lunedì, Aprile 26, 2021

Recovery, oggi Draghi alla Camera: dall’assunzione dei giovani ai fermenti sul Superbonus. “L’Italia deve crescere”

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza arriva in aula. Mercoledì sarà la volta del Senato. Ok da Bruxelles. Quota 100 e la necessità di una riforma delle pensioni. La proroga del Superbonus edilizio. Fassina: “Pnrr diverso da quello di marzo”

                    (foto ANSA)

TiscaliNews

Il premier Draghi andrà oggi alla Camera per illustrare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato dal Consiglio dei ministri, mentre mercoledì pomeriggio è previsto il passaggio al Senato.

La necessità della crescita

Il via libera parlamentare non sembra in discussione, vista la larghissima maggioranza su cui può contare Draghi. Ma il discorso del premier è ugualmente atteso. E il capo dell’esecutivo, spiegano fonti di governo, farà innanzitutto appello alla “filosofia di fondo” che innerva le 337 pagine del Pnrr: la sfida è fare in modo che una volta sconfitta la pandemia l’Italia torni a crescere.

E’ una sfida, invero, sulla quale anche a Bruxelles, fino al Cdm di sabato notte, nutrivano qualche dubbio. Il Pnrr è, come spiega Palazzo Chigi, un piano epocale e, si sa, spesso l’Italia – complice un’endemica instabilità dei suoi governi – non è riuscita a mantenere le promesse. Anche per questo Draghi, garante numero uno della buona riuscita del piano di fronte alla commissione Ue e a Ursula von Der Leyen, dovrà procedere a tappe forzate per le prime attuazioni delle macro-riforme previste nel Recovery italiano. L’ex governatore della Bce non ha tutto il tempo che vuole: nella primavera del 2023, al massimo, il suo mandato a Palazzo Chigi terminerà. E a Bruxelles il dato non è passato certo inosservato. C’è, inoltre, la questione della prima tranche di fondi Ue – oltre venti miliardi – che l’Italia punta ad ottenere a luglio. Roma, rispetto ad altre capitali europee, non è particolarmente indietro. Ma Draghi, tassativamente, ha intenzione di inviare a Bruxelles il Pnrr il 30 aprile, sebbene la data non sia obbligatoria. L’Italia deve essere e sarà all’altezza del Recovery, rispettando i parametri europei, è uno dei punti che potrebbero essere rimarcati nel discorso del premier in Aula.

Il sì definitivo

Il Consiglio dei ministri per il sì definitivo al Pnrr, secondo fonti di governo, potrebbe cadere giovedì. E, nella stessa riunione non è escluso che Draghi affronti l’altro dossier caldissimi di fine aprile: il decreto imprese chiamato a dare i nuovi sostegni alle attività chiuse dalle restrizioni anti-Covid. Decreto che, nella maggioranza, potrebbe innescare ulteriori tensioni dopo lo strappo della Lega nel Cdm sullultimo provvedimento anti-Covid.

Le sortite di Salvini e il pressing di Meloni

Su aperture e gestione della pandemia la maggioranza fibrilla, le sortite di Matteo Salvini chiamano il Pd quasi ad un aut-aut rispetto alla Lega e il pressing di Giorgia Meloni non si attenua. Non a caso, oltre all’Odg presentato da Fdi contro il coprifuoco – che sarà votato martedì – il 28 aprile il Senato sarà chiamato a discutere la mozione di sfiducia presentata da Meloni contro il ministro Roberto Speranza. Del resto, anche sul Recovery l’opposizione di Fdi è netta.

            ANSA/RICCARDO ANTIMIANI (Meloni, Salvini e Tajani)

Nel mirino, i tempi strettissimi in cui le Camere dovranno leggere e votare il Pnrr. “Al capo dello Stato sta bene così? Fratelli d’Italia non sarà complice di questo scempio”, sbotta Meloni. Critiche, le sue, condivise anche da Stefano Fassina di Leu. “E’ un Pnrr diverso da quello votato a marzo, le Camere sono rimaste al buio”.

La mozione di maggioranza

In mattinata, prima delle comunicazioni di Draghi previste alle 16, toccherà invece alla maggioranza forgiare la mozione con cui dire sì al Piano. Possibile che ci sia anche una riunione ad hoc. Sarà un lavoro certosino, in cui ogni partito rivendicherà i “propri” pilastri nel Recovery. Ma è nei primi decreti attuativi, a partire da quello sulla governance, che la strategia di Draghi dovrà vedersela con una maggioranza spuria come quella che lo sostiene.

I PUNTI principali in discussione.

Come anticipato in questi giorni c’è la clausola per l’occupazione di donne e giovani chiesta dal Pd nella nuova bozza del Recovery plan, esaminata dal Consiglio dei ministri.

Include inoltre maggiori dettagli sulle riforme (per il fisco una delega entro luglio). Non c’è più, invece, il riferimento a Quota 100 (che in ogni caso per ora si chiude a fine 2021 con la fine della sperimentazione). Per donne e giovani ci saranno nei bandi di gara specifiche clausole dirette a “condizionare l’esecuzione dei progetti” alla loro assunzione.

