La banca, in mano al Mef, propone il 25% del prezzo pagato fra il 2013 e il 2015 e non riconosce le diverse sentenze emesse dall’Arbitro delle controversie finanziarie
da del 24/05/2021 13:55
di Elena Dal Maso
Le azioni della Banca Popolare di Bari, in mano al Mef attraverso il Mediocredito Centrale, valgono oggi “0,6 euro per azione circa contro 9,53 euro, il prezzo al quale erano state collocate fra il 2013 e il 2015″, spiega a milanofinanza.it Vincenzo Laudadio.
L’avvocato dell’Adusbef sta seguendo il caso dei ristori per conto dei 70.000 piccoli azionisti della Popolare pugliese assieme ad altre associazioni dei consumatori quali: Adiconsum, Assoconsum, Assoutenti Polidream, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Udicon e Unione Nazionale Consumatori.
“Abbiamo mandato alla banca una proposta di conciliazione simile a quella redatta a suo tempo nella vendita dei prodotti My Way e For You collocati dalla Banca del Salento, poi confluita in Mps. Il testo tiene conto delle caratteristiche specifiche di ogni investitore in base a parametri quali conoscenza dei mercati e capacità di investimento, per esempio”, spiega Laudadio.
A questa proposta “non è pervenuto riscontro, in seguito la banca si è rifatta viva proponendo a sua volta un tavolo di solidarietà, ovvero un indennizzo globale che non ammette, se accettato, alcuna futura rivendicazione”, prosegue il legale. La Popolare ha offerto un valore massimo di 2,38 euro per azione, ovvero il 25% del prezzo originale pagato dagli investitori retail, “valido solo per i soggetti malati, con un Isee basso o disoccupati. Persone alle quali un qualunque tribunale civile riconoscerebbe il 100% del ristoro, in quanto categorie protette”, aggiunge l’avvocato. Il plafond ipotizzato dalla banca è di 4 milioni di euro.
Un altro punto è legato all’Arbitro delle controversie finanziarie (Acf), l‘Organismo di Risoluzione Stragiudiziale delle Controversie attivo presso la Consob, “che emette ogni giorno decisioni sfavorevoli nei confronti della Popolare che non vengono eseguite dalla banca. È vero”, ammette Laudadio, “che le sentenze dell’Acf non sono esecutive, ma se un istituto aderisce al procedimento alternativo delle controversie poi dovrebbe accettarne gli esiti”.
A questo punto, le Associazioni a tutela dei consumatori pensano di “interessare l’Antitrust, che in questo caso non è lo Stato a muoversi contro lo Stato, ma nei confronti di un esercizio di attività svolta in forma privata”, riprende l‘avvocato dell’Adusbef. Secondo cui “è importante cercare assieme alla Banca una soluzione condivisa percorrendo la strada della proposta”. Quello che le associazioni chiedono è che gli investitori siano valutati ciascuno per la propria storia finanziaria, in modo da stabilire risarcimenti ad hoc.