La maggioranza perde pezzi, tre cambi di casacca in un giorno a Palazzo Madama: escono Lucidi (che si era candidato capogruppo e è al secondo mandato), Grassi (che prese posizione per la clausola antidefezione) e Urraro (che dice che sulla giustizia lavora meglio con il Carroccio). Di Maio: “Dicano quanto costa al kg un senatore per la Lega. Questa è la solita dinamica dei voltagabbana degli ultimi 20 anni”. Salvini: “La nostra dignità tradita vale più di tutto”
di F. Q. | 12 DICEMBRE 2019
Per ora i senatori che se ne vanno sono tre – Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi – il timore è che possano seguirli altri parlamentari.
E’ il mercato delle vacche, il mercato del pesce, insiste Di Maio. Ma la fuoriuscita dei tre può avere anche un effetto opposto: aprire la stagione dei “nuovi Scilipoti“, sia da sinistra verso destra che viceversa.
Lo stesso Silvio Berlusconi – che di acquisizione di parlamentari dello schieramento avversario si intende – ammette senza nascondersi che “può darsi che anche da altri partiti ci siano supporti al governo affinché rimanga in carica per tutta la legislatura” perché “la voglia di restare in Parlamento e usufruire di uno stipendio è forte”. L’ex Cavaliere non dice che il principale indiziato tra quei “partiti” è proprio il suo: oggi un altro forzista è passato a Italia Viva.
E i tre ex grillini saliti sul Carroccio del possibile vincitore? Ugo Grassi, professore di diritto napoletano, dice di essersi riscoperto improvvisamente leghista: durante il governo Conte 1, dichiara, ha capito che molti dei suoi “obiettivi politici” erano “condivisi dal partito partner di governo”. E oggi, “forte di una reciproca stima costruita nei mesi appena trascorsi, la Lega mi offre, a fronte di un evidente fallimento della mia iniziale esperienza, una seconda opportunità per raggiungere quegli obiettivi”. Il collega M5s Agostino Santillo – che candida i transfughi a uno spot di “Poltrone e sofà” – ricorda che Grassi aveva“fortemente ambito”al ruolo di sottosegretario proprio nel nuovo governo. E nei Cinquestelle si ricordano anche – paradosso ulteriore – che il professore-senatore aveva pubblicato sul Blog delle Stelle un articolo a difesa della cosiddetta “clausola antidefezione” che il Movimento chiede di sottoscrivere ai suoi candidati.
Poi c’è Stefano Lucidi, senatore umbro, che è al secondo mandato e quindi – se il governo giallorosso cadesse davvero prima della fine della legislatura – dovrebbe dire addio al seggio in Parlamento. Ingegnere elettronico, umbro, prima di ufficializzare il passaggio alla Lega vagheggiava l’uscita di “20 o 30 persone che stanno valutando di fare un nuovo gruppo ma non credo che avranno la forza per farlo”. Sale sul Carroccio e ripete, smaccato: “Non ho mai sentito di nessuno che sale sul carro del perdente”. Ora che la Lega ha vinto in Umbria festeggia: “Sono onorato di iniziare questo percorso politico sia a livello nazionale che locale con i tanti colleghi umbri in regione e nei vari consigli comunali”. Anche l’uscita dal gruppo di Lucidi è abbastanza sorprendente: poche settimane fa si era candidato al posto di capogruppo oltre che – anche lui – a un posto di sottogoverno nel Conte 2.
Infine Francesco Urraro, anche lui napoletano, avvocato. Proprio sulla giustizia il senatore neoleghista puntella la sua scelta di andarsene: Cita“l’impossibilità di intervenire sulle ragioni strutturali della giustizia e sulle necessarie e non più rinviabili riforme nel settore mi ha indotto ad iniziare questo percorso con la Lega con cui si era avviata una proficua interlocuzione sui temi“. Altro che la dialettica tra il ministro Alfonso Bonafede e il Pd di queste settimane sulla prescrizione.
“Noi non abbiamo un prezzo, la nostra dignità tradita vale più di tutto” risponde il segretario leghista Matteo Salvini all’ex collega vicepremier. Di Maio dalla sua lo aveva provocato. “Sapete qual è il colmo? Che queste persone si fanno comprare da Matteo Salvini nelle stesse ore in cui Matteo Salvini, leader della Lega, viene indagato per presunto abuso di ufficio legato al’uso dei voli di Stato quando era ministro. Complimenti per il tempismo“. Il capo politico del M5s ha poi ricordato i casi recenti di “compravendita” di senatori: “Berlusconi a confronto era un pivello. E poi gli sentiamo dire, in maniera ipocrita, che lasciano il MoVimento 5 Stelle per andare a trovare più democrazia negli altri partiti. Le ragioni invece sono sempre le stesse: non si vogliono più tagliare lo stipendio, la regola del secondo mandato pesa, dà fastidio, qualcuno vorrebbe cambiarla. E in generale qualcuno li convince di poter fare politica a vita, e questo alletta in tanti”.
Per tre senatori che escono dalla maggioranza, c’è un deputato che entra: Matteo Renzi ha presentato al Transantlatico a Palazzo Madama la new entry, Davide Bendinelli, ex coordinatore regionale di Forza Italia in Veneto. “L’apporto di Bendinelli sarà interessante, per le sue idee e la sua lunga esperienza da amministratore locale, per strutturare Italia Viva in Veneto, che è la chiave per il futuro”, ha assicurato Renzi, sorridente e soddisfatto. Con l’addio di Bendinelli, attuale sindaco di Garda, Forza Italia perde un altro pezzo e tornano a circolare le voci sull’opa renziana in corso nei confronti del partito di Silvio Berlusconi, già sotto attacco della Lega salviniana.
Bendinelli aveva ormai compromesso la sua situazione presentandosi alla Leopolda 2019. A mettere la parola fine all’esperienza azzurra ci pensò Berlusconi, durante una passeggiata elettorale a Spoleto per il voto in Umbria, quando all’Adnkronos confidò: “Bendinelli non doveva farlo, non doveva andare alla Leopolda, visto che Renzi in questo momento sta cercando di portare via da Forza Italia parlamentari verso Iv”. Qualche settimana dopo le parole del Cav, con una nota ufficiale, Fi licenziò Bendinelli da coordinatore regionale e lo sostituì con Michele Zuin.