             Giuseppe Conte (Foto Ansa)

A proposito del Superbonus

Si sigla anche la pace sul Superbonus, con l’impegno del ministro dell’Economia, Daniele Franco, a valutare la proroga al 2023 a settembre con la manovra, quando il quadro sull’utilizzo dell’incentivo sarà più chiaro e si capirà anche se serviranno davvero risorse in più. Il Piano resta bloccato per tutto il giorno tra tensioni dei partiti sul Superbonus e rilievi degli uffici di Bruxelles.

Il sistema pensionistico dopo Quota 100

I partiti sono sempre più in fibrillazione: si diffondono i malumori, per quell’accenno a Quota 100 che non sarà rinnovata, per lo schema della governance ancora da definire sul fronte della ‘regia politica’. Ma anche per la lista delle cose che mancano. L’opposizione si inserisce e parla di “democrazia sospesa”. Una questione fondamentale, su cui i sindacati chiedono a gran voce un tavolo, è quella della riforma del sistema pensionistico. Con la scadenza di Quota 100 infatti si tornerà altrimenti alle regole della contestata legge Fornero, con il formarsi di uno scalone di 5 anni. Ci si aspetta quindi una nuova normativa orientata a più flessibilità in uscita per i lavoratori.

Le richieste dei partiti

Il Pd, torna a sottolineare il segretario Enrico Letta, chiede che ci sia un vincolo chiaro, nei contratti di appalto per i progetti del Recovery, che garantisca più occupazione per donne e giovani. Per Forza Italia servono inoltre  “correttivi su politica industriale, rigenerazione urbana, fondi per il Sud” che non devono essere “meno del 40%”, come chiarisce il coordinatore, Antonio Tajani.

Il partito di Silvio Berlusconi si è affiancato al Movimento 5 Stelle anche nella battaglia più dura, quella sul Superbonus. Più moderato su questo dossier – al contrario di quello sulle aperture – il profilo che assume la Lega, che pure chiede di proseguire. Sulla proroga dell’incentivo al 110% per le ristrutturazioni green e antisismiche la bozza del Recovery è ambigua, si parla di una proroga della misura introdotta a maggio scorso con il decreto Rilancio “dal 2021 al 2023” ma le risorse – in tutto 18,5 miliardi tra Recovery e fondo extra – sono le stesse già previste dal vecchio piano di gennaio che però, di fatto, contemplava le estensioni già introdotte con la legge di Bilancio (scadenza a giugno 2022, per i condomini a fine del prossimo anno e allungamento fino a giugno 2023 solo per le case popolari). Lo reclamano i costruttori, le imprese, le banche, lo chiedono anche i Dem (“è una misura rivoluzionaria” dice anche Nicola Zingaretti).

insorge il Movimento, cui non bastano le rassicurazioni che le risorse per arrivare al 2023 – se ne serviranno altre – saranno indicate con la prossima manovra, in autunno, date dal ministro dell’Economia Daniele Franco alla collega Mariastella Gelmini, come filtra da Fi. I 5S chiedono garanzie “nero su bianco” e “un segnale inequivocabile” direttamente da parte di Draghi. Perché si tratta di “un punto essenziale”, come lo definisce l’ex premier Giuseppe Conte che, per la prima volta, interviene su un tema di governo da leader del M5S.

              ANSA/GIORGIO ONORATI  (Andrea Speranza Ministro del Lavoro)

Orlando: “Pregiudizi sull’Italia”

Parla di pregiudizi sull’Italia a Bruxelles il ministro del Lavoro Andrea Orlando in un’intervista al Corriere della Sera, ma ritiene che Palazzo Chigi abbia dato all’Europa tutte le garanzie e, “se pure partiti in ritardo”, è ottimista sull’arrivo già a luglio dei primi miliardi del Recovery. «Siamo l’unico Paese che ha dovuto affrontare un passaggio così delicato nel pieno di una crisi di governo – ha detto Orlando in merito al motivo per cui si è arrivati alla ‘prova di forza’ con l’Ue -. Prima per l’instabilità del Conte bis e poi per la caduta dell’esecutivo, abbiamo dovuto interrompere il lavoro di preparazione del Pnrr. La crisi, come avvertivamo in quei giorni, non è certo una cosa utile». Il ministro dem spiega che sul Recovery «c’è stata una riscrittura profonda, per offrire una risposta più articolata e compiuta». «La figura e il prestigio di Draghi ci aiutano, ma non cancellano da soli i pregiudizi anti-italiani radicati negli anni e i limiti strutturali del Paese» ha aggiunto Orlando che appare ottimista: «Se rispettiamo la tabella di marcia siamo nelle condizioni di cogliere l’obiettivo di luglio» ha sottolineato. Mentre sul nodo del superbonus ha precisato: «Mi pare non ci sia stata una divisione tra le forze politiche, poiché tutti riteniamo importante quell’obiettivo. Si trattava di trovare meccanismi tecnici per realizzare uno strumento che sta funzionando e grazie all’attività del ministro Franco il nodo è stato sciolto»

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