissione ha deciso che alcuni aiuti concessi dall’Italia in favore di imprese alberghiere della Sardegna erano incompatibili con il mercato comune. Di conseguenza, l’Italia era tenuta a recuperare tali aiuti illegittimi (di importo complessivo pari a circa 13,7 milioni) immediatamente ed effettivamente presso i beneficiari. Con sentenza del 29 marzo 2012, la Corte di giustizia ha dichiarato che l’Italia non aveva adottato tutti i provvedimenti necessari per recuperare gli aiuti in questione.
Poiché l’Italia continuava a non conformarsi alla sentenza, la Commissione ha proposto, nel 2018, un secondo ricorso per inadempimento contro lo Stato membro chiedendo alla Corte di condannare l’Italia al pagamento di una somma forfettaria nonché di una penalità.
Con la sentenza odierna, la Corte constata che l’Italia, non avendo adottato, entro l’11 settembre 2014, data in cui è scaduto il termine fissato dalla Commissione, le misure necessarie a recuperare integralmente gli aiuti di cui trattasi, è venuta meno all’obbligo ad essa incombente di eseguire la sentenza della Corte del 2012.
La Corte sottolinea che l’Italia non ha dimostrato quanto da essa fatto valere, ossia che il recupero integrale degli aiuti in questione sarebbe impossibile.
La Corte rileva inoltre che il Tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso volto all’annullamento della decisione della Commissione del 2008 e che essa Corte ha confermato tale rigetto: di conseguenza, i giudici italiani non possono disporre alcuna sospensione del recupero degli aiuti.
Infine, la Corte ricorda che l’Italia non può invocare il legittimo affidamento dei beneficiari di aiuti illegittimi, in quanto tale argomento è già stato respinto nella sentenza della Corte del 2012. Pur riconoscendo gli sforzi compiuti dall’Italia nel recupero degli aiuti in questione (nel 2019, l’89% dell’importo totale in conto capitale di tali aiuti sarebbe stato recuperato, vale a dire l’83% di tale importo in conto capitale maggiorato degli interessi), la Corte ritiene adeguato infliggere all’Italia sanzioni pecuniarie sotto forma di una penalità e di una somma forfettaria.
Per quanto riguarda la penalità, la Corte prende in considerazione la gravità dell’infrazione, che ha causato una distorsione della concorrenza, nonché la sua durata considerevole (oltre sette anni dalla prima sentenza della Corte). Peraltro, sempre ai fini del calcolo della penalità, la Corte valuta la capacità finanziaria dell’Italia, tenendo conto che il suo Pil è diminuito durante il 2008, il 2009, il 2012 e il 2013, ma è in aumento dal 2015.