E’ arrivato il parere del Collegio Arbitrale che ha bocciato tutte le richieste avanzate del Gruppo Editoriale nei riguardi del Fondo Usa ch nel 2013 acquistò, per 120 milioni, i palazzi di Milano dell’azienda. Che poi nel 2018 definì la cessione ad Allianz. Operazione bloccata dal ricorso della Società. Adesso riparte la causa a New York. Sancita di fatto l’inesistenza della truffa |
da del 14/05/2021 18:55
di Andrea Montanari
Era atteso entro il 31 maggio, è arrivato oggi. Dopo due anni dall’avvio del lodo arbitrale, in seguito al ricorso presentato da Rcs Mediagroup (affiancato dai legali Sergio Erede, Francesco Mucciarelli, Laura Selvaneschi e Riccardo Bordi), relativo alla cessione avvenuta nel 2013 a favore del Fondo d’Investimento Usa Blackstone (assistito dagli avvocati Giuseppe Iannaccone, Carlo Pavesi, Francesco Gatti, Stefano Verzoni e Anna Melgrati), degli immobili di via San Marco e via Solferino di proprietà della casa editrice, oggi è arrivato l’atteso responso del Collegio della Camera arbitrale di Milano.
A soccombere, su tutta la linea, è stata la Società controllata dal 2016 da Urbano Cairo (ha ottenuto dal cda la manleva sulla vicenda) che aveva avanzato richieste risarcitorie nei confronti del colosso real estate made in Usa dopo che quest’ultimo, nel 2018, come anticipato da MF-Milano Finanza, aveva definito la vendita delle stesse proprietà al Gruppo Assicurativo Allianz che aveva offerto 250 milioni, più del doppio rispetto a quanto sborsato da Blackstone cinque anni prima, ovvero 120 milioni.
Quindi il Collegio composto dal Presidente Renato Rordorf e dagli avvocati di parte Vincenzo Mariconda e Vincenzo Roppo, che nel maggio di un anno fa si erano espressi parzialmente giudicando valida la vendita delle proprietà immobiliari definita da Rcs nell’autunno del 2013, ha sancito la regolarità dell’impianto dell’operazione di dismissione, all’epoca approvata all’unanimità dal cda del gruppo di via Rizzoli – l’offerta di Blackstone era stata giudicata nell’ottobre e nel dicembre del 2013 quella economicamente più vantaggiosa – e completata dopo un lungo processo di selezione delle offerte gestito dall’advisor Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) che aveva visto inizialmente prendere parte all’asta ben 31 soggetti interessati.
Rcs, in particolare, aveva chiesto il risarcimento del danno quantificato nella differenza di valore tra il prezzo d’acquisto del fondo, 120 milioni, e il valore che, per la casa editrice, aveva realmente il blocco immobiliare oggetto della cessione, ovvero oltre 200 milioni. Una tesi che non è stata giudicata corretta da parte del collegio arbitrale che dopo il primo pronunciamento parziale dello scorso anno aveva nominati nuovi periti, oltre a quelli di parte, per una valutazione complessiva dell’operazione di cessione e del mercato immobiliare dell’epoca.
Il capitolo finale scritto oggi con la sentenza dei tre arbitri arriva dopo un duro braccio di ferro tra le parti in causa che aveva portato Blackstone a promuovere una causa di risarcimento danni alla Suprema Corte di New York con la richiesta di una cifra vicina ai 600 milioni. Quel procedimento era stato congelato in attesa della conclusione del Lodo Rcs. Quindi ora può essere ripreso in mano dal giudice della Grande Mela.
Va sottolineato che la decisione del Collegio Arbitrale mette una pietra all’intera vicenda sul fronte italiano e che aveva portato Urbano Cairo, proprietario di Rcs dall’agosto del 2016, a gridare all’usura da parte del Fondo Real Estate americano. La recente archiviazione da parte della Procura di Milano dell’inchiesta, avviata in seguito alla denuncia di un piccolo azionista della casa editrice, e ora queste parole del Collegio Arbitrale danno ragione alla linea difensiva intrapresa da Blackstone e dalla Sgr italiana Kryalos di Paolo Bottelli, partecipata al 35% del big d’Oltreoceano, in qualità di Gestore del Fondo Immobiliare nel quale erano stati conferiti i palazzi milanesi ex Rcs.
La conclusione del Lodo arbitrale può aprire adesso nuovi scenari sul futuro assetto proprietario della Casa Editrice che nel frattempo ha deliberato l’adozione del voto maggiorato con il quale il socio Cairo Communication detiene il 65,3% di diritti di voto. Ma sul mercato circolano ipotesi di possibili interventi di nuovi investitori italiani. Rumors mai confermati fanno riferimento a Leonardo Del Vecchio e alla famiglia Pesenti, già storica azionista del gruppo ai tempi del salotto buono. Quel pool di soci che era stato sconfitto, a colpi di rilanci e controrilanci, dallo stesso Cairo cinque anni fa.
“La società, fermo restando che non condivide il giudizio dei due arbitri e che si riserva ogni valutazione e ogni diritto, sottolinea che anche dalle motivazioni del Lodo non emerge alcuna scorrettezza o mala fede di Rcs, che viceversa ha agito per la doverosa tutela del patrimonio sociale, leso dal significativo differenziale di valore con cui nel 2013 è stato venduto l’immobile”, si legge nel Comunicato diramato in serata dalla casa editrice milanese. “Il Lodo definitivo, confermando che Rcs non ha agito in modo scorretto e tantomeno temerario, rinsalda, come già quello parziale dello scorso anno, la posizione della società innanzi alla Supreme Court of the State of New York, ove i procedimenti intentati dalle controparti sono sospesi”.