Palazzo Madama è chiamato ad approvare o a respingere la relazione della Giunta delle Immunità che dà ragione al leader d’Italia viva e chiede di trascinare davanti alla Consulta i pm della procura di Firenze per un conflitto d’attribuzione di potere. I dem voteranno con Forza Italia, Lega, Fdi e Iv. Contrari i 5 stelle.
di Giuseppe Pipitone | 22 FEBBRAIO 2022
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Il Pd di Enrico Letta è ancora renziano? E’ lecito chiederselo visto che sul caso Open i dem voteranno insieme al centrodestra e a Italia viva. Un voto favore dell’ex segretario e contro i magistrati della procura di Firenze. Il Movimento 5 stelle, invece, ha annunciato un voto opposto sul caso Open in Senato. Palazzo Madama, infatti, è chiamato ad approvare o a respingere la relazione della Giunta delle Immunità che dà ragione a Renzi e chiede di trascinare davanti alla Consulta i pm della Procura di Firenze per un conflitto d’attribuzione di potere. I 5 stelle voteranno contro quella relazione, come ha annunciato Giuseppe Conte conversando con i giornalisti. “Voteremo contro, ma non contro Renzi, contro un singolo senatore, ma perché difendiamo valori e principi del M5s. Non ci sono requisiti per chiedere un conflitto di attribuzione”, ha detto il Leader dei 5 stelle. Si profila dunque una spaccatura nel centrosinistra, visto che il Pd voterà a favore relazione preparata dalla Senatrice berlusconiana Fiammetta Modena. Lo ha deciso l’ufficio di presidenza del gruppo dem in Senato. “Io credo che sull’inchiesta Open ci sia una palese violazione dei giudici all’articolo 68 della Costituzione. Credo che il Pd in aula si comporterà di conseguenza votando per il conflitto di attribuzione, decideremo tra poco”, aveva detto in mattinata il Senatore Andrea Marcucci in collegamento con L’Aria che tira su La7.
La relazione pro Renzi – In Giunta la proposta a favore di Renzi è passata grazie ai voti di tutto il centrodestra e a quelli d’Italia viva (contrari solo i senatori del Misto, Pietro Grasso e Gregorio De Falco), mentre Pd e M5s si erano astenuti sostenendo di non avere abbastanza materiale a disposizione per prendere una decisione. A questo punto – col voto a favore del Pd – è praticamente certo che Palazzo Madama approverà la relazione a favore di Renzi: propone di trascinare la Procura di Firenze davanti alla Corte Costituzionale per un conflitto di poteri. La tesi seguita dalla berlusconiana Modena, relatrice del caso, nella sua relazione è la seguente: “Ritenendo che il messaggio scritto su Whatsapp rientri pleno iure nel concetto di ‘corrispondenza‘, appare illegittimo il sequestro dello stesso senza una preventiva autorizzazione del Senato”. In realtà, come ha spiegato ilfattoquotidiano.it, la Cassazione ha scritto più volte in una serie di sentenze che i messaggi su whatsapp non vanno considerati come corrispondenza ma come semplici documenti. Ecco perché, contrariamente a quello che dice Renzi, i pm di Firenze non hanno mai violato la legge: hanno solo seguito le pronunce della Cassazione. In questo senso, dunque, il Senato arriverà a trascinare davanti alla Consulta una giurisprudenza consolidata della Suprema Corte.
Open, al Senato il voto sulla relazione a favore di Renzi: “Le chat di Whatsapp? No al sequestro, è corrispondenza”. Ma la Cassazione ha più volte detto il contrario
Fondazione Open: chiesto il rinvio a giudizio per Renzi e altri 10 indagati. Lui: “Lieto che inizi il processo”. Ma denuncia i tre Pm che hanno firmato la richiesta
Le chat sul voto in Usa – A sollevare la vicenda, il 7 ottobre scorso, era stato Renzi che aveva scritto alla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, chiedendo di tutelare le proprie “prerogative costituzionali” che considera violate dai pm di Firenze. L’oggetto della richiesta è lo stesso della denuncia contro i magistrati toscani inoltrata dal leader d’Italia Viva alla Procura di Genova, poche ore dopo aver appreso della richiesta di rinvio a giudizio ai suoi danni. Secondo l’ex segretario del Pd i pm avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione preventiva al Senato pure per sequestrare i messaggi presenti sul telefono cellurare di altre persone (non coperte dall’immunità parlamentare) che hanno avuto scambi con lui. Il caso è finito all’ordine del giorno della Giunta per le Immunità del Senato: Renzi, audito dall’Organo Parlamentare, ha specificatamente citato le chat Whatsapp con l’imprenditore Vincenzo Manes nel giugno 2018, cioè l’ormai noto scambio di messaggi in cui si parla del volo Roma-Washington da 135mila euro pagato dalla Fondazione Open. Secondo il capo d’Italia Viva il sequestro del cellulare di Manes, che conteneva lo scambio di messaggi con lui, viola le sue guarantigie parlamentari.
Le sentenze della Cassazione – Questo principio è stato smentito più volte negli ultimi anni dalla Suprema Corte ha spiegato che i messaggi Whatsapp rinvenuti in un telefono cellulare non rientrano nel concetto di “corrispondenza“. L’ultima volta lo ha fatto con la Sentenza numero 1822 del 17 gennaio 2020. La vicenda riguardava un piccolo spacciatore di stupefacenti, condannato sulla base di una serie di elementi: tra questi anche i messaggi sul cellulare, scambiati con potenziali acquirenti. La difesa aveva fatto ricorso, appellandosi alla violazione del diritto alla segretezza della corrispondenza. La Sesta Sezione Penale della Cassazione aveva rigettato quell’eccezione, come già aveva fatto la Corte d’Appello, spiegando di aver fatto “ineccepibile applicazione della consolidata giurisprudenza di questa Corte regolatrice secondo cui i dati informatici acquisiti dalla memoria del telefono in uso all’indagato (sms, messaggi whatsApp, messaggi di posta elettronica “scaricati” e/o conservati nella memoria dell’apparecchio cellulare) hanno natura di documenti ai sensi dell’art. 234 c.p.p., di tal che la relativa attività acquisitiva non soggiace nè alle regole stabilite per la corrispondenza, nè tantomeno alla disciplina delle intercettazioni telefoniche“. Il Senato, però, nel pomeriggio voterà una relazione che dice completamente l’opposto.