La ricostruzione della mancata nomina a via Arenula ai tempi del governo Renzi
da IL DUBBIO Online del 10 Feb 2020 12:35 CET
Altro giro altra corsa. Il procuratore Nicola Gratteri, su Rai3 ospite di Lucia Annunziata – che, con Piercamillo Davigo, condivide lo scettro del magistrato più presenzialista della tv italiana – si è lasciato andare a nuove, importanti rivelazioni sulla sua mancata nomina a ministro della giustizia ai tempi del governo Renzi.
La prima: sembra che il no dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano fosse dovuto – dice lui – alla sua marcata “caratterizzazione”.
“Non so cosa volesse dire ha poi confessato Gratteri – ancora è vivo, chi è in confidenza può chiederglielo, ma è vero che sono molto indipendente”.
La seconda: Gratteri non si definisce nè giustizialista nè garantista – e questo si era capito – ma solo “uno che cerca di applicare il codice nel modo più corretto possibile”. Esiste la legge e la sua applicazione».
La terza: ci sono corrotti anche tra i magistrati, ma sono pochi. “Il problema della corruzione c’è, ma possiamo parlare del 6-7%, non di più”, ha infatti spiegato Gratteri. Che poi ha aggiustato il tiro: “posso dire che sostanzialmente la struttura della magistratura è sana, però è ovvio che un magistrato corrotto fa un botto, fa rumore, è molto grave, la gente si allontana e perdiamo credibilità”. Il che, detto ai tempi dello scandalo nomine, è un’affermazione piuttosto “coraggiosa”.