venerdì, Aprile 16, 2021

‘Ndrangheta Toscana, cantieri e scarti illegali: indagato anche il capo di gabinetto di Giani

Operazione di Carabinieri e Dda contro la rete della malavita: 23 arresti. Nel mirino anche i vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce

di Simone Innocenti, Valentina Marotta, Antonella Mollica

La strada 429 bis nell’Empolese costruita con rifiuti al cromo e arsenico, il traffico di cocaina e lo smaltimento illecito degli scarti delle concerie. La ‘ndrangheta è il filo rosso che unisce tre inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze esplosa all’alba di ieri con 23 misure cautelari, un sequestro preventivo di beni per 20 milioni di euro e 60 perquisizioni dalla Toscana alla Calabria. Carabinieri del Ros, del Noe, del gruppo Forestale (e delle sezioni di pg) coordinati dai pm Eligio Paolini e Giulio Monferini, hanno arrestato sei persone, in esecuzione di tre distinte misure firmate dai gip Anna Liguori, Sara Farini e Antonella Zatini. Tra gli imprenditori del conciario sono finiti ai domiciliari Alessandro Francioni, Presidente dell’Associazione Conciatori e membro del Cda del Consorzio Aquarno, Piero Maccanti, Direttore dell’Associazione Conciatori fino al gennaio 2019 e membro del Cda Consorzi Sgs e Poteco, Aldo Gliozzi, Vicedirettore dell’Associazione Conciatori fino a gennaio 2019 e poi Direttore, l’imprenditore calabrese Francesco Lerose, gestore di due impianti di riciclaggio inerti a Pontedera e Bucine, il figlio Manuel e la moglie Anna Maria Faragò, amministratrice di tutte le aziende di famiglia. Sono stati interdetti 7 imprenditori persone e sequestrati i due impianti di gestione rifiuti della Società Lerose.

I reati contestati

Le accuse, a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso alla corruzione, dall’abuso d’ufficio alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti all’inquinamento ambientale ed all’impedimento del controllo. Tra gli indagati, oltre ai vertici dell’Associazione Conciatori e del Consorzio Aquarno, il Consigliere Regionale Pd Andrea Pieroni, il Sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda e Ledo Gori, il Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Eugenio Giani.

Lo smaltimento rifiuti  tossci

I rifiuti tossici delle concerie sotto le strade e nei torrenti

Negli anni, secondo l’accusa, il Keu, cioè i rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi delle concerie trattati dal complesso industriale Aquarno, presentava un’alta concentrazione di inquinanti tale da non poter essere riutilizzato in attività edilizie. In realtà, ritiene la Procura, quegli scarti venivano inviati a un impianto di produzione di materiali riciclati che provvedeva a miscelarli con rifiuti contenenti concentrati di idrocarburi con elevate concentrazioni di cromo, cadmio, arsenico e zinco. Le ceneri erano classificata materia prima per ledilizia e poi cedute ai cantieri ed imprese. Così settemila tonnellate di rifiuti sono finiti allAzienda Agricola i Lecci, a Peccioli, mentre «quantitativi indeterminati», sono finiti a Levane o destinati alla manutenzione della strada provinciale 26 a Castelfalfi e anche allAeroporto di Pisa, o come base per la Sr 429 Empolese Valdelsa. Le ceneri impiegate avrebbero contaminato suolo e falde acquifere. Le attività di scarico delle acque depurate nel complesso Aquarno finivano nel canale Usciana e nella diramazione Canale Contrusciano provocando l’inquinamento del corso d’acqua fino alla confluenza con l’Arno.

Imprenditori e politici

L’inchiesta rivela che gli esponenti dell’Associazione conciatori di Santa Croce avrebbero operato come sodalizio criminale: da un lato pagando denaro a ditte infiltrate dalle cosche lo smaltimento di rifiuti delle concerie senza svolgere liter di riciclo ambientale, dall’altro tenendo relazioni con politici ed enti pubblici. Ledo Gori, secondo l’accusa, sarebbe stato disponibile a soddisfare le esigenze illecite dei conciatori che avrebbero fatto così pressione su Eugenio Giani per confermarlo nellincarico di Capo di gabinetto. Indagato anche il Dirigente della Direzione Ambiente della Regione Edo Bernini e il Consigliere Regionale del Pd Andrea Pieroni.

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La cocaina a Livorno

L’inchiesta nasce dal ritrovamento di un carico di droga disperso in mare di 183 chili di cocaina il 5 maggio 2017 davanti ai Bagni Pancaldi. È solo nel luglio 2018 che arriva la svolta: la Polizia Olandese manda alle Autorità italiane la copia di 90 mila messaggi di posta elettronica sequestrati in un server in Costa Rica. Sono messaggi del latitante Francesco Riitano, detto Ciccio, 41 anni, calabrese di Guardavalle, Catanzaro. Era lui che doveva recuperare con una barca a vela quel carico di droga del valore di 15 milioni arrivato dal Sudamerica a bordo di una nave mercantile. Da quell’indagine che porterà all’arresto di 13 persone, spunta Domenico Vitale, anello di collegamento tra Riitano e la cosca della ‘ndrangheta Gallace. I rapporti tra Vitale e gli imprenditori edili legati alla cosca calabrese che lavoravano in Toscana porterà gli inquirenti a indagare sui cantieri prima e sulle concerie poi.

16 aprile 2021 | 07:21 

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