I prezzi del petrolio scendono dopo un netto rialzo sull‘onda dell’uragano che ha costretto alla chiusura decine di pozzi petroliferi nel golfo del Messico (Equita: i titoli che beneficiano maggiormente di questa condizione, solo temporanea, sono Saras e Repsol). L‘Opec+ si riunisce mercoledì per discutere un aumento programmato di 400.000 barili al giorno della sua produzione, ma il Ministro del Petrolio del Kuwait ha detto che potrebbe essere riconsiderato.
da del 30/08/2021 ore 11:00
di Francesca Gerosa
I prezzi del petrolio scendono dopo un netto rialzo nelle prime battute della mattinata sull’onda dell’uragano Ida, violenta tempesta di categoria 4, che ha costretto alla chiusura decine di pozzi petroliferi nel golfo del Messico. Ora che l’uragano ha ridotto la sua forza il greggio Wti arretra dello 0,99% a 68,06 dollari al barile, dopo aver toccato quota 69,64 dollari, il massimo dal 6 agosto, e il Brent scivola dello 0,45% a 71,38 dollari al barile, dopo aver raggiunto 73,69 dollari, il livello più alto dal 2 agosto, in attesa, mercoledì 1° settembre, sia del dato sulle scorte settimanali di petrolio in Usa (precedente: -2,98 milioni di barili a 432,564 milioni) sia della riunione dell’Opec per discutere un ulteriore aumento della produzione.
“L’uragano Ida detterà la direzione a breve termine del petrolio”, ha detto Jeffrey Halley, analista senior di Oanda. “Se Ida si indebolisce e il suo percorso di distruzione è più basso del previsto, il rally del petrolio perderà temporaneamente slancio”. Il Brent ha guadagnato quasi il 40% quest’anno, sostenuto dai tagli all’offerta da parte dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e degli alleati, noti come Opec+, e da una certa ripresa della domanda dal crollo indotto dalla pandemia dell’anno scorso.
L’Opec+ si riunisce mercoledì per discutere un aumento programmato di 400.000 barili al giorno della sua produzione di petrolio, in quello che sarebbe un ulteriore allentamento dei tagli record fatti l’anno scorso. Domenica, però, il Ministro del Petrolio del Kuwait ha detto che l’aumento potrebbe essere riconsiderato, anche se i delegati Opec hanno detto che si aspettano che vada avanti.
Ieri l‘uragano Ida è arrivato con tutta la sua forza in Louisiana dal Golfo del Messico, colpendo la costa con venti a 150 miglia all’ora, acquazzoni torrenziali e pesanti mareggiate, con onde di diversi metri che hanno sommerso gran parte della costa. L’energia elettrica è stata interrotta nell’intera area metropolitana di New Orleans a causa di guasti su tutte e otto le linee di trasmissione che forniscono elettricità alla più grande città della Louisiana. Tanto che il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato lo Stato di Calamità Grave nel Paese.
Secondo l’US Bureau of Safety and Environmental Enforcement (BSEE) da ieri sono stati chiusi 1,74 milioni di barili al giorno di produzione di greggio (circa il 96% della produzione di petrolio del Golfo e il 15% della produzione totale degli Stati Uniti) a causa dell’uragano. Anche 850.000 barili al giorno di capacità di raffinazione della costa del Golfo degli Usa è fuori uso (circa il 45% della capacità di raffinazione degli Stati Uniti si trova in quell’area).
La Louisiana ospita quasi 1 milione di baroli al giorno di capacità di raffinazione, infrastrutture chiave per la logistica petrolifera, nonché porti e banchine che gestiscono una vasta gamma di altre materie prime. La maggior parte delle raffinerie della Louisiana ha chiuso prima dell’arrivo dell’uragano, ma l’entità dei danni e i potenziali tempi di riavvio potrebbero non essere noti per diversi giorni.
Utilizzando i precedenti Uragani come Proxy, Equita ritiene che gli effetti più rilevanti possano manifestarsi sull’espansione dei margini di raffinazione, in particolare per le benzine. La fermata e la ripartenza delle raffinerie richiedono molto più tempo rispetto agli impianti upstream offshore in mancanza di eventuali danni. In caso di danni rilevanti agli impianti downstream, ha spiegato la Sim, la capacità produttiva non rientra sul mercato in tempi brevi.
Invece, ha aggiunto Equita, l’assenza dei volumi upstream del Golfo del Messico costituisce circa il 2% dei volumi globali, sostituibile in modo “relativamente veloce” dalla capacità disponibile dell‘Opec+. Quindi, “i titoli che beneficerebbero maggiormente di questa condizione, potenzialmente solo temporanea, sono quelli maggiormente esposti al downstream come Saras e Repsol anche se la loro produzione è per circa il 50% diesel. I nostri titoli preferiti nel settore rimangono Eni, Tenaris e Galp”, ha indicato Equita che proprio oggi ha aumentato il peso di Tenaris (rating buy e target price a 11,7 euro confermati) nel suo portafoglio principale di 50bps.
Il perché è presto detto: i risultati del secondo trimestre di quest’anno e l’outlook sul terzo trimestre sono stati leggermente superiori alle attese e puntano a un graduale e continuo recupero dell’attività nei prossimi trimestri, mentre sul titolo ha pesato, a detta di Equita, la mancanza di un’indicazione puntuale sul margine per il quarto trimestre (ultimo mese titolo -2% contro +3% oil e indice Usa Oil Services +2,5%).
“Vediamo un progressivo recupero della domanda di tubi OCTG, unito a un miglioramento dei prezzi, confermato anche ad agosto, e del mix con un miglioramento della domanda a partire dal 2022, che dovrebbe guidare a una crescita dell‘ebitda nel 2022 e oltre”, ha detto Equita, stimando un tasso medio annuo di crescita (Cagr) 2021-2023 del +9% a livello di fatturato e del +15% a livello di ebitda fino a 1,51 miliardi di dollari nel 2023, del 10% sopra i livelli del 2019 e del 59% sotto i picchi del 2008.
Senza contare che il prezzo del petrolio, con il Brent tornato sopra 70 dollari al barile, migliora la visibilità sul trend di recupero del settore e di conseguenza degli utili per i prossimi anni; inoltre, il settore energy garantisce storicamente una buona protezione contro l’inflazione ed è ben posizionato in uno scenario di reopening.
” Tenaris è una società ben gestita, con una struttura finanziaria solida: vanta una cassa netta pari a 854 milioni di dollari e una presenza locale in mercati con interessanti prospettive nel settore”, ha concluso Equita, notando che il titolo tratta a 7,7-6,4 volte l’ev/ebitda 2022-2023 contro una mediana 2008-2020 di 9 volte e un rendimento del free cash flow del 7,2-8%.
Al momento il titolo Tenaris segna a Piazza Affari un +0,02% a 8,626 euro, meglio Saras in rialzo del 4,78% a 0,70 euro, Eni dello 0,36% a 10,47 euro e Saipem del 2,03% a 2,03 euro.