E’ stato un annus horribilis, il Ftse Mib ha perso il 21,5%. Ora si è aperto il quarto trimestre, quello dei rally attesi. Il punto dei gestori e i titoli di Piazza Affari con i dividend yield fino al 17% secondo le attese degli analisti.
da del 05/10/2022 11:07
di Elena Dal Maso
Con le borse sull’ottovolante fra guerra in Ucraina, iper inflazione e corsa al rialzo dei tassi da parte delle banche centrali con connesso rischio di mandare le economie in recessione, il Ftse Mib ha perso il 21,5% da inizio anno. Si è appena aperto il quarto trimestre, quello su cui storicamente il mercato si augura di portare a casa un piccolo o grande rally per limitare le perdite di un annus horribilis.
Il discorso regge anche nel 2022? E’ una delle domande che ricorre di più fra i gestori, se si tiene conto che le società di Piazza Affari staccano dividendi ricchi e che la perdita di valore dei titoli negli ultimi mesi non ha fatto che alzare il dividend yield atteso delle azioni, ovvero la redditività di un titolo legata a sua cedola. Anche perché, secondo le attese degli analisti raccolte da FactSet ed elaborate dalla banca dati di MF-Milano Finanza, vi sono società italiane come Saras che, tornata in ampio utile grazie al rally del petrolio, potrebbe staccare una cedola nel 2023 di 0,17 euro con un dividend yield del 17,15%. L’inflazione, nel frattempo, ha toccato un aumento del 10% annuale.
Quando tornare a puntare sulle azioni
Secondo Lorenzo Batacchi, portfolio manager di Bper Banca e membro Assiom Forex, “i tassi stanno dando qualche minimo segnale di arrivo, abbiamo visto martedì la Banca Centrale Australiana che ha alzato il costo del denaro dello 0,25%, la metà di quanto atteso dagli economisti oppure mercoledì la Banca centrale della Nuova Zelanda che ha aumentato il costo del denaro dello 0,5% come da attese, ma il board ha discusso al suo interno e poi messo da parte l‘ipotesi di un rialzo consistente di 75 punti base”.
Secondo Batacchi, “il vero dato importante per i mercati è quello di giovedì 13 ottobre quando gli Usa pubblicheranno il Cpi, l’aggiornamento sull’inflazione. Fino ad allora forse i listini resteranno neutrali, secondo il benchmark, senza esporsi troppo alle azioni, post Cpi, se il surriscaldamento dei prezzi fornirà qualche segnale di rallentamento, non è escluso un rally di fine anno”. Ormai tutte le banche centrali “sono diventate sempre più data depending, speriamo che l’eccesso di rialzo dei tassi stia per concludersi”, conclude Batacchi.
I titoli di Piazza Affari con super dividend yield
Secondo i dati FactSet, Igd si colloca al secondo posto dopo Saras con un dividend yield del 13,3%, a seguire BFF Bank con l‘11,5% circa, Beghelli con il 10,68%, MFE con il 10,63%, DoValue con il 10,5%, Stellantis con il 10,25%, Equita Group con il 10%.
Altri dieci titoli hanno un rendimento atteso da dividendo che si colloca dall’8% al 9,6% circa, in questo gruppo vi sono Banca Ifis (9,59%), Rcs Mediagroup (9,9%), Cairo Communication (9%), Enel (8,96%), Mediobanca (8,85%), Azimut (8,71%), Intesa Sanpaolo (8,5%), UnipolSai (8,5% circa), A2A (8,10%), Esprinet (8%).
Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management, punta su Bff Bank, “la banca di nicchia rimane il nostro titolo preferito, se calcoliamo il total return, ovvero cioè tenendo conto del dividendo staccato, la performance dell’azione è soddisfacente rispetto al mercato in generale”. Pare importante sottolineare, aggiunge il gestore che lavora da Londra, “come Bff si trovi in un contesto favorevole: tassi in rialzo e stress finanziario portano benefici rispettivamente in ambito di profitti e volumi di business. Siamo investitori di lungo termine e abbiamo un orizzonte di prezzo a doppia cifra”, sottolinea Caldato.
Sul fronte delle assicurazioni, tutti i titoli finanziari traggono beneficio dal rialzo dei tassi, aggiunge l’esperto, “tuttavia gli assicurativi sono più resilienti delle banche in caso di recessione; per questo motivo, preferiamo i primi agli istituti bancari italiani, ai quali dedichiamo invece spazio in portafoglio nella quota obbligazionaria visto il rischio-rendimento ormai estremamente favorevole”.
Sul titolo Enel in particolar modo “le valutazioni hanno raggiunto livelli attrattivi, con un rapporto Enterprise Value/Ebitda pari a 7 volte. A questo si aggiunge un dividendo, recentemente confermato dal top management in termini di politica di erogazione, ai massimi dal 2008. La diversificazione geografica dell’azienda ci rassicura sulle prospettive di lungo termine e la riteniamo meritevole di investimento”, conclude Caldato.
Chi stacca dividendo a breve
I prossimi stacchi di cedola annunciati al mercato sono, il 24 ottobre Enav per 0,1081 euro, il 21 novembre le azioni Danieli ordinarie per 0,2793 euro, nel caso delle risparmio per 0,30 euro; Mediobanca per 0,75 euro. Il 12 dicembre tocca a StM per 0,06 euro (dividendo trimestrale) e il 20 febbraio 2023 a Banca Generali per 0,80 euro, il 20 marzo 2023 ancora a StM con 0,06 euro (sempre la cedola trimestrale).