La riunione, fissata per venerdì e poi spostata a stamattina, è stata ulteriormente rinviata. “Non si sa quando si fa”, dice un ministro all’Adnkronos. A pesare sono soprattutto le distanze sul superbonus 110% che Movimento 5 stelle e Forza Italia chiedono di estendere al 2023: nel Piano mancano infatti all’appello 10 miliardi. L’ipotesi è che i fondi vengano poi inseriti in legge di bilancio. L’ex premier: “È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica”
di F. Q. | 24 APRILE 2021
Inizialmente doveva svolgersi venerdì. Poi, viste le forti divisioni all’interno della maggioranza, è stato spostato a sabato mattina alle 10. Ma anche questo appuntamento è saltato. Sta diventando un giallo la riunione del Consiglio dei Ministri sul Recovery plan: all’ordine del giorno c’è un’informativa del Ministro dell’Economia Daniele Franco, propedeutica all’invio della bozza definitiva in Parlamento. “Non si sa quando si fa“, dice un Ministro all’Adnkronos, a conferma di quanto sia caotica la situazione a Palazzo Chigi. Sul tavolo ci sono diversi nodi ancora da sciogliere, a partire dal superbonus 110% che Movimento 5 stelle e Forza Italia chiedono di estendere al 2023. Se in un primo momento la proroga sembrava certa, nella tarda serata di ieri è emerso che le risorse attualmente a disposizione, invariate rispetto a quelle previste dall’ultima versione del piano scritta dal governo Conte, non sono sufficienti. Ci sono 10,26 miliardi a valere sui fondi del Next generation Eu e altri 8,2 a carico del Fondo Nazionale Complementare, per un totale di 18,4: l’estensione al 2023 ne richiederebbe altri 10.
A chiedere a gran voce di reinserire il superbonus nel Recovery è anche Giuseppe Conte: in un post su Facebook, l’ex premier scrive che “la transizione ecologica è una priorità sia per me che per il Movimento 5 Stelle. È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica. In quest’ottica, il superbonus 110% è una misura fondamentale per consentire non solo di salvaguardare il nostro Pianeta e abbattere in modo significativo le emissioni, ma anche per permettere a milioni di famiglie di risparmiare sui costi dell’energia e di rendere più sicure le proprie case sul piano antisismico“. Conte ricorda poi che grazie al superbonus “si stanno creando migliaia di posti di lavoro con cantieri diffusi su tutto il territorio”. La sua presenza nel Pnrr è quindi “essenziale“.
“Non possiamo permetterci di creare incertezza sul futuro di questa misura”, aggiunge il leader in pectore del Movimento. Anche perché “il Parlamento si è espresso in modo chiaro e compatto sulla necessità di prorogare il superbonus almeno fino al 2023 a tutti i soggetti e a tutte le tipologie di edifici. Tutte le categorie produttive lo ritengono fondamentale per risollevare il settore dell’edilizia e dare certezza agli investimenti. Questo Governo ha abbracciato la svolta della transizione ecologica e per questo bisogna essere conseguenti. La misura del superbonus va prorogata fino al 2023 e, anzi, è necessario intervenire per renderla ancora più semplificata. Occorrono segnali politici forti e chiari“.
Un assist arriva anche dall’Abi – Associazione Bancaria Italiana – secondo cui “la certezza del diritto, la massima semplicità possibile e la stabilità, almeno fino al 2023, delle misure messe in campo sono fondamentali per consentire di sviluppare adeguati programmi di investimento in questa materia che è intrinsecamente complessa”. In una nota, il presidente Antonio Patuelli e il dg Giovanni Sabatini chiedono alle Istituzioni italiane che nelle misure di attuazione del Recovery Plan siano contemplate fino al 2023 le misure relative al potenziamento al 110% per l’ecobonus e il sismabonus che rappresentano un “determinante incentivo alla ripresa di importanti filiere della nostra economia”.
In queste ore si sta quindi lavorando intensamente per arrivare a un accordo. L’ipotesi, avanzata dal Mef alle forze di maggioranza, è che la proroga venga inserita in un secondo momento, cioè nella prossima legge di bilancio. È in questa direzione che va letta la telefonata avvenuta tra la Ministra Maria Stella Gelmini e il collega del Mef Daniele Franco. L’esponente di Forza Italia ha chiesto delle garanzie a nome del suo partito: Franco ha quindi assicurato che le risorse per il 2023 saranno indicate in manovra. Non solo. Mario Draghi, a quanto si apprende, dovrebbe dedicare un passaggio in Aula – nell’informativa che terrà lunedì e martedì – proprio su questo, offrendo rassicurazioni in tal senso. I 5 stelle chiedono infatti un “segnale inequivocabile” da parte del Premier.
Un altro tema che sta alimentando le tensioni è quello della governance del Piano di ripresa e resilienza.
Draghi punta infatti a creare una cabina di regia affidata a Palazzo Chigi con il contributo dei soli ministri competenti, che però sono perlopiù di area tecnica. I partiti temono quindi restare tagliati fuori dalla gestione dei fondi europei. Divisioni anche su quota 100 – che la Lega punta a mantenere nell’ambito di una più ampia riforma pensionistica – sul fisco, sulle liberalizzazioni. “Credo ci siano correttivi da apportare riguardo la politica industriale e la rigenerazione urbana”, dice ancora il coordinatore di Fi Antonio Tajani. “I fondi destinati al Sud non devono essere inferiori al 40%”. Il problema, però, è che il tempo per le trattative sta finendo: l’esecutivo puntava a dare una prima bollinatura al Recovery entro il weekend, in modo tale da inviare il testo alle Camere e dare un minimo di tempo ai parlamentari per avanzare eventuali modifiche. Ma al momento non è chiaro se la riunione si terrà più avanti nella giornata o se verrà spostata a domani.
Dopo il passaggio in Parlamento è poi previsto un ultimo via libera in Consiglio dei Ministri. La partita va infatti chiusa entro il 30 aprile, quando la versione definitiva del Piano dovrà essere spedita all’Unione Europea. Pena uno slittamento nell’invio delle prime risorse per risollevare il Paese dalla crisi causata dal Covid.