A tenere banco le indiscrezioni di MF secondo cui, visto il forte calo del prezzo del titolo, diversi fondi, Cvc in primis, starebbero valutando l’acquisizione del colosso tlc seguita da un breakup. Il 20 ottobre la Corte di Giustizia Ue si esprimerà sulla fusione nel Regno Unito tra O2 e H3G |Cvc cambia i piani su Tim | Al fattore S&P si aggiunge il passo lento per la rete unica. Rischi e complessità di un’eventuale opa.
da del 18/10/2022 12:53
di Francesca Gerosa
Vola il titolo Tim a Piazza Affari sulle voci di opa. L’azione balza del 6,92% a 6,19 euro, dopo aver toccato nell’intraday un massimo a quota 0,1947 euro (0,1627 euro il minimo storico), con 109,5 milioni di pezzi passati di mano, pari allo 0,93% del capitale, a fronte di una media giornaliera delle ultime 30 sedute di 159 milioni di pezzi. Cosa succede? Secondo MF-Milano Finanza, visto il forte calo del prezzo del titolo Tim (-47% circa da inizio anno, venerdì 14 ottobre S&P Global ha abbassato il rating da BB- a B+ con un outlook negativo), diversi fondi starebbero valutando l’acquisizione del colosso tlc seguita da un breakup.
Tra i fondi interessati a Tim Cvc, secondo MF-Milano Finanza
Tra i fondi interessati, MF-Milano Finanza ha citato Cvc, che lo scorso marzo ha presentato un’offerta per una quota del 49% di Tim Enterprise, rifiutata da Tim. Per il quotidiano un simile scenario sarebbe stato concordato con il nuovo governo e con l’azionista francese, Vivendi. Inoltre, il cda di Cdp, riunitosi ieri 17 ottobre, ha approvato, tra le altre cose, la proposta di revisione del cronoprogramma del percorso della rete unica. Questo prevede un’offerta non vincolante per la NetCo entro il 30 novembre e un’offerta vincolante entro metà gennaio 2023. La nuova tempistica fisserebbe anche il 28 febbraio 2023 come termine ultimo dopo il quale scadrebbe l’intero contenuto del memorandun of understanding fra Cdp, Macquarie, Tim, Open Fiber e Kkr in scadenza il 31 ottobre di cui la Cassa ha appunto chiesto l’estensione dei termini. Il nodo resta il prezzo visto il divario di valutazione tra l’intenzione di Cdp di fare un’offerta intorno a 15 miliardi di euro e il prezzo richiesto da Vivendi superiore a 30 miliardi di euro. Una nuova riunione del board di Tim per decidere in merito sarebbe già stata fissata per il prossimo 25 ottobre.
Le voci su un takeover su Tim non sono nuove. Dopo l’interesse di Kkr dello scorso anno, l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo pensa che qualsiasi scenario debba essere pienamente condiviso con il Governo. Durante la campagna elettorale, diverse fonti hanno riferito che Fratelli d’Italia voleva che Cdp acquistasse l’intera Tim (e poi attuare un break-up dell’azienda), non solo la rete. Tuttavia, in un’intervista all‘agenzia Reuters, Giorgia Meloni ha dichiarato che il suo obiettivo su Telecom Italia è “una rete di proprietà dello Stato, rete non verticalmente integrata e un operatore privato che operi in libera concorrenza. In vista della formazione del nuovo governo, lo slittamento dei tempi per la rete unica non è una sorpresa, anche se l’intero percorso rimane fluido, a nostro avviso”, ha concluso Intesa Sanpaolo. A Equita Sim sembra che l’operazione più lineare, visto lo stato di avanzamento delle trattative e la convergenza degli interessi in gioco, rimanga l’operazione con Cdp/Open Fiber sulla rete. In attesa di novità, la Sim ha confermato il rating cauto hold e il target price a 0,39 euro su Tim, invece Banca Akros continua a puntare sul titolo con un rating accumulate e un target price a 0,40 euro.
Non manca, poi, chi ricorda che questo giovedì, 20 ottobre, l‘avvocato generale alla Corte di Giustizia Ue, Juliane Kokott, potrebbe esprimersi sulla decisione con cui nel 2016 l‘Antitrust Ue ha bloccato la fusione nel Regno Unito tra O2 ( Telefonica) e H3G (gruppo CK Hutchison). Nel caso in cui la decisione del 2016 dovesse essere rigettata (la sentenza definitiva della Corte di Giustizia Ue è attesa nel 2023), non è esclusa una posizione più morbida da parte del Regolatore Europeo sui recenti deal in fase di approvazione (per esempio la fusione tra Masmovil e Orange in Spagna) o su future operazioni di consolidamento in Europa.
Una sentenza favorevole da parte della Corte di Giustizia Europea potrebbe rappresentare un game changer per l’intero settore tlc europeo, ha sottolineato Websim, in particolare se l’antitrust Ue dovesse concedere il via libera ai deal già annunciati senza rimedi significativi (come l’entrata di nuovi player), ma piuttosto concessioni più blande (come la cessione di spettro in eccesso o accordi MVNO a operatori minori per l’accesso alla rete). Potrebbe rivelarsi un importante test anche per il consolidamento in altri mercati europei come la Spagna (dove è stato già annunciato il merger tra Orange e MàsMovìl), il Portogallo (acquisizione da parte di Vodafone del quarto operatore Nowo) e l‘Italia dove di recente Vodafone ha respinto l’offerta da 11,25 miliardi presentata da Iliad per gli asset di Vodafone Italia. E chissà cos’altro.