Morto per Covid 19 Alessandro Lombardi, sovrintendente capo coordinatore della Digos della questura di Frosinone. Lascia la compagna Esmeralda e il figlio Alex. Il ricordo del collega: “In questi anni ti sei fatto volere bene da tutti perché nel tuo lavoro hai sempre messo al primo posto il lato umano”.
da CRONACA 20 FEBBRAIO 2021 12:20
di Enrico Tata
Morto per Covid 19 Alessandro Lombardi, sovrintendente capo coordinatore della Digos della Questura di Frosinone. Lascia la compagna Esmeralda e il figlio Alex. Arruolato giovanissimo, ha finito il corso ed è stato assegnato a Roma, dov’è rimasto fino al 1997 prima di essere trasferito a Frosinone. Lo ricorda così la Polizia di Stato: “Il Covid19 continua a mietere vittime anche nella famiglia della Polizia di Stato. Del suo lavoro da poliziotto-investigatore, ciò che amava di più era poter essere d’aiuto a chi aveva bisogno, a chi era in difficoltà. Nel 2004 era stato insignito della medaglia d’argento della Fondazione Carnegie per gli “Atti di Eroismo”, per aver messo in salvo due persone rimaste intrappolate in casa a causa di un incendio. Il suo sorriso, il suo amore per lo sport e la sua disponibilità per gli altri lasciano un profondo vuoto tra i suoi familiari, amici e colleghi. Fai buon viaggio Alessandro”.
Polizia di Stato
@poliziadistato
A 58 anni Alessandro, poliziotto #digos di Frosinone, lascia la compagna Esmeralda e il figlio Alex a causa del #COVID19. Familiari, amici e colleghi della #PoliziadiStato ne ricordano la passione per il lavoro e lo sport e la volontà di aiutare gli altri sempre con il sorriso.
Il ricordo del collega: “Tutto andava bene, poi quella telefonata…”
Gianluca, amico e collega di Lombardi, ha voluto ricordarlo con queste parole pubblicate sul sito della Questura di Frosinone: “Sandro voglio ricordarti da uomo amico e fratello al di fuori dell’Amministrazione perché io penso che con il passare degli anni e con il susseguirsi degli eventi, con i quali la vita ci mette alla prova si diventa più di semplici colleghi. Io e te avevamo una passione in comune la palestra; ci piaceva alzare pesi per stare in forma e ci allenavamo agli orari più strani per fare coincidere lavoro e famiglia … Tutto andava bene lavoro, famiglia, rapporti esterni fino a quella maledetta domenica del 7 febbraio”. Il collega ha raccontato di aver ricevuto una telefonata di Lombardi, che lo informava di avere la febbre e di aver paura che si trattasse di Covid.
“Da quel giorno tutte le mattine ti chiamavo per sapere come stavi fino a quando è arrivata la telefonata alla quale mai nessuno vorrebbe rispondere. In questi anni ti sei fatto volere bene da tutti perché nel tuo lavoro hai sempre messo al primo posto il lato umano. Ciao Sandro ti saluto in questo modo visto che non sono potuto essere lì vicino a te nel momento più importante, ma sono sicuro che da lassù non sentirai la mia assenza e che continuerai a venire in servizio con me”.